Il fascismo è ORA

care e cari, vi giro queste riflessioni che a me sembrano MOLTO ATTUALI (a voi no? leggete e ditemi).

L’Italia sta marcendo in un benessere che è egoismo, stupidità, incultura, pettegolezzo, moralismo, coazione, conformismo: prestarsi in qualche modo a contribuire a questa marcescenza è, ora, il fascismo. Essere laici, liberali, non significa nulla, quando manca quella forza morale che riesca a vincere la tentazione di essere partecipi a un mondo che apparentemente funziona, con le sue leggi allettanti e crudeli. Non occorre essere forti per affrontare il fascismo nelle sue forme pazzesche e ridicole: occorre essere fortissimi per affrontare il fascismo come normalità, come codificazione, direi allegra, mondana, socialmente eletta, del fondo brutalmente egoista di una società.

Non esiste solo il potere che si esercita nelle decisioni, ma anche un potere meno visibile che consiste nel fatto che certe decisioni non sono neanche proposte, perché difficili da gestire o perché metterebbero in questione interessi molto stabili.

La grande differenza tra i valori proclamati e i valori reali della società, l’omologazione, fanno pensare veramente a una società totalitaria. Quello che importerà nel futuro sarà il comportamento della più grande forza mai conosciuta: la massa omologata dei consumatori, la stragrande maggioranza degli esseri umani, non più l’ingegno delle élites culturali o l’attività dei politici.

L’identikit di questo volto ancora bianco del nuovo Potere attribuisce vagamente ad esso dei tratti “moderati”, dovuti alla tolleranza e a un’ideologia edonistica perfettamente auto-sufficiente; ma anche dei tratti feroci e sostanzialmente repressivi: la tolleranza è, infatti, falsa, perché in realtà nessun uomo ha mai dovuto essere tanto normale e conformista come il consumatore; e quanto all’edonismo, esso nasconde evidentemente una decisione a preordinare tutto con una spietatezza che la storia non ha mai conosciuto. Dunque questo nuovo Potere non ancora rappresentato da nessuno e dovuto a una «mutazione» della classe dominante, è in realtà – se proprio vogliamo conservare la vecchia terminologia – una forma “totale” di fascismo. Ma questo Potere ha anche “omologato” culturalmente l’Italia: si tratta dunque di una omologazione repressiva, pur se ottenuta attraverso l’imposizione dell’edonismo e della joie de vivre.

Una visione apocalittica, certamente, la mia. Ma se accanto ad essa e all’angoscia che la produce, non vi fosse in me anche un elemento di ottimismo, il pensiero cioè che esiste la possibilità di lottare contro tutto questo, semplicemente non sarei qui, tra voi, a parlare.

Allora, che ne dite? Siete d’accordo o no? Prima di proseguire la lettura fate una piccola riflessione sul testo, se vi convince, se magari la crisi (arriva piano o galoppa?) cambierà qualcosa o molto, se l’edonismo sta per trasformarsi in angoscia per i più e potere assoluto per pochissimi.

Fatto?

Ci avete pensato su 30 secondi? Facciamo 45?

Vabbuono, ora riprendete a leggere

SE TROVATE QUESTE mie preoccupate RIFLESSIONI molto ATTUALI …. dovete sapere che furono scritte nel 1962 (!) e neppure sono mie o di qualche amica/o ma di Pierpaolo Pasolini (aggiungo che Giorgio è stato così bravo da verificare che sono rintracciabili nell’antologia “Pagine corsare”).

Forse Pasolini aveva capito, nel  lontanissimo1962, molte più cose di quanto vediamo oggi

Tolgo il forse.

Qualcosa (è ovvio) è cambiato rispetto a quell’analisi-intuizione: il nuovo Potere non ha più un volto “bianco” (in formazione come i baccelloni in cantina, per usare la metafora del vecchio libro-film “L’invasione degli ultracorpi”): ora si è incarnato soprattutto in Berlusconi e nella Lega; ma per il resto cambierei pochissimo, quasi nulla nella “profezia” di Pasolini.

Esisteva però – come lui scrisse – la possibilità di LOTTARE e lo si fece (in un crescendo appassionante) dal 1967 in poi), con efficacia; conquistando molte persone a un altro modo di vivere, a un radicale progetto di sovversione che – come è giusto sia- partiva anche dal quotidiano, dal “personale”. Poi alla lunga quel movimento fu sconfitto e il nuovo fascismo omologante, « il fondo brutalmente egoista di una società» riemersero: ora il primo è lì nel governo, in gran parte delle opposizioni mentre il secondo trionfa soprattutto nelle teste di tante/i di noi, nei nostri stili di vita, nella merce che alimenta i nostri polmoni, forma le nostre idee, ci comanda.

R-esiste la possibilità di lottare?

Io penso di sì…. altrimenti (rubo la battuta a Ppp) “non sarei qui, fra voi, a parlare”.

Che mi dite?

Quando due giorni fa ho fatto girare (nella mia piccola lista amical-privata che si chiama, in omaggio a Coltrane, “My favorite things”) le prime reazioni sono state interessanti e assai diverse. Spero che Enrico e Giorgio interverranno qui sul blog; nel frattempo Marina mi autorizza a incollare il suo messaggio.

Ce n’est qu’un debout, continuons le debat (e anche “le combat” mi auguro).

db

Redazione
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6 commenti

  • Sono d’accordo sulla “attualità”, intanto. Il motivo è che quando scrive un grande (che non sia un puro “politico” ma un libero pensatore), ciò che scrive è sempre attuale (Seneca, non è forse “attuale”, Aristofane, Rabelais, Montaigne…?).
    C’è un’altra cosa “attuale”: il contesto, e questo può sembrare paradossale. Non è quello politico sociale contingente ma la società nel suo divenire, gli uomini che stanno nel mondo, il mondo, che è “sempre uguale sempre quello”. Dunque la riflessione vale anche per l’epoca della Repubblica di Pericle, per quella di Lorenzo il Magnifico, e così via.
    Invece, non è attuale sulla contingenza politica (cioè il “contesto della attualità politica”) salvo voler dire che la situazione economico-sociale del 1962 è esattamente la stessa di quella del 2010. Non credo che ci sia al mondo una persona intellettualmente onesta che – salvo gli ovvi paragoni “universali” – pensi che nel 2010 la situazione economico sociale sia così poco positiva come quella del 1962 quando il c.d. “boom” stava appena iniziando e la disoccupazione e la disorganizzazione del welfare erano dati davvero negativi (anche se “in movimento”), MOLTO PIU’ negativi di quelli di adesso.
    Malgrado questo, il grandissimo Pasolini, sicuramente uno dei liberi pensatori italiani più importanti del Novecento, ottimo scrittore, ottimo regista, dice che “L’Italia sta marcendo nel benessere…” Vale a dire sta dicendo che la situazione economico-sociale non è affatto drammatica, anzi c’è il benessere!
    Infatti, poichè lui non è un politico (e direi che non è neanche ideologico), non se la prende con lo stato miserabile in cui versa la nazione, i lavoratori e la maggioranza degli uomini onesti, ma con l’incontrario… se la prende col “benessere” per trarre considerazioni non propriamente “politiche” ma, direi, metapolitiche, filosofiche, paradossali e certo universali: l’uomo con la pancia piena diventa egoista e superficiale. Pasolini non si chiede neppure il perchè, ma dice che in questo egoismo, in questo “qualunquismo”, nel menefreghismo per tutto ciò che è pubblico, sta e si giustifica – e qui il discorso torna a farsi più “politico” – quell’atteggiamento, condiviso dalla maggioranza silenziosa e dai governanti che l’assecondano, che si chiama “fascismo”.
    Bene, io sono d’accordo con queste considerazioni di Pasolini ma solo con queste. Non si può, infatti, partire da queste per utilizzarle come base per una critica politica (“da sinistra”) nella situazione odierna che non ha quasi nulla a che fare con quella del 1962.
    Il c.d. “benessere”, questa è la base da cui bisogna partire ma per dire cosa, che… non è di sinistra? O per dire che è un “falso”, o che comunque nel mondo sono in pochi ad averlo raggiunto a causa dei pochissimi che credono di averlo e si battono (chiudendo le frontiere) per mantenerselo?
    Ecco, questi sono i veri spunti di riflessione che può indurre oggi il testo – certo molto attuale – di Pasolini ma starei molto attento a crticare in un programma politico il “benessere”: perchè il rischio che l’avversario se ne approfitti è senz’altro grande (Berlusconi docet, i “comunisti” pure).

  • r-esistere si può e si deve, citando me stessa “ognuno col suo granello di sabbia” che unito ad altri può formare un macigno o da solo può grippare anche un meccanismo sofisticato.
    consumismo e manipolazione delle coscienze stanno producendo una diffusa insicurezza.
    se apparentemente il “benesssere” è più a portata di mano in realtà il male di vivere e soprattutto l’incapacità di progettare un futuro dai tempi molto più concitati è l’ombra che cala su sempre più persone.
    negli ultimi anni abbiamo registrato la fiera degli egoismi, i frutti bacati avveleneranno a lungo
    🙂

  • Ho ricevuto da Marina (marinamazzolani@alice.it) questo msg

    visto che chiedi cosa ne pensiamo…
    ecco la mia risposta,
    che credo la dica lunga su quanto sia d’accordo con il Nostro e sulla necessità (a volte perfino dolorosa) che ho, ancora, delle sue analisi, della sua intelligenza, della lucidità della sua visione, premonitrice perché troppo profonda, e, ovviamente, troppo scomoda da accettare.
    In questo tempo un po’ particolare, per me, le cose non finiscono di lasciare la mia casa.
    E quando sono i libri a prendere la porta, vorrei istintivamente oppormi con il mio corpo stesso.
    Ma naturalmente non lo faccio.
    Però l’altro giorno si è preteso di separarmi dagli “Scritti corsari” di Pasolini.
    La nostra lontananza non è durata più di 12 ore.
    Ora stanno al loro posto, sul solito scaffale.
    E la nuova edizione è di un bel rosso fiammante.
    MM

  • ginodicostanzo

    Oggi il fascismo occulto di cui scriveva pasolini è intriso anche di “normale” cultura mafiosa, essendo il nostro attuale potere istituzionale prodotto diretto di quella cultura socio-economica. I modi peculiari delle relazioni mafiose sono ormai accettati dalla società, sono ovvi, banali. Questa deriva forse non è stata prevista nemmeno dalla grande, profetica intelligenza di Pasolini…
    Ti manderò un pezzo con le mie riflessioni su quest’argomento, appena lo porto a termine.

  • Forse il vero problema è che a restistere si impara e si disimpara. L’uomo è un soggetto al contempo straordinariamente adattabile e straordinariamente rivoluzionario; le due opzioni però non sono date per natura. I processi educativi che portano al conformismo e quelli che portano alla resistenza sono da approfondire, anche nella loro interrelazione (quando Pasolini parlava di “fascismo di sinistra” e di “Bologna città comunista e opiulenta” si riferiva a quel conformismo della/nella rivolta e della/nella sinistra che sembra così attuale). Per questo parlo da qualche anno di “pedagogia della resistenza”: ci lamentiamo che gli italiani sono silenziosi, complici, ottusi (generalizzando un bel po’ perché per fortuna c’è molto di ribelle, non allineato, resistente nel nostro Paese): ma riflettiamo su quanto tempo, spazio e soldi sono stati investiti per renderli tali, a suon di trasmissioni TV stupide, campagne acquisti del Milan, priapismo del Silvio esibito come trofeo, arroganza, urla, sgarbi-ferrara-mussolina ecc.; e su quanto poco è stato invece investito per educare alla resistenza, al dissenso, alla critica. Consiglio a tutti per esempio la lettura della rivista “école”: una rivista che dalla “padana” Como riesce in ogni numero a dare risposte concrete al desiderio di resistenza e a regalare pratiche di pensiero critico a scuola e fuori (coecole@tin.it). Io curerò da ottobre la mini-rubrica intitolata “Come si diventa Silvio”, che cercherà di indagare sulla pedagogia berlsuconiana che ha ridotto gli italiani come gli italiani desideravano essere ridotti…Resistere è un risultato di pratiche educative, nessuno nasce resistente. Se i nostri figli lo saranno dipende in gran parte da noi; e, ne sono assolutamente convinto, dipende molto più dall’esempio quotidiano che sappiamo offire loro che da qualche sciocco palinsesto televisivo. E la TV ha un tasto con scritto “OFF”

  • Giorgio Chelidonio

    C’é un testo del 1975 di Ivan della Mea, dal titolo: “Compagno ti conosco”, consultabile sul sito:

    http://utenti.multimania.it/laltraitalia/Testi/NuovaCanzonePolitica/DellaMea/CompagnoTiConosco.htm#a)

    Mi pare una riflessione critica musicata, ricca di spunti attuali allora ed ancor più adesso. Particolarmente incisiva mi pare questa frase:

    “E ha scoperto che tutto il male
    può diventare scienza
    e che la noia e che la morte
    son diventati scienza
    l’alienazione lo sfruttamento
    son diventati scienza
    e che il potere e che il fascismo
    sono la vera scienza.”

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