«Il grande fratello»: eliminare gli altri…

… è un bel gioco; o forse addestramento al futuro nazismo

La prima edizione iniziò il 14 settembre 2000 e terminò il 21 dicembre 2000

di Chief Joseph

II grande fratello è stato salutato dai più come un momento innovativo e, da una ristretta minoranza, come la peggiore espressione della tv spazzatura.

«La televisione non potrà più essere quella di prima» ha sentenziato un famoso critico. L’affermazione mi sembra sacrosanta perché questa trasmissione ha sancito, in modo definitivo, la fine della comunicazione. La necessità di mettersi in relazione con gli altri, di stabilire un rapporto diventano un inutile orpello di cui liberarsi attraverso la nomination: tutto viene ridotto ai minimi termini attraverso il meccanismo della eliminazione.

C’è persino una regressione rispetto alle trasmissioni a quiz che poggiavano sul primordiale e fatalistico meccanismo di fare soldi in fretta, sperando nel colpo di fortuna. Ma i telequiz conservavano una parvenza di umanità perché esistevano regole: chi rispondeva alle domande proseguiva e chi sbagliava andava a casa.

Nel caso in questione, le regole non esistono più e si prefigura una sorta di giungla dalla quale si viene espulsi in base a logiche sconosciute. L’obiettivo è eliminare gli altri con tutte le armi a disposizione: si attualizza, in questo modo, la logica latina del mors tua vita mea.

L’obiezione per la quale si tratta solamente di un gioco mi sembra semplicistica, se non intellettualmente disonesta, perché tutti sanno che il piccolo dell’uomo comincia a capire il mondo all’interno del quale dovrà vivere attraverso il gioco e, nel nostro caso, attraverso la televisione. Un gruppo di persone, chiuse in una casa all’interno della quale si possono – o forse si devono – scatenare i peggiori istinti, non può esprimere semplicisticamente un modo per giocare. C’è di più. Infatti il telespettatore vede sancita la possibilità di non sprecare tempo per relazionarsi: è possibile eliminare l’essere umano accanto, che per vari motivi non piace. Non necessariamente si deve arrivare alla eliminazione fisica, ma si crea il terreno giusto per giustificarla in un futuro, purtroppo neanche molto lontano.

Ritengo che programmi di questo tipo siano simil-nazisti, con l’aggravante della mancanza di regole. II nazismo aveva una logica abietta, ma esisteva la possibilità di “capire” il gioco. L’obiettivo da raggiungere era la razza “pura” quindi nasceva la necessità di eliminare fisicamente chi inquinava questo progetto. Gli ebrei, i neri, gli zingari, gli omosessuali, gli sfigati in genere sapevano che se non volevano diventare le vittime sacrificali dovevano fuggire: ma questo non ha impedito uno dei più grandi massacri della storia.

I reality contengono i germi per un peggioramento della ideologia hitleriana perché permettono a ognuno di progettare la eliminazione di chiunque nel momento in cui sia d’intralcio alla realizzazione di un progetto o più semplicemente perché dà fastidio.

Sono d’accordo dunque con quel famoso critico: la televisione, dopo Il grande fratello, non potrà mai più essere come prima. Mi permetto sommessamente di aggiungere che – nonostante tanti considerino la tv e internet come l’inizio e la fine di qualsiasi esperienza umana – esiste anche una quotidianità, la quale originariamente era fatta di gesti, parole, comportamenti, istinti. intuizioni e relazioni… Ora è diventata il luogo in cui si sviluppa un gigantesco videogioco in grado di eliminare le capacità sensoriali dell’uomo.

I reality non sono originali e innovativi: si limitano a sancire quello che sta avvenendo in una quotidianità popolata da zombie che hanno perso qualsiasi contatto con il mondo reale e che si muovono come docili marionette disposte a massacrarsi reciprocamente senza sapere perché. Si illude lo spettatore, attraverso l’eliminazione di un concorrente, di partecipare e decidere. Nessuno però si chiede chi e con quale scopo abbia deciso il meccanismo della soppressione: la risposta potrebbe essere, nella migliore delle ipotesi, molto inquietante.

MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.

Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.

La redazione – abbastanza ballerina – della bottega

 

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