Il proibizionismo acceca e uccide

Nuovi danni della ministra Beatrice Lorenzin che ha messo al bando kratom e iboga

di Enrico Fletzer e Dana Beal


L’Italia sembrava aver intrapreso alcuni passi moderati in avanti durante la
sessione speciale dell’Assemblea Generale sulle droghe delle Nazioni Unite, l’UNGASS 2016 di New York (*) dove il ministro Andrea Orlando aveva annunciato qualche forma di decriminalizzazione della cannabis e l’intenzione di abbandonare la demagogia nelle politiche sulle droghe optando per soluzioni che funzionino.
Ma probabilmente vi era qualche schizofrenia nel vecchio governo di Matteo Renzi in aggiunta alla proposta di stravolgere la migliore Costituzione del mondo (come l’attore Roberto Benigni era solito dire). Anche perché il primo agosto 2016 la ministra di destra della Sanità, la signora Beatrice Lorenzin aveva messo al bando due piante che sono considerate universalmente utili per combattere l’epidemia degli oppioidi che sta colpendo molte parti del mondo inclusi gli Stati Uniti: il kratom e l’iboga, il primo una sorta di té dell’Asia sudorientale e la seconda, una pianta utilizzata in Africa come sacramento e nelle cliniche di molte parti del mondo per la disintossicazione da eroina, anfetamina e cocaina.

Ancora una volta i proibizionisti sono il problema piuttosto che la soluzione. E aver permesso di riconfermare la destrorsa Lorenzin nel nuovo governo come ministro della Sanità sembra scimmiottare la selezione di un presidente statunitense quale Donald Trump di avere un procuratore generale piuttosto preoccupato se gli esponenti del Klu Klux Klan che fumano cannabis potrebbero smetterla di linciare la gente.
La scelta governativa di questi guardiani è una cattiva notizia per chi si batte per politiche oneste ed efficaci sulle droghe dopo il sostanziale fallimento di UNGASS 2016 a New York.

Ci piacerebbe sentire una qualche forma di auto-critica da parte del premier italiano Paolo Gentiloni che da cristiano compassionevole dovrebbe auspicare un trattamento umano ed efficace per chi è dipendente dalle droghe. Anche perché la notizia – del kratom e dell’iboga – è di questi giorni. Ma gli oppositori del proibizionismo ogni tanto non sono confortevoli con questi argomenti, dal momento che c’è anche gente che rigetta l’ibogaina considerata la progenitrice di un mondo senza droghe.

Encod – il coordinamento europeo per politiche giuste ed efficaci sulle droghe – esiste per promuovere l’autogoverno di tutti i consumatori di tutte le sostanze e favorisce lo sviluppo di giuste ed efficaci politiche, inclusa l’autoproduzione e il diritto dei popoli indigeni di proteggere il loro patrimonio culturale.

Il caso della proibizione dell’ibogaina da parte del governo italiano non è stata sufficientemente contestata dai movimenti sociali né dagli antiproibizionisti presenti nel governo italiano. In questo, quelli che non si battono per un cambiamento radicale abbracciano le politiche dell’ipersfruttamento dei pazienti per droga.

Non solamente il cosiddetto controllo delle Nazioni Unite sulle droghe è un completo fiasco rispetto alla libertà di trattamento ma addirittura alcune ong sembrano accontentarsi di rendere il proibizionismo solamente un po’ più umano. Come ha scritto un famoso filosofo, molte ong possono esser considerate come “ i guardiani dell’Impero”.

Nel frattempo negli Usa, un quasi simultaneo bando del kratom è stato fermato per la forte protesta che ha costretto la DEA a riconsiderare il provvedimento. Molte persone hanno scoperto che il suo principio attivo, la mitraginina, è più efficace per il dolore cronico degli oppiacei, e la DEA ha deciso che troppi lo stavano usando a casa per disintossicarsi dell’eroina. Il caso del kratom dimostra come i movimenti sociali potrebbero ribaltare anche in Italia il divieto dell’ibogaina e del kratom. Mentre 300 deputati e senatori discutono su come regolare la cannabis ricreativa, passa inosservato che l’ordine della Lorenzin – di mettere al bando sia la mitraginina che l’ibogaina – arriva nello stesso mese in cui la DEA cerca di proibire il kratom.

Gli Usa avevano vietato l’ibogaina nel 1967 ma essa è legale nella maggior parte dei Paesi. Per questo Encod e gli attivisti statunitensi proporranno un incontro al Parlamento italiano sui benefici dell’ibogaina, ampiamente utilizzata in Paesi confinanti come la Serbia, dove molti italiani dipendenti da sostanze come eroina, metanfetamina o cocaina vanno per disintossicarsi. Cfr.  http://www.addictiontreatmenteurope.com/drug-addiction-rehab-clinic

Il ruolo dei governi che si svegliano una mattina pretendendo di metter fuorilegge terapie naturali è molto controverso poiché il regime di controllo rende l’accesso legittimo alle medicine quasi impossibile nella maggior parte dei Paesi. La credenza che le convenzioni delle Nazioni Unite permettano un uso legale di sostanze controllate è solo una bugia. Basterebbe pensare a quello che è successo con il trattamento del dolore negli ultimi 100 anni e cosa potrebbe succedere se la ketamina venisse controllata proprio come la cannabis o l’oppio in Paesi come l’India come richiesto dalla Cina, il principale esportatore delle nuove sostanze psicoattive.

L’ibogaina non crea dipendenza, ha un potenziale di abuso pari a zero a causa degli effetti collaterali inclusi mal d’auto indotto dai movimenti durante la fase acuta. L’ibogaina è utilizzata in tutto il modo come la “Cadillac delle sostanze detossificanti”: lo fa eliminando sintomi di astinenza, inserendo un metabolita di lunga durata per combattere la depressione, ed esprimendo il fattore di crescita dei nervi – GDNF – che non solamente rigenera i ricettori della dopamina ma rinvia segnali al nucleo cellulare ordinandogli la produzione di maggior GDNF anche quando l’ibogaina ha lasciato il corpo. Per più di 30 anni le persone dipendenti hanno preso “dosi massicce” di un grammo o più per ottenere benefici cognitivi della fase di sogno-REM durante la prima, più intensa fase della esperienza con l’ibogaina. Ma in un piccolo numero di casi il dosaggio massiccio porta all’arresto bradicardico (pericoloso rallentamento del cuore), una sindrome passeggera che può esser gestita con adrenalina e bombola d’ossigeno. Questo è il motivo per cui l’ibogaina va somministrata sotto controllo medico – una considerazione che rende estremamente problematica la proibizione totale, dal momento che nessun medico si presterà a somministrare una medicina illegale.

Recentemente si è scoperto come dosi estremamente basse di ibogaina tra 18 e 16 mg al giorno – troppo basse per produrre effetti psichedelici – siano in grado di contrastare la neurodegenerazione del morbo di Parkinson. ICEERS sta per pubblicare un documento su un protocollo a basso dosaggio utilizzato con successo per disintossicare una persona dal metadone. In tal modo non è necessario l’utilizzo di grandi dosaggi, anche se possono essere preferibili in molti casi. L’obbiettivo dei proibizionisti è chiaramente stimolare l’uso esclusivo di sostanze di mantenimento come il metadone e specialmente il suboxone. Questo ultimo preparato della NIDA contiene prevalentemente buprenorfina con giusto un po’ di naloxone per far sì che sia impossibile iniettarlo, è congegnato per mantenere i tossicodipendenti agganciati a vita con qualcosa che non dà assolutamente nessuna gratificazione oppioide.

L’ibogaina è tra le sostanze più studiate al mondo, con risultati disponibili per l’eroina e cocaina/alcool (Brasile) nonostante non siano stati effettuati grandi trial clinici a causa della resistenza dei partigiani delle terapie agoniste. Per quanto riguarda il kratom, la Lorenzin cita solo un caso di possibile intossicazione. La polizia di Bolzano intanto ha bloccato un curandero che curava tossicodipendente con un pezzo di radice di iboga combinato con il kambo (veleno dei rospi).

Ovviamente un divieto totale garantisce il fatto che ibogaina di qualità medica non sarà mai più disponibile e che i medici non saranno presenti per somministrarla. Noi chiediamo agli antiproibizionisti di distogliersi per qualche istante dalla lotta per la cannabis per combattere questo fascismo strisciante esponendo completamente la questione nel Parlamento italiano.

LE TRE VIGNETTE, scelte dalla redazione, sono di Giuliano Spagnul. [db]

(*) cfr qui New York, 19/21 aprile: Ungass 2016

 

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