Il microfono della rivoluzione

di Maria G. Di Rienzo

Quando si reca all’estero per testimoniare ciò che accade nel suo Paese, a Chouchou Namegabe fanno sempre la stessa domanda: “Vuoi davvero tornare là?”. E quando lei risponde di sì, insistono: “Non hai paura?”. “Se c’è un posto dove devo stare” ribatte lei con fermezza “è proprio il Congo”.

Chouchou è cresciuta nel Congo orientale, in una famiglia – abbastanza “tipica” – in cui la radio non era accessibile alle donne di casa: tanto per mostrare come la pensava al proposito, Chouchou cominciò la sua carriera di giornalista radiofonica a 17 anni. Due anni più tardi la guerra civile scoppiò e non ci volle molto prima che la stazione radio venisse chiusa dalle milizie. Nel 2001 la stazione riuscì a riprendere le trasmissioni e Chouchou, orripilata dagli stupri di massa e dalle altre continue atrocità subite dalla popolazione civile, diede inizio alla sua lotta: avrebbe fatto parlare le donne attraverso i suoi microfoni, così chi era stata usata come involontaria arma da guerra avrebbe potuto testimoniare e svergognare pubblicamente i suoi torturatori.

Dieci anni e oltre 400 interviste più tardi, i suoi programmi settimanali sono oggi trasmessi da 19 stazioni radio congolesi. Realizzare le interviste comporta spesso la difficoltà di maneggiare un enorme carico di sofferenza; uno degli incontri più dolorosi di Chouchou è stato quello con una bambina di circa 6 anni. Era stata stuprata e poi violata di nuovo con rami spinosi. Quando Chouchou la incontrò, distesa in un letto d’ospedale, gli organi genitali interni della bimba erano stati asportati chirurgicamente, e lei era incontinente. La piccola guardò la giornalista e chiese: “Diventerò mai una donna?”. Chouchou, in quel momento, ha solo potuto piangere. Ma l’esperienza l’ha radicata ancora di più nei suoi convincimenti: nel 2003 ha fondato Afem (Associazione di donne nei media) per creare una squadra di giornaliste che promuovessero i diritti umani delle donne. L’associazione ha il proprio studio di produzione e crea direttamente i programmi che distribuisce. Nel 2006, Afem ha dato inizio al “Club delle ascoltatrici”, che distribuisce gratuitamente radio alle donne, in special modo nelle zone rurali. Tramite la radio, le donne sono istruite sulla necessità di scambiare le loro storie con le altre e di agire in solidarietà con esse. Ogni donna diventa quindi a sua volta una facilitatrice e ne istruisce altre ancora: i Club continuano a proliferare in tutto il paese. 

Chouchou non vuole entrare direttamente in politica, ma sostiene le donne che lo fanno; quest’anno Afem, in vista delle elezioni nazionali e locali, ha organizzato seminari per coinvolgere le donne nel processo ed ha intervistato alla radio tutte le candidate. “Credo nelle donne” dice Chouchou: “credo che le donne trasformeranno questo Paese. E faccio la mia parte in questa rivoluzione”.


Redazione
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Un commento

  • Credo che le donne come Chouchou cambieranno il mondo se tante altre asservite agli uomini glielo permetteranno. Lo dico da vecchia femminista che ha visto mutare i costumi, non lo sfruttamento, ormai siamo arrivati al femminicidio.

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