Il ministro «Guer(r)in», i suoi scudieri e le armi nucleari

Lettera aperta di Giuseppe Bruzzone, un articolo di Angelo Baracca e due link

Lettera aperta a Guerini, ministro della Difesa

di Giuseppe Bruzzone

A proposito dell’articolo di Marco Ludovico su «Il Sole-24 ore»

Posso dirle che l’impianto generale del suo pensiero non è di questi tempi? Che parlare di potenziali confronti fra Stati, in tempi nucleari, nostri, di oggi, è quanto di più deleterio per tutti, amici e nemici?

Le sembra naturale che possa avvenire una guerra tra due o più Stati, con il coinvolgimento, NON RICHIESTO, di altri Paesi? Perché questa è la realtà che si concretizzerebbe, per i fumi radioattivi e l’«inverno nucleare» susseguente. Fatti non certo sconosciuti ai vari Stati Maggiori, compreso il nostro. E allora perché farla, non si può parlare prima? E il rispetto per la vita altrui, compresa quella dei propri concittadini non conterebbe nulla, considerando che si potrebbe parlare molto chiaramente di milioni e milioni di morti, con moltissimi spariti nel nulla per il calore e i venti in gioco? Questo principio di responsabilità, prima di tutto verso la propria cittadinanza, non si potrebbe esplicare dicendo chiaramente che cos’è una guerra nucleare? Per i tempi in cui siamo correrebbe l’obbligo di parlarne prima, perché “dopo”, nel disastro delle cose e delle persone, sarebbe inutile. Abbiamo già pianto alla fine della seconda guerra mondiale, senza accorgerci che gli Stati e i loro responsabili si stavano rubando i migliori tecnici nazisti, e che uno Stato utilizzava le proprie bombe atomiche, a guerra ormai finita, su Hiroshima e Nagasaki, per esibire la propria forza agli altri. Non abbiamo voluto capire che anche noi, i vincitori, abbiamo usato la stessa violenza degli sconfitti, quando ad esempio abbiamo bombardato a tappeto diverse città tedesche senza pensare che non tutti i colpiti erano nazisti.

Eccoci all’oggi, con il nostro Paese che si riterrebbe contento di far parte dei “migliori” dimenticando che siamo su un Pianeta rotolante nello Spazio e che ne calpestiamo il terreno come tutti gli altri cittadini di altri Paesi, e che non c’ è scritto in nessun luogo che ci siano migliori o peggiori, ma uomini e donne che forse vorrebbero impegnarsi al meglio, facendo in modo che i propri figli e nipoti possano decidere del loro destino, senza che qualcuno, con certe decisioni, possa impedire questa eventualità. Circa il concetto di “Difesa da costo a valore”, cosa dire di quanto avvenuto diversi anni fa a varie centinaia di persone che hanno subìto danni pesanti per terremoti e alluvioni con morti e famiglie distrutte, che hanno visto solo adesso una gru in paese per la ricostruzione (Amatrice)? E lo stesso non si dovrebbe dire per la questione Covid, dei nostri giorni? Lo Stato non dovrebbe preservare in vita i propri cittadini, dirottando anche fondi delle forze armate? (non si sta parlando del personale, ma delle armi anche costose in gioco). Non è forse vero che determinate spese che le riguardano sono messe sotto altre voci (di spesa) che non interessano quella globale? Non sarebbe giusto pensare all’oggi, alla vita delle persone e alla risoluzione dei loro problemi, affinchè possano condurre quella di sempre? L’Austria tempi addietro aveva ridotto le proprie spese militari, non risulta abbia subìto attacchi “nemici”.

Chi scrive è stato obiettore di coscienza negli anni 66/68, facendo riferimento proprio al periodo nucleare che stiamo vivendo, ritirando il proprio mandato dato a questo tipo di Stato (che è Volpe e Leone) credendo allo Stato-Uomo capace di obbedire alle leggi del Non Uccidere anche all’esterno di esso, nei rapporti con gli altri Stati. E’ il problema storico di oggi, diverso da tutti i precedenti. Ognuno dovrà fare certe scelte, ma nell’interesse generale, se si vuole che la Vita che ci siamo trovati a vivere, possa continuare. E se fosse un atto d’amore, dovremmo vergognarci ? Personalmente no, se penso alle figliole e ai miei nipoti. Ben vengano certe prese di posizione di diverse forze, anche cattoliche ad alto livello, mai apparse in precedenza. L’Italia firmi e ratifichi il Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari, già comunque valido perché ratificato da 50 Stati. Si tratterebbe di estenderlo anche ai Paesi nucleari che – chi più chi meno – non hanno voluto siglarlo nella fase di preparazione. E’ un compito politico che dovrebbe interessare anche i cittadini di quei Paesi, per tanti motivi.

Saluti signor Ministro, non possono essere che di Pace.

Milano 6 agosto 2021 Giuseppe Bruzzone

Il ministro… Guerrino: i “valori” del Ventennio diventano senso comune!

di Angelo Baracca (*)

 

Galileo: «No, no, no! La verità riesce ad imporsi solo nella misura in cui noi la imponiamo;

la vittoria della ragione non può essere che la vittoria di coloro che ragionano.

Tu parli dei contadini dell’Agro come se fossero il muschio che alligna sulle loro capanne!

A chi mai può passare per la mente che ciò che a loro interessa, non vada d’accordo con la somma degli angoli di un triangolo?

Certo che, se non si agitano, se non imparano a pensare, poco può aiutarli anche il più efficace sistema d’irrigazione.

Per tutti i diavoli, vedo bene che sono ricchi di divina pazienza; ma la loro divina furia, dov’è?»

[Bertolt Brecht, Vita di Galileo]

Per commentare adeguatamente la Direttiva1 del ministro “della Guerra” Guerini – che innalza «la Difesa e la ‘sua’ industria a un valore aggiunto per il Paese» – devo prenderla un po’ alla larga.

Una premessa: ormai il termine “Difesa” è una mistificazione talmente comune che è stata introiettata, forse pochi pensano che si tratti (e non solo in Italia) in realtà di un Ministero della Guerra; che spesso le guerre le fa davvero. Le parole non sono neutre, veicolano significati, e i messaggi sono subdoli. Soprattutto con la realizzazione dell’Esercito professionale, proiettato in missioni internazionali, tutti i sistemi d’arma innovativi di cui è dotato il nostro esercito hanno una precisa funzione offensiva (conforme ovviamente alla mutazione della NATO come alleanza offensiva). Durante il Ventennio per lo meno certe cose venivano chiamate col loro nome, Ministero della Guerra, non c’erano equivoci. Dovrebbe essere una rivendicazione dei pacifisti di ritornare a questo nome, non avendo la forza per ora di invertirne il ruolo. Mi sembra intuitivo che un cacciabombardiere, una portaerei, non hanno una funzione “difensiva” (per non parlare delle testate termonucleari B-61-12 trasportate dagli aerei della nostra aeronautica nella base di Ghedi Torre).

Ma vorrei appunto prenderla un po’ alla larga, contando che qualcuno più competente di me commenti nel merito la Direttiva e l’industria della… Guerra.

Non ha fatto un grande exploit il ministro “Guerrino” ad assegnare il valore alle armi, semplificando le circonlocuzioni ingannevoli, “industria delle Difesa” (della GUERRA appunto), valore “aggiunto”: parliamo come mangiamo, il valore (economico) della guerra, perché a questo servono le armi.

Guerrini” si adegua al linguaggio mistificatorio generale, che a tutto attribuisce un “valore”, economico-commerciale, ça va sans dire. Ormai sappiamo che dobbiamo tremare ogni volta che ci viene detto che c’è qualche cosa da “valorizzare”: valorizzare un’area, un terreno, o qualsiasi cosa significa devastarla, stravolgerla, snaturarla, trarne profitto! Non certo “valorizzare” il suo ruolo sociale, ambientale, naturalistico.

La novità, semmai, è che la guerra viene ufficialmente equiparata alla speculazione urbanistica, terriera, ambientale, e via dicendo: si potrebbe dire “Crimini di guerra uguali a crimini di pace”. Ricordando il famoso detto di von Clausewitz che la guerra non sarebbe che la continuazione della politica con altri mezzi, oggi, nel tripudio neoliberista e neocolonialista, ha ragione “Guerrini” a rivendicare il valore della produzioni belliche.

Il ragionamento che volevo proporre è di riportare questa “novità” nel contesto della politica governativa, tanto più in questo momento decisivo dell’arrivo dei miliardi del Pnrr e del Next Generation Eu. Non so quanti si rendano conto realmente di cosa comporti questo governo, che qualcuno chiama inspiegabilmente, e strumentalmente, il “Governo dei migliori”, nato, imposto e accettato nei modi che sappiamo (o qualcuno lo ha dimenticato? Alla faccia della volontà elettorale che decide): io non ho dubbi che questo governo attuerà certo una trasformazione profonda del Paese, ma per consolidare in modo irreversibile il sistema neoliberista, gli interessi dei poteri finanziari, le divisioni e sperequazioni di classe, l’attuazione sfondando ogni resistenza dei progetti (spesso in stallo da anni, anche per intrinseche carenze progettuali) destinati a stravolgere e devastare ulteriormente il Paese, eliminando lacci e lacciuoli. Non è questa la sede per richiamare ad esempio la scandalosa sproporzione fra gli investimenti previsti fra l’attuazione delle grandi opere infrastrutturali e il (dis)servizio sanitario pubblico: abbiamo passato mesi a dire “niente deve essere come prima”, ma molti segnali indicano che potrà essere “peggio di prima”.

Al valore aggiunto della Guerra reclamato da “Guerrino” si può, si deve, contrapporre il valore sottratto ai servizi sociali, alla salute (che è valore diverso della “sanità”): mentre si ciancia di transizione verde, Peacelink ci rammenta giustamente che con mezzo Paese che va a fuoco l’Italia ha 716 aerei da combattimento ma solo 15 aerei per spegnere gli incendi (https://www.peacelink.it/disarmo/a/48650.html).

Ho criticato in altre occasioni il ministro della Transizione tecno-green-washingCingolato” che più di ogni altro è espressione dell’Industria della Guerra: e si vede! Nell’intervista a La Stampa2 dichiarava senza infingimenti «sono un tecnico scelto dal [banchiere, nota mia] presidente del consiglio. …La politica dà delle priorità, io cerco di assecondarle tutte»: come se le scelte fossero neutre e non esistessero i poteri forti e finanziari che le impongono, rispolverando una vecchia verità, i danculi e i piglianculi. Il linguaggio bellico si addice evidentemente al manager di Leonardo: «La transizione ecologica potrebbe essere un bagno di sangue». Insomma, guerre all’interno, all’esterno missioni militari e business dell’esportazione di armi.

Il governo e “questo Parlamento, democraticamente eletto, non si smentiscono su chi deve o non deve «versare il sangue», avendo appena ribadito la tagliola prevista dalla riforma Cartabia per i processi legati ai reati ambientali: messaggio inequivocabile, i grandi inquinatori saranno impuniti, anche i reati ambientali sono evidentemente un valore aggiunto! Sia chiaro dunque, per “valorizzare” (dal punto di vista del profitto) è necessario devastare la natura e l’ambiente.

E il lavoro: le morti sul lavoro sono un bollettino di guerra che non sembra preoccupare più di tanto il governo (per dire il vero, neanche quelli precedenti), sono un valore aggiunto per il Paese, perché è evidente per chiunque che rafforzare le leggi e i controlli sul lavoro diminuirebbe la produttività e la profittablità. Anche questo una connotazione di classe del “bagno di sangue”. Che si sta rovesciando sempre più sui lavoratori: licenziare è una necessità per una classe imprenditoriale che conosce solo la pratica di spremere il lavoro riducendo l’occupazione, per poi magari delocalizzare dove si può sfruttare meglio la mano d’opera e i controlli sono – al peggio non ci sono limiti – minori che da noi. Come, del resto, il valore aggiunto per “Guerrino” sta nel fornire armamenti per sterminare popoli.

Rimanendo alle ultime notizie, torna perfettamente che il governo di un banchiere rinunci all’opzione che il Monte dei Paschi rimanga in mano pubblica con un ruolo di supporto all’economia nazionale e alla realizzazione del Pnrr: nessun intralcio ai privati!

Tutto torna, a voler leggere le cose nella loro sostanza.

Del resto, e per finire, si pensi alla scuola: quale valore più grande dovrebbe esserci per una collettività? Eppure è evidente che non è così. Piovono i soldi per il valore dell’industria della Guerra, piovono i soldi per il valore di devastazione delle Grandi Opere ma (come avviene da 80 anni) non ci sono soldi per dimezzare le classi pollaio, è evidente che la cultura, la formazione e la maturità delle/dei giovani NON SONO UN VALORE sul quale valga la pena investire. Anzi, i “cambiamenti” nella scuola (per carità non chiamiamoli «riforme», che sono un’altra cosa) da lungo tempo sono volti a preparare una forza lavoro docile e flessibile, che è l’esatto opposto della “cultura” e della “formazione”.

Guerrini ha fatto un primo passo di chiarezza (se la gente vuole intendere), sarebbe molto sano se lo si facesse anche per gli altri settori, perché i valori del Ventennio dominano ancora, “con altri mezzi” come diceva von Clausewitz.

1 . https://www.difesa.it/Documents/Direttiva_Ministro_Guerini2907.pdf

2 . “Roberto Cingolani: ‘La rivoluzione verde rischia il fallimento, serve una svolta europea’”, La Stampa, 1 luglio 2021, https://www.lastampa.it/topnews/primo-piano/2021/07/01/news/roberto-cingolani-la-rivoluzione-verde-rischia-il-fallimento-serve-una-svolta-europea-1.40447535?ref=LSHAP-A-S4-T1&awc=9417_1627938247_fd93c9b07b12bc1b32fa877244353f84.

(*) ripreso da www.pressenza.com

DUE ALTRI LINK

https://www.unimondo.org/Notizie/Armi-italiane-agli-Emirati-e-ai-Sauditi-facciamo-il-punto-212570 (di Giorgio Beretta)

https://www.africa-express.info/2021/08/12/alex-zanotelli-accusa-basta-armi-allafrica-nel-2020-litalia-ne-ha-vendute-per-14-miliardi/

 

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

Un commento

  • Alberto Campedelli

    Pensiamo solo all^acquisto dei 90 F35 con una spesa di 80 ,miliardi di euro, cosa sono se non armi offensive?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *