Salvini: invenzioni, crepe, silenzi mediatici

due post di Francesco Masala e Gian Marco Martignoni

IL MINISTRO DELLA PULIZIA

di Francesco Masala

A Bolsonaro e Salvini sono bastati pochi cinguettii per capirsi.

E Salvini, che non è stupido, ha avuto un’illuminazione.

Il motto “Ordem e Progresso” sulla bandiera brasiliana ha fatto scattare un’idea in Salvini per giustificare gli sgomberi di Riace, il paese intero, del CARA di Castelnuovo di Porto, ed ex Penicillina di via Tiburtina, fra gli altri.

Che bello poter mettere sulla bandiera italiana il motto “Ordine e pulizia”!

La spiegazione e la giustificazione di tutto sta in queste parole:

Secondo il prefetto di Roma, il palazzo di via Napoleone III occupato da CasaPound non è a rischio crollo né presenta particolari problemi sotto il profilo igienico e per questo «non rientra tra le priorità sul fronte sgomberi».(1)

Insomma, il trucco per non essere sgomberati è fare bene le pulizie, altro che dietrologie sulle simpatie di Salvini per Casapound.

Grembiule e appretto, fascista perfetto.

(1)    https://www.ilmessaggero.it/roma/news/casapound_tria_stabile_occupato_priorita-4317393.html?refresh_ce

IL MINISTRO NON COSTITUZIONALE

di Gian Marco Martignoni

Al di là della propaganda (e della mancata autorizzazione a procedere nei confronti del ministro dell’Interno per aver sequestrato 177 migranti a bordo della nave Diciotti per dieci giorni) nella scorsa settimana alcune vicende hanno incrinato la sicumera con cui Matteo Salvini sta affrontando la questione non contingente del fenomeno migratorio.

Innanzitutto il salvataggio e poi lo sbarco dei 49 migranti avvenuto a Lampedusa, per opera della nave Mare Jonio, è la conferma da un lato che i porti non sono per nulla chiusi, e dall’altro lato che il ruolo delle Ong – in assenza di quei corridoi umanitari auspicati da quanti si battono per lungimiranti politiche dell’accoglienza – è essenziale per salvare vite umane ed evitare, quando è possibile, che i migranti vengano ricondotti nell’inferno dei “centri di detenzione libici”.

In secondo luogo una sentenza, emessa dal tribunale di Firenze, ha accolto il ricorso di un cittadino somalo assistito da un avvocato dell’Asgi (Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione) stabilendo che «ogni richiedente asilo, una volta presentata la domanda di protezione internazionale, deve essere inteso come soggiornante» quindi è autorizzato a presentare domanda di iscrizione all’anagrafe. La sentenza non solo dà ragione alle Regioni che hanno fatto ricorso alla Consulta ma rende merito al tempestivo operato dei sindaci di Palermo (Leoluca Orlando) e di Napoli (Luigi De Magistris) che avevano “disubbidito” con fondate motivazioni giuridiche allo spirito anticostituzionale dell’articolo 13 del decreto sicurezza. Se poi consideriamo che un mese fa la Corte di Cassazione, a proposito delle nuove e più restrittive norme introdotte dal decreto in materia di protezione umanitaria, ha sentenziato che la legge non ha effetto retroattivo, ciò significa che le domande presentate prima del 5 ottobre 2018 (data della sua entrata in vigore) devono essere legittimamente esaminate dalle commissioni territoriali.

Credo sia importante sottolineare quanto viene oscurato dal clamore mediatico, poichè il primo articolo del nostro dettato costituzionale sottolinea: «la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione»; quindi ogni governo, compreso quello giallo-verde, è per sua natura a termine: ha il compito di legiferare, ma nell’esercizio di questa primaria attività non può assolutamente travalicare i princìpi inderogabili sopra richiamati, al di là della legittimazione derivante dal consenso elettorale.

29-3-2019

Redazione
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