Il referendum lombardo-veneto: il lungo prima e l’incerto dopo

Una “divagazione”sui numeri di Franco Astengo; le riflessioni di Giampaolo Ventoruzzo; mentre Giorgio Chelidonio si aggira dalle parti dell’Adda

 

QUALCHE DIVAGAZIONE SUI NUMERI DEL REFERENDUM LOMBARDO – VENETO

di Franco Astengo

Finalmente, nella tarda mattinata del 23 ottobre, sono arrivati i numeri definitivi del referendum sull’autonomia del Lombardo-Veneto.

Responsabilità del ritardo il sistema di voto elettronico adottato in Lombardia rivelatosi molto più farraginoso del previsto: in verità se il meccanismo adottato fosse stato esplicitato in anticipo si sarebbe capito subito che i tempi sarebbero slittati rispetto a quelli del Veneto, dove si è votato con il sistema tradizionale.

Prescindendo da questo elemento emerge sicuramente un dato: al di là di ciò che potrà o non potrà essere determinato sul piano legislativo, istituzionale, amministrativo dai dati referendari è emerso con chiarezza l’esistenza di un problema al riguardo del Nord-Est del Paese.

Un problema che si presentava già con chiarezza da tempo, derivante dalla particolare struttura economica di quella parte d’Italia adottata nel momento del passaggio dallo sviluppo agricolo a quello piccolo medio-industriale con il sistema dei distretti e la ridotta dimensione delle concentrazioni produttive con forti quote di lavoro a dimensione artigianale, se non casalingo: modello che presenta, innalzando la percentuale del lavoro autonomo, evidenti questioni di carattere fiscale (non a caso la più alta percentuale di partecipazione al voto si è avuta nel vicentino, laddove proprio il modello di sviluppo appena indicato ha avuto fin dagli anni’80 il massimo della sua espansione reclamando in conseguenza un alto grado di autonomia nell’organizzazione sociale).

Nel voto referendario emerge una vera e propria faglia geografica corrispondente più o meno addirittura all’antico confine tra il Granducato di Milano e la Repubblica di Venezia, nella sua parte di terraferma, cioè l’Adda, come ci ha ricordato Manzoni nei Promessi Sposi. Nel milanese l’interesse per l’autonomia è molto debole mentre cresce a partire dal bergamasco e relative valli.

Non esiste quindi un Lombardo-Veneto, ma un Veneto con propaggini lombarde: situazione con la quale fare comunque i conti.

Disponendo soltanto dei numeri globali proviamo comunque a sviluppare un minimo di analisi.

VENETO

I voti validi nell’occasione del referendum 2017 sono stati 2.317.923 con 2.262.955 favorevoli.

Se assumiamo (com’è giusto) come dato politico il punto di partenza di una proposta che viene dal centro-destra non si può non notare come la stessa abbia sfondato sia nel campo del centro sinistra sia in quello del Movimento 5 Stelle.

I voti validi espressi nel referendum 2017 infatti hanno superato i voti validi espressi nelle Regionali 2015 che assommavano a 2.212.204 nelle espressioni di suffragio per i candidati presidenti: Zaia ottenne 1.108.065 voti, la candidata del Pd Alessandra Moretti 583.147 e quella del M5S 262.749. Rispetto alle Regionali 2015 si può quindi ben affermare che la proposta referendaria abbia sia pur minimamente sfondato anche nel campo dell’astensione.

Da considerare inoltre che la quota dei voti validi ottenuta nel referendum 2017 equivale più o meno anche al totale dei voti validi realizzato nelle Europee 2014 che assommò a 2.397.744.

Considerato il trend della partecipazione elettorale non è quindi esagerato definire l’esito veneto quasi come quello di un plebiscito.

LOMBARDIA

Ben diverso il quadro della Lombardia dove i voti validi sono stati in totale 2.987.903: 2.869.268 sì e 118.635 no.

Oltre all’emergere di quella spaccatura geografica già indicata si può ben affermare che in questo caso non si è verificato alcun sfondamento da parte del centro destra che detiene la maggioranza in regione verso gli altri campi.

Maroni infatti fu eletto nel 2013 con 2.456.921 voti, staccando Ambrosoli fermo a 2.194.169 e il candidato del M5S a 775.211 per un totale di voti validi di 5.737.827 (compresi naturalmente altri candidati oltre i tre indicati).

In sostanza al referendum 2017 i voti validi sono stati rispetto a quelli delle Regionali il 52,07%. Si rappresenta quindi circa il 37% dell’intero elettorato lombardo (cancelliamo l’oltre 90%, così come va cancellata la stessa percentuale per quel che riguarda il Veneto regione nella quale il sì si attesta però al 60,18%, di conseguenza la maggioranza assoluta).

Riassumendo: il dato referendario indica come non esista alcun Lombardo-Veneto considerato che il voto ha avuto nelle due regioni un esito ben difforme.

Emerge quindi come problema politico una questione riguardante il Nord-Est e si presentano tendenze ben diverse soprattutto fra Milano e il suo hinterland e parte della stessa regione Lombardia, all’interno della quale comunque la tensione autonomistica appare molto meno sentita che non nelle province venete; è questione essenzialmente di struttura economica e produttiva (e di conseguenza fiscale): un discorso che viene da lontano e che non sarà semplice da affrontare.

Da ricordare, infine, che i due quesiti (diversi tra Lombardia e Veneto) apparivano quanto mai generici se non ambigui: il presidente della Regione Veneto ha dichiarato che intende aprire un confronto con il governo su 37 punti. Se questi 37 punti fossero stati ben esplicitati allora l’elettorato avrebbe potuto compiere una scelta ben più ponderata di quella sicuramente approssimativa compiuta domenica scorsa.

 

Accordi e disaccordi con Franco Astengo

di Giampaolo Ventoruzzo

Mi sembra un commento sicuramente interessante ma non completamente condivisibile.

Non penso siano comparabili i voti espressi per il referendum e quello delle precedenti elezioni regionali: ben diverso il sentimento. Sulle elezioni politiche, di qualsiasi ordine siano, c’è poco entusiasmo, sull’autonomia si accendono gli animi. Se guardiamo ai voti in generale, nel 2016 Zaia è stato eletto al primo turno con il 50,1% dei voti. A questi si possono aggiungere il 2,5% degli indipendentisti, lo 0,9% dell’Altro Veneto e un 11,9% di Tosi. Nella consultazione per l’autonomia, i voti sono stati il 60,1%, se non erro con il 95% di SI. Quindi i Si corrispondono al 57% dei voti degli aventi diritti. Siamo quindi lì, non ci sono molte scosse. Anzi, tra i SI ci sono anche voti del M5S e del PD.

Molto peggio per la Lombardia, dove il 30% significa un fallimento della consultazione.

Diverso, però, il discorso generale. É evidente che si conferma uno zoccolo molto duro della destra che non dà segnali di cedimento, anzi. Non so come andrà avanti la faccenda, ma sicuramente questa consultazione resterà ben custodita nel cassetto e sarà usata. Quello che mi preoccupa, al di là dell’autonomia, è che non vedo nessuno, ma proprio nessuno che sappia proporre od opporre ipotesi politiche alternative.

Riflessioni storicizzate sul “confine” occidentale della “veneticità in salsa leghista”
di
Giorgio Chelidonio
All’indomani dello pseudo-referendum “lombardo & veneto” (la cesura è d’obbligo) in un lungo commento a firma di Franco Astengo –
QUI SOPRA – mi ha colpito il seguente passaggio «Nel voto referendario emerge una vera e propria faglia geografica corrispondente più o meno addirittura all’antico confine tra il Granducato di Milano e la Repubblica di Venezia, nella sua parte di terraferma, cioè l’Adda, come ci ha ricordato Manzoni nei Promessi Sposi».
L’Adda come confine fluviale, mi era però del tutto nuovo e quindi andava esplorato: la mia memoria è andata subito a Cassano d’Adda [LINK 1] sul cui ponte Ezzelino III da Romano [LINK 2] fu ferito e catturato (il 16 settembre 1259) mentre tentava di forzarlo “
manu militari” verso Milano.
Quel “confine fluviale”, però, era già stato ripetutamente guerreggiato:
– poco più ad Ovest, sul fiume Oglio, nel 223 a. C. il console Gaio Flaminio [LINK 3] sconfisse i Galli Padani;
– nel 490 d. C. Teodorico re degli Ostrogoti vi sconfisse Odoacre e i sui Eruli [LINK 4];
– cinque secoli dopo Berengario, re d’Italia, vi bloccò l’invasione degli Ungari [LINK 5];
– altri 500 anni dopo (14 maggio 1509) l’esercito francese di Luigi XII vi inflisse (in località Ghiara d’Adda) una sconfitta ai Veneziani talmente pesante che, per poco, la stessa Repubblica non ne fu azzerata [LINK 6].
Infine, nel 1796, l’attraversamento del fiume Adda permise alle armate napoleoniche di raggiungere il ponte Lodi, dove batterono [LINK 7] un’armata austriaca.
Puntualizzato questo confine fatto riaffiorare, emblematicamente, dai diversi esiti del suddetto “pseudo referendum”, torno ad evocare elementi, articoli e date (non così antichi) che stanno alla base dei 2 leghismi:
– quello veneto nacque nel 1979-80 con il nome di Liga Veneta [LINK 8] e già nel 1983 fu in grado di far eleggere un deputato e un senatore;
– quello “
lumbàrd” fu fondato, col nome di “Lega Lombarda” [LINK 9] nel 1984. Solo nel 1989 si fuse con la Liga Veneta, dando vita alla “Lega Nord”. In quest’ultima dimensione l’offuscamento della Liga Veneta fu progressivo, specie dal 1994, in concomitanza con la breve esperienza di governo con il neonato partito berlusconiano “Forza Italia”.
Questa mia carrellata sul “confine dell’Adda” non vuol certo impaludarsi nei successivi 30 anni di storia: la logica, già tardo-craxiana, ha finito per involvere il partitismo italiano in concitate stagioni di trasformismo fino a trasfigurarlo in tanti “partiti di”: la progressiva prevalenza di autocrati più o meno ingombranti ci ha spiaggiati nel
cul-de-sac dei nostri giorni, in cui gran parte de “l’asinistra” è ormai mutata in “PdR” [LINK 10]. Mentre l’autorottamazione – vero e proprio “miracolo rovérso” [LINK 11] – renziana si sta completando, per provare a capire la presunta risurrezione della Liga Veneta non mi resta che indirizzare ad alcuni articoli e interviste di Gian Antonio Stella, esperto di veneticità sociopolitica e editorialista del “Corriere della Sera”. Ne elenco, in ordine cronologico inverso, alcuni titoli:
Referendum, la rivincita del «Leon» e i malumori veneti nei decenni di Lega a dominio lombardo” (23.10.2017) [LINK 12];
Veneti, schéi finiti: svegliatevi! > intervista (16.10.2014) allo stesso [LINK 13];
– “Schéi”,
un suo libro pubblicato nel 1996! [LINK 14]. Concludendo, anche rifacendomi “a memoria” a quest’ultimo testo, aggiungo un ultimo rimando socio-storico ai “confini occidentali” (non solo Adda, ma anche Mincio e Adige) dove la veneticità sfumava (e sfuma tuttora) in multiformi identità linguistiche trentine e lombarde: “Arlecchino”, maschera bergamasca [LINK 15] che nella versione “Servitore di due padroni” incarna gli effetti di 3 secoli di dominazione veneziana, che nei suoi proclami si definiva, appunto, “La Dominante” [LINK 16].
E, infine, se a qualcuno interessasse approfondire il tema della pseudo-veneticità veronese il mio punto di vista si può consultare su: https://www.academia.edu/4505092/Le_radici_tradizionali_e_culturali_della_veronesit%C3%A0?auto=download

LINKS

  1. https://it.wikipedia.org/wiki/Cassano_d%27Adda
  2. http://www.treccani.it/enciclopedia/ezzelino-iii-da-romano/ > Ezzelino è figura del Veneto medievale che mi ha sempre incuriosito: podestà e capitano del popolo di Verona (dal 1225 al 1230) e in seguito nominato vicario imperiale da Federico II, arrivò ad estendere una sorta di signoria su Belluno, Vicenza, Verona, Bassano, Padova, Brescia e, fugacemente, persino su Trento. Il suo potere sopravvisse per quasi un decennio alla morte di Federico II (1250) ma nel 1254 fu scomunicato (per eresia!?) da papa Alessandro IV che, nel 1256, incaricò Azzo VII d’Este, podestà di Ferrara, di condurre una “crociata” contro Ezzelino, baluardo residuo della politica imperiale.
  3. https://it.wikipedia.org/wiki/Gaio_Flaminio_Nepote
  4. https://it.wikipedia.org/wiki/Conquista_dell%27Italia_di_Teodorico#Intervento_barbarico:_L.27Adda
  5. http://www.treccani.it/enciclopedia/berengario-i-duca-marchese-del-friuli-re-d-italia-imperatore_%28Dizionario-Biografico%29/ > in un altro scontro (24 settembre 898 d.C,) gli Ungari avevano inflitto a Berengario una significativa sconfitta proprio sulle rive dell’Adda > http://www.pressandarcheos.com/articoli/il-regno-italico-indipendente-berengario-del-friuli/
  6. https://it.wikipedia.org/wiki/Battaglia_di_Agnadello + http://www.icsm.it/articoli/ri/agnadello.html
  7. https://it.wikipedia.org/wiki/Battaglia_di_Lodi
  8. http://www.treccani.it/enciclopedia/liga-veneta_(Dizionario-di-Storia)/
  9. http://www.treccani.it/enciclopedia/lega-nord/
  10. http://www.repubblica.it/politica/2017/02/20/news/scissione_pd_contro_il_pdr_sta_nascendo_il_pd_a-158729015/
  11. https://www.discogs.com/it/Canzoniere-Popolare-Veneto-El-Miracolo-Roverso/release/9196926 > prendo a prestito, in termini puramente evocativi, il titolo, rigorosamente veneto anzi veneziano, di questo splendido LP (1975). Non dimenticando, però, di aggiungere a questa citazione la storia parallela delle canzoni (e dei testi) di Gualtiero Bertelli > http://www.gualtierobertelli.it/impegnotesto3.htm
  12. http://www.corriere.it/referendum-autonomia-lombardia-e-veneto/notizie/rivincita-leon-malumori-veneti-decenni-lega-rocchetta-comencini-26fa1564-b82d-11e7-aa18-cabdc275da27.shtml
  13. http://www.vvox.it/2014/10/16/stella-veneti-finito-degli-schei/
  14. http://www.mondadoristore.it/Schei-Gian-Antonio-Stella/eai978880447955/
  15. http://www.sapere.it/sapere/strumenti/domande-risposte/cultura-spettacolo/Dove-e-nata-la-maschera-di-arlecchino.html
  16. https://it.wikipedia.org/wiki/Domini_di_Terraferma

PER LE IMMAGINI:      https://it.wikipedia.org/wiki/Il_pianeta_dei_Bauscia > Gino e Michele – Baldini & Castoldi, 1993

nella foto: da  sinistra Umberto Bossi, Marco Formentini, Francesco Speroni e Franco Rocchetta al tempo in cui i “lumbard” stavano emarginando il leghismo veneto. http://www.corriere.it/referendum-autonomia-lombardia-e-veneto/notizie/rivincita-leon-malumori-veneti-decenni-lega-rocchetta-comencini-26fa1564-b82d-11e7-aa18-cabdc275da27.shtml

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