Il “Life Router”: di più con meno

di Gianluca Cicinelli

Se i ricchi hanno un life coach perchè i poveri non dovrebbero avere un Life Router? Il router è quel dispositivo che inoltra i pacchetti di dati alle parti appropriate di una rete di computer. La maggior parte dei soldi destinati alla povertà e ai servizi sociali è spesa male, generica, non è mai specifica per i bisogni di quella precisa persona. Il Life Router avrebbe il compito di radunare e gestire quel che lo Stato spende per la singola persona in carico, assicurando che la stessa spesa già stanziata per quel singolo o quella famiglia venga distribuita razionalmente in base ai bisogni precisi (e non generici) di persone e famiglie precise. E’ un argomento su cui torneremo spesso nelle prossime settimane, perchè con la nascita del nuovo quotidiano online Diogene ne faremo una campagna su cui coinvolgere associazioni e partiti.

L’insufficienza degli interventi destinati a combattere la povertà – soldi e servizi destinati alle politiche sociali – non è soltanto quantitativa. Che i soldi siano pochi è vero ed è sintomo sempre più accelerato della cancellazione dello Stato sociale in favore della beneficenza delle donazioni; che siano spesi male lo sappiamo con certezza da tempo, perchè non identificano con precisione il soggetto destinatario dell’intervento ma un soggetto statistico immaginario. Se un dispositivo di aiuto economico scatta entro un determinato tetto, per esempio entrate per ottomila euro l’anno, chi guadagna 8001 euro – o anche 9000 – non è certo un soggetto privo di difficoltà per quella differenza. Così come è evidente che la spesa sociale per un singolo che raggiunge i cento euro al giorno circa, tremila euro al mese, per l’assistenza affidata a enti che curano i pasti e l’alloggio notturno, è alta e inefficace perchè mal distribuita, eppure sappiamo tutti che con tremila euro al mese è possibile garantire una qualità alta della vita.

Il compito del Life Router dunque sarebbe quello di razionalizzare la spesa facendo risparmiare lo Stato e indirizzarla non genericamente a un utente X ma a quella persona specifica in base alle sue esigenze. Ma nella vita reale il Life Router avrebbe anche un compito specifico che oggi gli assistenti dei servizi sociali non svolgono più, salvo le dovute eccezioni: guardare in faccia l’utente, restituirgli la dignità di persona e i suoi diritti soggettivi invece di limitarsi a compilare questionari in base ai quali far scattare criteri oggettivi. Esistono soggetti fragili in grado di gestire da soli la propria spesa di vita e altri che necessitano di un’amministrazione controllata, non siamo tutti uguali nel benessere come nella povertà. Un’altra spesa sociale è possibile, fa risparmiare lo Stato, migliora la qualità della vita delle persone e pone fine al paradosso del pollo di Trilussa (*).

(*) L’esempio del pollo di Trilussa è ripreso da una sua poesia.

La Statistica
Sai ched’è la statistica? È na’ cosa
che serve pe fà un conto in generale
de la gente che nasce, che sta male,
che more, che va in carcere e che spósa.
Ma pè me la statistica curiosa
è dove c’entra la percentuale,
pè via che, lì, la media è sempre eguale
puro co’ la persona bisognosa.
Me spiego: da li conti che se fanno
seconno le statistiche d’adesso
risurta che te tocca un pollo all’anno:
e, se nun entra nelle spese tue,
t’entra ne la statistica lo stesso
perch’è c’è un antro che ne magna due.
Er compagno scompagno:
Io che conosco bene l’idee tue
so’ certo che quer pollo che te magni,
se vengo giù, sarà diviso in due:
mezzo a te, mezzo a me… Semo compagni.
No, no – rispose er Gatto senza core –
io non divido gnente co’ nessuno:
fo er socialista quanno sto a diggiuno,
ma quanno magno so’ conservatore.

ciuoti

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