Il meglio del blog-bottega: 54

andando a ritroso nel tempo (*)

Barbara Romagnoli sul “corpo a corpo”

Brenda

«No, non abbiamo papponi

No, non siamo state violentate da piccole, nè dopo

No, non siamo tossicodipendenti

No, non siamo mai state costrette a prostituirci

No, non soffriamo di sindrome post-traumatica

No, non siamo infelici

Sì, abbiamo una vita sentimentale

Sì, abbiamo amiche e amanti

Sì, lottiamo contro le discriminazioni

Sì, esercitiamo un mestiere stigmatizzato

Sì, abbiamo scelto di fare questa professione

Sì, vogliamo gli stessi diritti degli altri cittadini»

da «Fiere di essere puttane» di Maitresse Nikita & Tierry Schaffauser (pubblicato da Derive Approdi)

C’è una gran confusione sotto il cielo, anche sotto la nostra metà del cielo. C’è chi sostiene che le donne sono zitte dinanzi al maschilismo montante, chi accusa il femminismo di aver fatto più male che bene – non ultimo un intervento di Susanna Tamaro sul Corriere al quale per fortuna sono arrivate subito delle risposte – e chi come me pensa che non siamo mai state zitte, che i femminismi sono tanti e diversi, che il problema è il non ascolto, non la mancata presa di parola. Probabilmente, non si può negare, c’è anche a volte una difficoltà nel tentare di scardinare vecchie modalità di comunicazione con l’effetto di complicare anziché semplificare. Ma resta il fatto che il più delle volte le femministe in particolare, e molte donne più in generale, non vengono ascoltate per partito preso, soprattutto quando cercano di spostare il punto di vista con cui si affrontano alcune questioni. Prendiamo a esempio le vicende recenti della politica e attualità italiana, che ci hanno offerto uno dei temi più scottanti, e mal discussi, nel dibattito di casa nostra, ossia il rapporto fra i sessi nelle relazioni di potere, ma anche più volgarmente il tris di assi che maggiormente piace, generalmente al maschio medio italiano: sesso denaro potere. Sulle storie arrivate sotto i riflettori c’è tutto il precipitato di un discorso incompiuto, quello sulla sessualità. Un discorso, che investe il corpo delle donne in primis e che riguarda oggi più che mai la società italiana, da sempre imbrigliata nella doppia morale e nelle forti ingerenze vaticane, qualcosa di più e oltre un normale rapporto con la religione.

Al centro di tutto stanno le donne e i loro corpi, in particolare quelli di alcune che oramai chiunque addita con i nomi di battaglia generici: veline, lucciole ed escort, quasi che dietro queste tipologie scomparisse anche la singola personalità. Invece, sembra una banalità ripeterlo, sono storie di donne diverse, a volte interscambiali, eppure molto spesso confuse e non riconosciute nelle loro differenti identità. Soprattutto, basta poco ora perché queste “etichette” vengano utilizzate a sproposito. Una donna viene ritrovata morta nelle acque del lago dove ha la villa George Clooney? La prima ipotesi, banale e scontata, è immediata: forse è una escort, forse era disponibile con il grande attore, non una lucciola, che sarebbe altrove, e della velina non ha il fisico. Prima di essere una donna, ammazzata, è una presunta escort. Che ovviamente fa scandalo, perché è una donna che forse si vende, che magari lavora come accompagnatrice sessuale, che eventualmente avrebbe deciso di disporre del suo corpo come e con chi vuole. Come succede con le lucciole – le prostitute, le puttane, le mignotte – la retorica si spreca. Il giudizio resta invariato, il senso comune non pone l’attenzione sulla sessualità di chi cerca quel tipo di rapporto, ma pubblica condanne sulle donne che a quel bisogno rispondono. E non credo sia il caso in questa sede di dover distinguere la libera scelta dalla tratta o dallo sfruttamento di prostituzione. O forse sì, anche qui è necessario distinguere, perché anche fra molte donne – femministe, attiviste, militanti – c’è ancora chi non ritiene la prostituzione una libera scelta, una libera possibilità di gestione del proprio corpo. Che può essere condivisa o compresa o meno, ma andrebbe ugualmente rispettata. Mi chiedo, e forse sbaglio, forse provo eccessivo stupore: se si spendono parole per difendere le donne scese in politica, di ogni colore, prese di mira dalle battute odiose del monarca, perché mai non si debbono spendere altrettante parole a difesa di queste altre donne? Quante voci si sono levate quando è morta Brenda, una delle trans del caso Marrazzo? Poche, mentre ho sentito in consessi femministi – o anche solo semplicemente riunioni di donne di sinistra, progressiste, emancipate – commenti di bassissimo livello su donne non “biologiche” e per di più prostitute. Senza entrare nel merito, perché ci porterebbe altrove, cito solo l’incontro avvenuto mesi fa alla «Casa internazionale delle donne di Roma» dove eravamo in centinaia a discutere del tema sesso e potere nel post patriarcato (definizione quest’ultima tutta da dimostrare) e in molte eravamo perplesse rispetto all’atteggiamento dogmatico di chi pensa che il femminismo sia stato solo uno, si sia interrotto per un non ben chiaro motivo e le escort e le trans sono donne di serie B.

Che tristezza. Davvero non se ne può più di questa doppia morale anche fra noi che dovremmo condividere almeno questo senso profondo di appartenenza a corpi troppo spesso in balìa di decisioni altrui, di comunità maschili più o meno ampie, di meccanismi di potere nei quali il sessismo è profondo e ancora lungi dall’essere sradicato.

Anni fa un gruppo femminista auspicava lo sciopero delle veline. Sarebbe tempo di rilanciarlo, insieme a quello delle escort e delle prostitute. Allora sì che ne vedremo delle belle. Loro insieme alle cosiddette badanti svolgono oramai gran parte del lavoro di cura, che sempre e comunque ricade su ogni singola donna. Il lavoro di cura non è solo quello di pulire il nonno, o giocare con il bambino, è anche fare sesso con uomini che sembrano non crescere mai o sono cresciuti sani e belli ma continuano a pensare, in molti casi, che la loro donna è da venerare come una madonna mentre la prostituta può essere usata/maltrattata a loro piacimento (del resto la pagano no?), che sono forti di una virile sessualità che è sempre e comunque dovuta e via dicendo.

Non so, non ho risposte definitive, so solo che all’avanzata dei fondamentalismi, laici e religiosi, vorrei contrapporre sempre e comunque l’autodeterminazione, il desiderio e la libera scelta di ogni singola donna e uomo.

UNA BREVE NOTA

Al seminario «Corpo a corpo» tra le facilitatrici c’era anche Barbara Romagnoli; le ho chiesto se poteva rielaborare i suoi appunti. Eccoli. Nella foto Brenda, la transessuale brasiliana coinvolta nello scandalo Marrazzo e morta nel 2009. (db


    (*) Come l’anno scorso, ad agosto la “bottega” (che prima dell’11 gennaio 2015 fu blog) recupera alcuni vecchi post che a rileggerli, anni dopo, sono sembrati interessanti. Il motivo? Un po’ perché quasi 8mila articoli sono taaaaaaaaaaaaanti e si rischia (nonostante i “santi” tag) di perdere la memoria dei più vecchi. E un po’ perché nel pieno dell’estate qualche collaborazione si liquefà: viva&viva il diritto alle vacanze che dovrebbe essere per tutte/i. Vecchi post dunque… di 5 anni fa all’incirca: recuperati con l’unico criterio di partire dalla coda ma valutando quali possono essere più attuali o magari spiazzanti. Il “meglio” è sempre soggettivo ma l’idea è soprattutto di ritrovare semi, ponti, pensieri perduti… in qualche caso accompagnati dalla bella scrittura, dall’inchiesta ben fatta, dalla riflessione intelligente: con le firme più varie, stili assai differenti e quel misto di serietà e ironia, di rabbia e speranza che – speriamo – caratterizza questa blottega, cioè blog-bottega. (db)

 

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