Il martire fiorentino

riprendo da “lunanuvola” questo intervento di Maria G. Di Rienzo

Cari fiocchi azzurri! Carissimi clienti (nel senso romano antico del termine) dell’Imperatore Silvio che vi presentate in tribunale al posto suo, ed inneggiate ai suoi avvocati, salute a voi. Tenete alte le teste cotonate, laccate e parrucchinate: sappiamo con certezza che il vostro mirabile impegno per la giustizia è del tutto spontaneo e gratuito (sportula a parte, certo, ma quella ai clienti è dovuta, fossero anche cento miserabili sesterzi o un cestino da pranzo: la dignità dei lacchè non si tocca!). Patriote e patrioti dell’Impero, il vostro coraggio nell’opporvi alla dittatura dei magistrati bolscevichi e dei media comunisti vi onora, continuate così e liberate l’Italia, affinché ognuno di noi possa osannare in pace e per sempre Cesare Silvio e le sue opere – questa è la vera libertà di pensiero e di mercato – e l’unica eguaglianza consentita di fronte alla legge consisterà dei nostri sforzi individuali per assomigliare sempre di più a Lui, il nostro amato Imperatore. Un giorno saremo tutti di altezza medio-bassa ma con scarpe zeppate di marca, liftati e zazzeruti (di capelli non nostri) anche a novant’anni, eleganti come buzzurri da cartone animato; la nostra ignoranza sarà uno splendente pozzo senza fondo, la nostra arroganza arriverà ai cieli, la nostra corruzione alle ossa.

Ma per giungere a questo momento magico, o fiocchi azzurri, c’è tanto lavoro da fare. Vi chiediamo umilmente, perciò, di non limitare il vostro attivismo ai processi di Cesare. C’è tanta brava gente che cerca già da ora di assomigliargli il più possibile e per questo viene perseguitata dalla feroce magistratura italiana. Vorrei ad esempio portare alla vostra attenzione il caso di un martire fiorentino 51enne, balzato all’attenzione dei media in data 24 marzo 2011.

Costui, nell’ambito delle sue funzioni di impiegato all’Anagrafe del Comune, riceveva cocaina e hashish da persone straniere, quale ringraziamento per l’aiuto fornito relativamente alle pratiche di rilascio dei documenti. Quale dolo, quale reato vi è mai in questo scambio? Il sant’uomo si prodigava sino allo sfinimento per gli indigenti e i non sapienti ed essi, desiderosi di non essere in debito con lui, gli facevano qualche piccolo dono. Proprio come Cesare, era ben conscio di quanti individui bisognosi d’aiuto vi sono al mondo, e come Lui tendeva generosamente la sua mano (aperta, certo, altrimenti come la si può riempire?). Qualche sovversivo senza cuore sosterrà che il martire veniva pagato per stare in ufficio, che era un pubblico funzionario e quindi non poteva accettare regalie e così via, ma sapete che cosa ne faceva, delle sostanze energizzanti che venivano in suo possesso? Quest’anima grande non riusciva a tenerle interamente per sé. Come un vero discepolo di Cesare Silvio in versione Cantanapoli, egli voleva vedere tutti felici e gorgheggianti, soprattutto i giovinetti extracomunitari, di cui notava con angoscia lo sguardo triste e la mancanza di telefonino cellulare. Così, i regali ricevuti diventavano allegre fumate e sniffate per questi ragazzini, e di suo il santo fiorentino aggiungeva appunto telefonini, ricariche, e denaro.

Credo che persino gli occhi dell’Imperatore si saranno inumiditi leggendo ciò, per quanto il rigido protocollo inerente la sua alta carica lo costringa a raccontare ossessivamente barzellette idiote. Il nostro Cesare avrà pensato al primo collier allacciato al collo di una fanciulla minorenne, al primo assegnino infilatole in tasca, ed al sorriso stupefatto di lei, al timido, pudico, infantile bacetto sulla guancia che lei gli diede prima di scosciarsi sul letto. Lo stesso accadeva all’eroe perseguitato di questa storia: è accusato di aver fatto sesso con quindicenni e sedicenni, e noi vi chiediamo, o virtuosi fiocchi azzurri, che accusa è mai questa? I ragazzi, in quanto autonomi soggetti desideranti, sentivano di dover ricambiare tanta premura dando un po’ di gioia al loro benefattore. Cos’è questa crociata moralista, cattocomunista, perbenista ed igienista? Non aveva forse l’impiegato comunale il diritto di divertirsi, proprio come Cesare Silvio? Tanto più che egli faceva regolarmente sesso anche con maggiorenni ma, attenzione, costoro la cocaina e l’hashish li pagavano, perdinci! Non è questa la prova assoluta della sua buona fede, e del suo affetto disinteressato per i più economicamente vulnerabili giovinetti?

Ma come sempre accade in quest’Italia assediata dall’Armata Rossa, la favola bella dei festini e dei canti, delle procaci squinzie marocchine e dei piacenti fighetti romeni, in Lombardia come in Toscana, è stata spezzata dai lupi cattivi in toga. Hanno intercettato, convocato, interrogato. Hanno bollato il libero posarsi di un’ape su un consenziente fresco bocciolo come prostituzione minorile, il dono di una giocosa euforia come spaccio di stupefacenti (siamo contro le droghe, suvvia, ma la cosa va “contestualizzata”, come eminenti prelati ci ricordano), e dato che un ragazzino ingrato si è pure lamentato del trattamento, ci hanno aggiunto la violenza sessuale aggravata.

Fiocchi azzurri, non lasciate solo il sant’uomo di Firenze. Ribellatevi. Cominciate con il dire che la magistratura locale non è competente, perché egli riceveva le mazzette durante l’esercizio delle sue funzioni pubbliche all’Anagrafe e quindi, al massimo, deve essere giudicato dalla Giunta comunale per l’omissione della percentuale dovuta all’assessore di competenza. Aggiungete che il pm è una donna, incapace quindi di capire i sentimenti paterni del martire, invidiosa del suo successo con ragazzi giovani e belli, e sicuramente comunista (un giornale qualsiasi, se fornito di sportula adeguata, pubblicherà le sue poesie d’amore indirizzate a Lenin). Salvate l’aspirante clone di Cesare, o valorosi fiocchi azzurri! Sciamate alle udienze del suo processo! Apicella vi scriverà gli slogan, se siete in quattro Minzolini farà il miracolo dei pani e dei pesci e vi moltiplicherà fino a quattromila, e ben tre di voi verranno estratti a sorte per una cena a lume di candela con Fede e Mora. In marcia, adelante!

Oltretutto, il ragazzo romeno è nipote di Ceausescu.

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