Il fiume della vita di Philip Farmer

Qualcuno ricorderà un famoso sketch di Roberto Benigni: il giorno del giudizio universale si risvegliano vicini un faraone e un terzino della Sampdoria, cos’avranno mai da dirsi? Molti anni prima, nel 1971, lo scrittore statunitense Philip Josè Farmer con «Il fiume della vita» osò resuscitare tutti (o almeno 36 miliardi di persone di ogni epoca) e lasciarli senza spiegazioni teologiche o d’altro tipo lungo un fiume.

Il romanzo ebbe un tale successo che Farmer offrì 4 seguiti, tutti egualmente riusciti, che ora Fanucci ristampa in edizione economica: anche chi non è appassionato di fantascienza (o di resurrezioni) dovrebbe averli in biblioteca. Nel primo della serie Richard Francis Burton muore, nel 1862, e si ritrova a galleggiare nell’aria – anzi, nel nulla – in mezzo a milioni di corpi dormienti per poi precipitare e perdere coscienza. Al risveglio è circondato di gente da ogni tipo: da Goering a Tullio Ostilio, da un extraterrestre al primitivo (anzi sub-umano) Kazz. Uomini e donne tornati giovani e nel pieno delle forze. Mescolati senza un criterio. I più sono cattivi come nelle vite precedenti. Qualcuno pensa di essere in un Purgatorio (o un Inferno) diverso da quello previsto. Altri si chiedono se sono “gli originali” oppure copie, registrazioni perfette che esseri occulti o una divinità burlona hanno ricreato per un esperimento. Il cibo arriva attraverso strani funghi di pietra che forniscono anche sigari e una narco-gomma assai potente. Si può far sesso ma senza generare; se si muore si rinasce. Nessuna spiegazione. Quel fiume, lungo 30 mila chilometri è un giocattolo o porta a qualche verità? E quando Burton si suicida (per sottrarsi a una trama non gradita e per non farsi catturare da esseri ignoti che sembrano temerlo) come mai si risveglia sempre vicino a Goering?

Questi gli altri volumi della serie (ognuno a 9,90 euri)

«Alle sorgenti del fiume»: 270 pagine; traduzione di Gabriele Tamburini

«Il grande disegno»: 510 pagine; traduzione di Roberta Rambelli

«Il labirinto magico»: 430 pagine; traduzione di Roberta Rambelli

«Gli dèi del fiume»: 372 pagine, traduzione di Giampaolo Cossato e Sandro Sandrelli

NOTARELLA

Di solito il mercoledì qui c’è un doppio post di Mauro Antonio Miglieriolo ma oggi uno è saltato, così subentro io, Questa mia recensione è uscita – al solito: parola più, parola meno – il 2 marzo sul supplemento libri del quotidiano «L’Unione sarda». Chi ama Farmer sa che è capace di sfornare battute memorabili quasi a ogni pagina. Nel secondo volume segnalo la ormai celeberrima: «hai mai incontrato te stesso girando l’angolo?». (db)

 

Redazione
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