Il futuro è pirata: Evangelisti al timone

«Noi siamo il futuro e nessuno ci fermerà». Splendida frase non fosse che a dirla è un lurido mascalzone che infatti ha appena precisato: «Sapete qual è la forza dei pirati? Evitare queste ipocrisie. Vogliamo denaro,  fuori da ogni regola. Arraffiamo di tutto e vendiamo di tutto, uomini inclusi». L’ipocrisia è quella di una Chiesa che da un lato protesta [con Bartolomé de las Casas] «per i supplizi infitti agli indigeni americani» e dall’altra legittima «il commercio di carne nera».

Valerio Evangelisti lascia gli scenari abituali [il lungo ciclo di Nicolas Eymerich tra fantascienza e Inquisizione, i due romanzi nel Messico lontano da Dio e troppo vicino agli Usa] ma fa centro di nuovo: «Tortuga» [Mondadori: 330 pagine per 16 euri] è avvincente e convincente, forse più cupo del solito ma rivelatore di tante verità dimenticate: attento fra le righe a mostrarci quanto siano moderni i pirati. Addirittura un personaggio sentenzia che i Fratelli della costa «credono di essere dei paria e invece sono gli embrioni della società a venire». Nel caso abbiate un’amnesia o un’ auto-censura la Storia è incinta di un mostro che verrà chiamato capitalismo: la modernità è quella, non proprio il miglior modo di vivere.

Pirati moderni anche oggi? La cronaca recente sembra dire sì: se in Somalia rispunta la pirateria e se uno spot idiota ci tormenta per dirci che «la pirateria» è un crimine… suggerendo che i super-ladroni arricchiti con il monopolio di cinema e musica invece vanno pagati, riveriti e magari santificati. Piraterie molto diverse fra loro e qui il discorso si farebbe lungo. Comunque in questo spazio [«Caccia al fotone» – Ndr] di solito parliamo di fantascienza e dintorni ma per Evangelisti si può ben fare una eccezione.

Sapete qual è la differenza storica fra corsari e pirati? I primi erano al servizio dei governi, avevano una «lettera di corsa» che li autorizzava a ogni delitto e di fatto li rendeva impunibili. I secondi erano più autonomi, auto-organizzati: persino democratici in certo modo se, come ci mostra Evangelisti, le punizioni o i premi andavano approvati all’unanimità. Anche se questi filibustieri dei Caraibi sono assai legati al re di Francia. Ma fra di loro c’era anche la pur confusa idea di un’altra, più libera, società? Pur se il nostro immaginario è pieno di pirati dal cuore tenero, dal punto di vista storico… non risulta quasi mai. Piuttosto Evangelisti evidenzia che questa ferocia è solo l’altra faccia dei delitti di Stato. Sentite questo dialogo: «Quali siano i crimini della Spagna, i Fratelli della Costa ne commettono di peggiori» al che viene risposto: «Peggiori? Ne siete sicuro? Avete visto le miniere in cui gli spagnoli costringono a lavorare gli indigeni?». Siamo nel 1685, in un mondo senza misericordia o meglio dove quel nome è ironicamente dato dagli spagnoli a un pugnale dalla lama lunga e sottile.

Un romanzo fosco con un finale agghiacciante, degna punizione però di un protagonista infame. A volerli cercare si intravedono timidi segni di speranza: si accenna alla «bizzarra idea di certi gesuiti che gli uomini siano tutti buoni» ma soprattutto nelle ultime pagine si fa riferimento alle «città fondate dagli ex schiavi» e chissà se il seguito di questo «Tortuga» racconterà un pezzo di storia gloriosa quanto dimenticata.  Daaaaaaai Valerio, per una volta mostraci la faccia migliore di sorella memoria.

Chiuso il romanzo di Evangelisti passeggiavo per Imola: su un muro leggo, scritto con un gessetto: «Dio ci odia». Prima ancora di pensare se sia vero o no corro a prendere il libro, lo sfoglio e… sì, è lì a pagina 311: «Dio ci odia». E se è vero, ogni aribitrio può essere legittimato. A noi che viviamo in tempi di nuovo cupi resta da augurarci che sbagli chi ritiene essere scritta la ferocia nel nostro futuro. Pirati sì a ogni regola ingiusta ma sanguinari no.

Questa intervista-recensione è in andata onda, nel maggio 2009, a Radio Città Fujiko di Bologna (la si può ascoltare su http://caccialfotone.wordpress.com/sci-fi/); poi è apparsa su www.carta.org in una versione leggermente diversa nella sezione Futuri che è dedicata alla memoria di Riccardo Mancini.

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