Il funerale dell’obbiettività – di Mark Adin

Si sono svolte sotto l’attenzione pelosissima dei Media le esequie a Prospero Gallinari, brigatista che partecipò al sequestro Moro, con strazio di ogni libera informazione e schifo di ogni benpensante. Ma come? Mille persone, sotto la neve, al gelo, si sono recate in un paesino emiliano per accompagnare alla tomba un uomo da non nominare, le cui imprese sono da esecrare e sul quale si pretende soltanto il silenzio e l’oblio, l’arcimeritata damnatio memoriae?

Credo non ci sia stato alcun mezzo di informazione che non si sia preso il compito di condividere con gli altri il coro di stupefazione e contrarietà a fronte della partecipazione di tanta gente al funerale di un uomo. Immagino che non siano molti i feretri seguiti da un migliaio di persone. E’ questo lo scandalo?

Si è cantata e fischiata l’Internazionale, sotto la direzione artistica di Oreste Scalzone: Sono forse stati stonati? Sono incorsi in una multa della SIAE? Come colonna sonora sarebbe stato meglio “Il pulcino Pio”?

E chi era costui, il direttore, il maestro di musica, anzi il cattivo maestro?  Scalzone era il leader, oggi diremmo, della Sinistra Antagonista di tanti anni fa. Una carriera partita prendendo sulla schiena una panca, facente parte di un arredo universitario, gettata rovinosamente dall’alto da studenti fascisti, che gli procurò un danno fisico permanente, per poi espatriare clandestinamente, anni e anni dopo quell’episodio, si dice sulla barca a vela di Gian Maria Volontè, attore e militante, verso la Corsica. In seguito fu rifugiato per anni a Parigi.

Faceva parte dei cantori dell’Internazionale anche il capo dei capi, Renato Curcio, e alcuni altri ex guerriglieri, innominabili e doverosamente invisibili. Hanno trasgredito e si sono ritrovati alla luce del sole alla barella del morto, dell’amico e compagno, morto da detenuto e non da persona libera. “Gallo” era infatti ancora ai domiciliari a causa delle cattive condizioni di salute, aveva il cuore malato, e infatti il cuore ha ceduto.

Forse è scandaloso notare che un manipolo di ex guerriglieri con problemi alla prostata e afflitti da reumatismi, provati dalle lunghe detenzioni, dai capelli ormai bianchi, isolati socialmente, si siano accompagnati in questa ferale occasione, nonostante l’inverno e il maltempo, a un migliaio di sconosciuti, in parte giovani, che hanno fatto salire la pressione ai reporter da operetta. Hanno bofonchiato, nel loro linguaggio colpevolmente allusivo e insinuante, che il fatto contraddice l’etichetta del politically correct.  Forse qui è il problema. Leggiamo che le diverse centinaia di partecipanti appartiene ai No Tav e ai Centri Sociali. E mi pareva! E gli Anarco-Insurrezionalisti? Ci saranno stati di sicuro anche loro, come no.

Hanno seguito la mesta cerimonia anche due esponenti del Partito della Rifondazione Comunista, prontamente ripresi dalla loro segreteria, che sono stati oggetto degli strali dei loro momentanei alleati nella competizione elettorale: l’Italia Dei Valori di Di Pietro  che fu anche di Scilipoti e De Gregorio. Non si fa.  Non si seguono cortei funebri cantando l’Internazionale.  “Pietà l’è morta”.

Pensando a tali fatti, mi vengono in mente un paio di argomenti: il primo è che, se si volesse davvero andare in fondo alle cose per capire, per scrivere una pagina della nostra Storia così da poterla finalmente girare, la prima condizione dovrebbe essere quella di poterne parlare. Se volessimo arrivare davvero a una verità, dopo 35/40 anni, bisognerebbe rinunciare a questi atteggiamenti e dovremmo arrivare a una vera amnistia per le persone allora coinvolte, unitamente all’abbandono di ogni sentimento di vendetta. E’ stato fatto a caldo, nel primo dopoguerra, per i fascisti e i collaborazionisti, chissà perché non si può fare, a bocce ormai ferme, per gli ex brigatisti.

La seconda è che appare profondamente ingiusto e squilibrato che sia concesso, sempre ai fascisti, che provocarono danni ben peggiori al nostro Paese, di celebrare in ogni momento vere e proprie commemorazioni che offendono la coscienza civile. Non mancano poi i funerali di qualche nostalgico o peggio, sui quali nessuno ha niente da eccepire: i saluti a braccio teso e  gli Inni del fascio davanti alle bare, i labari le divise gli applausi e gli slogan, quello va tutto bene.  Nonostante la Costituzione.

Se Giusva Fioravanti rilascia interviste nei bar di Bologna, ovviamente da vivo, non vedo lo scandalo di Prospero Gallinari che viene portato a spalla, da morto, dai suoi compagni.

La stagione della guerriglia (leggi terrorismo) è da chiudere perché possa essere davvero superata una fase cruciale della nostra storia, che ancora brucia: con l’amnistia da una parte e la collaborazione nel fornire le notizie che ancora necessitano dall’altra, ammesso che ce ne siano. Ma forse c’è qualcuno che ha paura della verità.

Non vorrei che il motivo vero di tanta polemica e il violento bisogno di assurde censure sia la mancanza di volontà nel guardare in faccia la realtà. Non parlare della guerriglia, rimuovere il problema, non fare chiarezza, temo sia uno dei modi migliori per farla rivivere.

Mark Adin

Redazione
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9 commenti

  • ottimo articolo. Fu una piccola guerra civile, ha detto qualcuno, e io sono d’accordo. Tecnicamente, non erano terroristi, non mettevano bombe sui treni, nelle piazze, o nelle banche, non terrorizzavano la gente comune. Quelli sono stati protetti dallo stato, e rimasti impuniti.

  • la complicità DC-PCI anche e soprattutto nella repressione violenta e nelle torture è un argomento ancora tabù …

  • l’altra sera, a vedere Riotta al tg1, colla faccia verde, parlare di “spettacolo indegno”… pensavo di scriver qualcosa. Ci ha pensato Mark. Che è più capace. Non ho nulla da aggiungere, condivido su fb, come accade spesso coi pugillares che capisco…

  • Bravo Mark!! nulla da eccepire, concordo su tutta la linea. Jacum

  • ottimo. ieri sera si è accennato alla questione in un dibattito televisivo, prontamente è apparso lo sms di un benpensante che, credendo di dire chissachè, comunicava che lui ricordava aldo moro e non prospero gallinari. mi ha fatto riflettere. ho capito che per età, formazione culturale e ideali, dovendo scegliere tra i due, sono molto più vicino a prospero gallinari. la terra ti sia lieve, compagno.

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