Il signore delle 100 ossa

di Valerio Calzolaio

Lipsia. Aprile 1939. Il quasi insonne e quasi 26enne Martin Bora, capelli scuri e occhi verdi, alto e ricco, nonni fratelli sassoni, padre direttore d’orchestra, patrigno generale, dopo aver fatto volontariato franchista in Spagna nel ‘37, ora è un tenente dell’esercito assegnato al servizio di controspionaggio militare del Terzo Reich. Dikta parte per una lunga vacanza in Francia e lui deve partecipare a una ristretta conferenza trilaterale tedesco-nipponica-italiana per individuare una spia. Tutto si svolge in un hotel, molto presto due giapponesi sono trovati uccisi, insieme. C’è una strana fila di 15 formiche morte. Fra dibattiti su tecnologie militari, affari segreti, disquisizioni culturali, coperture interessate, annunci di guerra Bora indaga con parziali successi. Si parla dell’inizio carriera del protagonista della bella serie della docente di gioventù italiana Ben Pastor (“Il signore delle cento ossa”, Sellerio 2011, pagine 400, euro 14; originale 2011; traduzione di Paola Bonini), in terza sul protagonista che scrive pure un diario in minuto corsivo gotico. Segnalo il 20 aprile. Colloredo richiama Ricci e Tucci. Lirica e Cole Porter. Pasti.

PICCOLA NOTA

Consueto appuntamento (di solito il sabato) con le recensioni giallo-noir di Valerio Calzolaio che in prima battuta escono su “Il salvagente”.

 

Redazione
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