Il sorriso del Re

di Pietro Ratto

Umberto_II,_1944

E’ la sera del 4 giugno. Lo scrutinio dei voti è già avanti: i voti di italiani e (novità) di italiane, alle urne nei due giorni precedenti. Già da ventidue anni, a dire il vero, il voto alle donne è sancito per legge. E’ il segreto del potere, quel segreto che anche il Duce conosceva a menadito: infervorar le masse concedendo platealmente diritti che poi, nei fatti, non si accordano mai. Ma l’italiano è così: puoi fargli credere o accettare qualsiasi cosa, basta presentargliela nel modo giusto.

Intorno alle 22 il ministro della Real Casa, informato da De Gasperi, entra nella camera buia, in punta di piedi. Il re è seduto in poltrona, assorto nei suoi pensieri. Maestà, la monarchia vincerà. Non credo che la repubblica abbia molte possibilità. Umberto II sorride. Gli italiani son sudditi, ce l’hanno nel sangue. Li puoi derubare, imbrogliare, abbandonare nelle mani di un tiranno o tra gli artigli avvelenati di un ex alleato appena tradito.. Al momento buono, sta’ sicuro che correranno a leccare la mano di quello stesso padrone che li ha appena bastonati. La monarchia vincerà.

La mattina successiva il quadro è già appeso al contrario. L’Unità esulta: la repubblica vincerà. L’Avanti, minaccioso, le fa eco: o repubblica o caos! Ma siamo in Italia: qui, le cose, come vadano davvero non lo capisci mai. Umberto, precipitato dall’altare alla polvere, fa le valigie gridando al broglio, mentre sulle scrivanie dei giudici di Cassazione piovono ricorsi a bizzeffe. Il numero degli aventi diritto al voto? Non si sa. I tre milioni di dispersi che torneranno a casa a cose fatte? Quisquilie. Le regioni rimaste fuori dalle consultazioni? Pazienza. Il numero effettivo delle schede bianche e nulle, ad elezioni concluse? Sembra aggirarsi intorno al milione e mezzo, ma nel giro di una settimana Togliatti le dà già per distrutte, escludendo così qualsiasi possibilità di ricontare i voti.

Togliatti, già.. C’è chi racconta di una sua velenosissima telefonata, quella notte, ai funzionari di quello stesso ministero di Grazia e Giustizia che presiede.. Parola d’ordine: repubblica a tutti i costi. No, niente da fare: gli italiani son sudditi. Riescono a sottomettersi persino alla democrazia. Passano da un padrone all’altro con la disinvoltura di un pulcinella, con quella dimestichezza nei confronti della succubanza che è frutto di secoli di servitù. Francesi, spagnoli, austriaci.. Ora è il turno degli americani, e della loro democrazia da copertina patinata. E gli americani, dopo tre anni passati ad arrampicarsi sull’Italia giusto per tenere i crucchi lontani dalle spiagge della Normandia, non accetterebbero mai la vittoria dei regali fiancheggiatori del Duce. Gli americani non perdono mai. Quando marca male, piuttosto escono di scena, ma non perdono. Un po’ come in ospedale. Il moribondo va a crepare lontano, rispedito a casa. Gli USA, in quell’Italia che hanno definito il ventre molle dell’Asse, ora vogliono una “democrazia”, seppur “controllata” e tenuta saldamente al riparo da qualsiasi tentazione di sinistra.

Gli italiani son sudditi, si sa. Che ridere, quel Mazzini e tutto il suo parlar di popolo, di libertà… Da un re ci si libera soltanto con un altro re. E’ inutile: gli italiani amano il tiranno; quello che può anche avere tutti i difetti del mondo, ma al momento giusto sa rovistare nel suo armadio e trovarci, incastrata tra le costole di decine di scheletri, la giusta raccomandazione. Immorale, assassino, mafioso. L’importante è che sappia fare il suo lavoro. Cioè? Sappia decidere, sappia trarre d’impaccio un popolo di cittadini da sempre indifferenti al giusto e allo sbagliato, al vero e al falso. Sappia accontentare un popolo a cui, in fin dei conti, basta la pagnotta. Un branco di cagnolini a cui lanciare una manciata di briciole per vederseli scodinzolare davanti. Un po’ di zuffe, qualche sparo per aria, poi ecco gli italiani apprestarsi – volenti, nolenti, ma pur sempre indolenti – a fare il loro ingresso in una repubblica che forse non è proprio la loro, che forse è soltanto la prima di tutte le americanate a cui stanno per assistere, al ritmo serrato delle ripetute sentenze di Cassazione. Che, ad uno ad uno, annullano tutti i ricorsi.

Chiamalo monarchia, repubblica, democrazia… Ciò che conta è che è pur sempre il potere, a cui sottomettersi, a cui affidarsi. Il potere di chi sa sempre come e cosa fare. Di chi sa pensare per te. Di chi, alla fine, trova sempre una soluzione per farti avere un pezzetto di pane ed un tetto sotto cui continuare a sognare.

Ci saranno altri giorni. Altri annunci, altre immagini. Sfileranno altri uomini, altre facce, altre parole e altri Re. Automobili, aerei, missili, droni. Fiumi di Coca-Cola, montagne di pop corn.. Cambieranno i cognomi, le promesse, le voci.
Sullo sfondo, però, quella stessa atmosfera appiccicosa ed ambigua, un po’ opprimente, un po’ soffocante, dell’inizio di giugno di tanti anni fa.. E il sorriso maligno di un re come tanti..

Gli italiani son sudditi: ce l’hanno nel sangue.

Cfr. anche P. Ratto, Un popolo di coglioni, La Bottega del Barbieri

Pietro Ratto è su Facebook e su Twitter. Qui, tutti i suoi scritti “in Bottega” ed una sua biografia

Pietro Ratto
Nato nel 1965, si è laureato in Filosofia ed Informatica nel 1990 con una tesi in Intelligenza Artificiale. Dal 1995 è iscritto all'Albo dei Giornalisti. Professore di Filosofia, Psicologia e Storia, ha vinto diversi Premi letterari di Narrativa e di Giornalismo. Collabora saltuariamente con il quotidiano La Stampa e gestisce i siti "BoscoCeduo" (www.boscoceduo.it) e "IN-CONTRO/STORIA" (www.incontrostoria.it).
Le sue pagine Facebook e Twitter intitolate "BoscoCeduo" sono quotidianamente frequentate da centinaia di docenti ed alunni italiani.

I suoi libri:
- P. Ratto, "Le pagine strappate", Elmi's World, 2014
- P. Ratto, "La Passeggiata al Tramonto. Vita e scritti di Immanuel Kant", Leucotea, 2014
- P. Ratto, "Il Gioco dell'Oca", Prospettiva editrice, 2015
- P. Ratto, "I Rothschild e gli altri", Arianna editrice, 2015

Pietro Ratto è anche musicista. E' stato infatti fondatore e leader del gruppo di rock progressivo ATON'S (vedi http://www.atons.it oppure, su Wikipedia, http://it.wikipedia.org/wiki/Aton's), uno dei riferimenti più importanti del neo-progressive italiano a livello internazionale, dal 1977 al 1999, con una decina di album all'attivo.

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