Il metodo, questo sconosciuto

di jolek78

Affermazioni straordinarie richiedono prove straordinarie – Carl Sagan

Eureka!

Immaginate di essere in un laboratorio di ricerca e, dopo aver letto più di un centinaio di lavori scientifici, vi rendete conto che c’è un aspetto non ancora trattato che potrebbe far evolvere l’intero campo di studi nel quale lavorate. Vi presentate timidi e insicuri davanti al vostro team leader per chiedergli se il centro di ricerca per il quale lavorate ha le risorse professionali ed economiche per portare avanti la vostra idea. Dopo alcuni passaggi burocratici – e assolutamente noiosi – la vostra idea viene accettata e cominciate – voi da soli o insieme al vostro team – a raccogliere i dati che confermino o smentiscano quello che avete in mente. Immaginiamo ora che la ricerca vada a buon fine, e che siate arrivati al risultato sperato.

La soddisfazione è grande e ora, con pazienza, vi mettete a scrivere quello che in gergo tecnico si chiama un “paper scientifico”.

La pubblicazione

Una volta scritto questo paper, voi o il vostro dipartimento vi occupate di scegliere alcune riviste scientifiche a cui inviarlo. Ogni giornale è classificato attraverso un parametro chiamato impact factor. Più è elevato questo parametro, più il giornale acquista credibilità all’interno della comunità scientifica. Ammettiamo quindi che il vostro lavoro venga accettato, dopo decine e decine di rimpalli in cui i peer reviewer – revisori fra pari, anonimi e chiamati in causa dal giornale stesso – vi hanno chiesto di riadattarlo, modificarlo, correggerlo e rifare i calcoli. Ma non ne sono davvero convinti. Sembra che il vostro lavoro sia carente in qualche punto.

Dopo aver passato una fase chiamata embargo, finalmente il vostro lavoro sbarca sulle pagine della rivista. Da qui in poi parte il vero processo scientifico, e, attraverso il dibattito fra pari, il vostro lavoro acquisterà o perderà di credibilità. Più il lavoro sarà citato – in gergo tecnico si chiama cross-refence – più acquisterà valore. Più i vostri risultati saranno validati e confermati dai vostri colleghi, più acquisteranno autorevolezza.

 

Dibattito fra pari

Immaginate di dover discutere di un argomento specifico. Immaginate di essere un fisico delle particelle e, per qualche ragione, nel vostro dipartimento, nel vostro ufficio, nel vostro istituto non ci sono altri fisici delle particelle se non voi. Avete bisogno di confrontare lavori, di discutere di alcune ricerche, confrontare risultati. Li’, vicino al vostro ufficio pero’ avete un chimico, un docente di chimica organica per la precisione che, durante il suo corso di studi, ha studiato con un importante fisico particellare. Ma il vostro collega è e rimane un chimico, e voi avete bisogno di confrontare alcuni dati specifici.

Domanda: vi rivolgerete al vostro collega, oppure chiederete al vostro collega di mettervi in contatto con il fisico particellare?

Mettiamo dunque il caso che il fisico particellare di cui sopra sia disponibile. Voi lo contattate, ci parlate e, nonostante i vostri dati siano molto discutibili, vi dice che avete ragione, che vale la pena pubblicarli.

Utilizzando il processo che abbiamo descritto nel precedente paragrafo, riuscite a pubblicare un paper mettiamo sul physical review letters. Ma il vostro lavoro non viene apprezzato dalla comunità scientifica. Anzi, i vostri pari cominciano a farvi una marea di critiche, a mettere i puntini sulle i, e a smentire gli stessi dati che avete ottenuto.

Domanda: vi fiderete di più dell’intera comunità scientifica o vi fiderete di più del fisico particellare che avete contattato precedentemente?

L’ha detto mio cug(g)ino

Il vostro lavoro con l’andar del tempo perde di credibilità fino al punto che la rivista sulla quale l’avete pubblicato decide di ritirarlo. Viene dimostrato addirittura che i dati ottenuti son sbagliati. Pero’ il vostro lavoro parla di meccanica quantistica, di particelle che viaggiano a velocità superiori della luce e, se fosse vero, dimostrerebbe che allora è possibile realizzare i viaggi interstellari, che la trama di queste particelle connette tutto il cosmo e che addirittura il pensiero si trasmette attraverso questo tipo di meccanismo. Ma i risultati son sbagliati e la comunità scientifica ha verificato in pochi mesi l’erroneità del vostro lavoro.

Un giornaletto di paese – dove un amico dell’amico dell’amico di vostro cu(g)gino viene a sapere del fatto increscioso – decide di pubblicare un articolo intitolandolo “si può viaggiare a velocità iperluminari e ce lo tengono nascosto”.  L’amico dell’amico dell’amico di vostro cu(g)gino vi fa un’intervista, dove voi esprimete i vostri pareri e, affetto da bias cognitivo, affermate, aperte virgolette “nonostante tutto, io son convinto che i miei dati siano corretti“. Quell’intervista per qualche motivo diventa popolare, e venite chiamato anche in televisione a parlarne. Aprite un canale youtube dove parlate delle vostre presunte scoperte e diventate mainstream nei canali complottisti.

Domanda: vi fiderete di più dell’intera comunità scientifica o vi fiderete più dei commenti che arrivano sotto i vostri video e vogliono credere che il vostro lavoro sia corretto?

Fidarsi? No

Nella scienza non ci si fida. Si verifica. E per verificare, o meglio per essere in grado di verificare, bisogna avere gli strumenti culturali per farlo. Un chimico non può analizzare un lavoro di un fisico particellare, e il parere di un qualunque fisico particellare non può valere più del parere dell’intera comunità scientifica.

Esistono decine di scienziati negazionisti del riscaldamento climatico ma prendere il loro punto di vista  come un dato di fatto, negando a pie’ pari il parere del 99% dei loro colleghi, vuol dire semplicemente cercare opinioni che confermino il vostro. Cercare scienziati negazionisti del covid, o ascoltare solo il loro parere, non vuol dire “essere aperti mentalmente” ma semplicemente “non avere le basi per discernere il vero dal falso”

Domanda: se vostro cug(g)ino tanto bravo in matematica vi dice che l’F24 che avete compilato è a posto vi fiderete più di lui o del vostro commercialista che vi mostra gli errori grossolani che avete compiuto? E se a mostrarvi quegli errori fosse più di un commercialista? E se fosse il 99% della comunità dei commercialisti?

Correlazioni spurie

Sapevate che c’e’ una correlazione fra il consumo di formaggio e le persone morte aggrovigliate fra le lenzuola?

L’onere della prova

Qualcuno afferma che esistono gli UFO, che vengono pilotati da intelligenze extraterrestri, e che rapiscono costantemente gli esseri umani per fare esperimenti genetici. Qualcuno afferma che l’astrologia funziona, che le costellazioni nel cielo sulla linea dell’eclittica son davvero 12, e che i periodi in cui il sole attraversa le costellazioni corrispondono davvero ai segni zodiacali. Qualcuno afferma che l’omeopatia è una medicina efficace, che l’acqua ha memoria e che il principio di Avogadro per qualche motivo, andando avanti con le diluizioni e con le succussioni, non funziona più. Qualcuno…

Se qualcuno fa un’affermazione straordinaria, a chi spetta l’onere della prova? A chi fa l’affermazione straordinaria, in contrasto con la comunità scientifica, o a chi esprime pareri magari supportati dai fatti? Chi è in grado di verificare la correttezza delle affermazioni? La comunità scientifica o l’amico dell’amico dell’amico di vostro cu(g)gino?

Il valore del silenzio

E se imparassimo ad ascoltare?

Magari umilmente ammettere che non ne sappiamo abbastanza? Che forse non basta ascoltare qualcuno random che confermi le nostre opinioni? Non sarebbe meglio restare in silenzio invece che, a tutti i costi, esprimere un’opinione? Non sarebbe meglio parlare soltanto di ciò che si conosce? Ah, ovviamente, questa è soltanto una mia opinione… Curioso vero?

jolek78 on Email
jolek78
Un tizio che pensava di essere uno scienziato. Si ritrovò divulgatore scientifico. Poi si addormentò su un aereo e si risvegliò informatico. Ma era sempre lui.

5 commenti

  • Grazie Fabio. D’accordo con te — ma attent* a non idealizzare e a romanticizzare. La credibilità e l’autorevolezza vanno meritate — altrimenti ci si riduce a diventare un’altra chiesa, con la fede, i rituali, i vescovi e i cardinali. E tutte le chiese, storicamente, hanno perseguito i propri interessi, concreti, temporali. Anch’io preferisco in genere rimanere in silenzio, anche a me piace ascoltare, valutare e soppesare — cum grano salis — e anch’io voglio aver fiducia, cioè mi piacerebbe poter aver fiducia e sentirmi rassicurato — ma poi sentirmi alla fine preso in giro, mi arrabbio. Comunque, sono d’accordo con te, e con Carl Sagan: affermazioni straordinarie richiedono prove straordinarie.

    Grazie.

  • Sai che proprio non ho capito cosa vuoi dire? In che senso la scienza si riduce a religione (chiesa e cardinali)? E in che senso vorresti avere fiducia? Nel post scrivo testualmente che “Nella scienza non ci si fida. Si verifica. E per verificare […] bisogna avere gli strumenti culturali per farlo”.

  • Confermo ciò che ho scritto. Hai mai provato a fare scienza, professionalmente? Hai una formazione scientifica, intendo come formazione professionale? Immagino che la risposta sia “sì” a entrambe le domande. Allora immagino anche che tu abbia imparato che non puoi verificare tutto, e intendo TUTTO, perché altrimenti impazzisci. È assolutamente fondamentale creare un metodo affidabile per costruire fiducia negli strumenti che utilizzi. È cruciale che questo metodo di analisi sia affidabile, perché altrimenti rischi di introdurre errori sistematici, più o meno consapevoli, che ti porteranno a commettere e a pubblicare errori. Errori che “contaminano” il sistema. E gli errori, troppi errori, possono concludere, interrompere il tuo percorso professionale. Questi sono i rischi e le penalità. La scienza poi avanza perché sistematicamente premia, o dovrebbe idealmente premiare, chi trova, prova e pubblicizza l’errore, senza paura, con coraggio. Perché ciò che si impara, ogni giorno, facendo scienza, è che anche le “autorità”, i vescovi, i cardinali, i maestri, i professori, sbagliano. Può accadere. È umano. L’importante è, con umiltà, ammettere l’errore, imparare e promuovere la conoscenza. Per questo la scienza non è, e non dovrebbe essere, una chiesa. Ma, anche se ovviamente si cerca di verificare il più possibile, anche utilizzando i cosiddetti sanity checks, non è possibile verificare TUTTO. E quindi bisogna anche imparare ad avere, trovare, costruire e conservare fiducia. Spero di aver chiarito meglio il mio punto di vista.

  • Grazie Ago per aver chiarito, davvero.
    Ma ti invito a leggere con attenzione pero’. C’e’ un punto in cui dico che il giovane ricercatore va dallo scienziato blasonato e si “fida”. Li’ parlo del principio di autorità, che nella scienza non ha nessun senso, e se è capace di sbagliare uno scienziato blasonato, o un peer reviewer, figurarsi chi non ha gli strumenti per farlo.

    Nella mia storia vince non l’autorità, ma vince il metodo, la comunità scientifica dei pari che nel suo complesso analizza, indaga, corregge e rifiuta. E questa non è una storia inventata, è esattamente come funziona giornalmente il processo di pubblicazione scientifica. Ecco perché la scienza è strettamente differente da una chiesa, con papi e cardinali, proprio perché il principio di autorità non esiste e alla fine vince sempre il metodo e il dato scientifico.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *