Il figlio di Saul – László Nemes
di Francesco Masala
László Nemes ha lavorato con Bela Tarr, e di sicuro non gli ha fatto male; dopo ha cominciato a dirigere (qui il suo primo cortometraggio, dove si inizia con le immagini sfocate e poi la terribile sorpresa finale, e la banalità del male) e Il figlio di Saul è il suo primo lungometraggio.
il Talmud recita :”Chi salva una vita salva il mondo intero”, ma per Saul basterebbe riuscire a seppellire il cadavere di un ragazzino, se sei un sonderkommando ti accontenti di poco.
è un’ossessione che non ti molla più, tutto accade in poche ore.
il film ti cattura, tu sei gli occhi di Saul, lo segui sempre, non puoi scappare fino alla fine, e di sicuro la poltrona del cinema non sarà abbastanza comoda.
pare che il regista abbia trovato ispirazione guardando “Va’ e vedi”, grandissimo film di Elem Klimov del 1985 (guardatelo, se non l’avete mai fatto, non ve ne pentirete).
a me ha ricordato La zona grigia, film enorme di Tim Blake Nelson, dove i sonderkommando soffrono il loro destino, in apnea, ma cercano, anche lì, una redenzione (cercate anche questo, si soffre di sicuro, ma, come il film di Klimov e Il figlio di Saul è grande cinema).
Il figlio di Saul ha vinto il Gran Premio della Giuria all’ultimo festival di Cannes ed è candidato all’Oscar per il miglior film straniero.
il film si trova addirittura in 50-60 sale, non perdetevelo al cinema, non è film da salotto.
http://markx7.blogspot.it/2016/01/il-figlio-di-saul-laszlo-nemes.html
(qui una pagina molto interessante)