Il tempo: riflessioni “in tempore pestis”. E oltre.

di Giorgio Chelidonio

A seguire una noticina di db a proposito di una lettura scenica per il “post corona virus”

In questo nostro “tempo confinato” la percezione del suddetto si dilata e si accorcia continuamente: prima il “tempo normale” era scandito da bisogni, relazioni, progetti e lavori. Ben più raramente, allora, da elucubrazioni. Oggi il mio tempo oscilla fra quello “da riempire” a quello che “non ce n’è mai abbastanza”, per seguire idee, esumarne di vecchie, per fare “quello che serve”.
Eppure, già prima di 50 anni fa, quando il tempo scorreva così intenso da farlo percepire «come infinito» [LINK 1] ero stato impressionato da una frase di una canzone di Simon & Garfunkel:
Time it was, and what a time it was, it was
A time of innocence, A time of confidences
Long ago, it must be, I have a photograph
Preserve your memories; They’re all that’s left you
.” [LINK 2]
Questo ricordo, così vivo e così remoto, mi spinge a farmi “pescatore di significati” della parola e dell’idea tempo.

Secondo la pagina inglese di Wikipedia: «»Il tempo è il continuo progresso indefinito dell’esistenza e degli eventi che si verificano in una successione apparentemente irreversibile dal passato, attraverso il presente, al futuro. Il tempo è una quantità componente di varie misure utilizzate per sequenziare gli eventi, confrontare la durata degli eventi o gli intervalli tra di essi e quantificare i tassi di variazione delle quantità nella realtà materiale o nell’esperienza cosciente. Il tempo viene spesso definito quarta dimensione, insieme a tre dimensioni spaziali» [LINK 3].
Se questa brevissima definizione scientifico-divulgativa può suonare un po’ criptica, ecco che il sito
www.thoughtco.com – che frequento da diversi anni per la sua interessante rubrica geoarcheologica – può fornire altre sintetiche definizioni di tempo [LINK 4]:

«Il tempo è familiare a tutti, ma è difficile da definire e capire. Scienza, filosofia, religione e arte hanno diverse definizioni di tempo, ma il sistema di misurazione è relativamente coerente.

Gli orologi si basano su secondi, minuti e ore. Mentre le basi di queste unità sono cambiate nel corso della storia, risalgono alle loro origini nell’antica Sumeria. La moderna unità di tempo internazionale, la seconda, è definita dalla transizione elettronica dell’atomo di cesio. Ma che cos’è esattamente il tempo?

Definizione scientifica

I fisici definiscono il tempo come la progressione degli eventi dal passato al presente nel futuro. Fondamentalmente, se un sistema è immutabile, è senza tempo. Il tempo può essere considerato la quarta dimensione della realtà, usata per descrivere eventi nello spazio tridimensionale.
Non è qualcosa che possiamo vedere, toccare o gustare, ma possiamo misurarne il passaggio.
Le equazioni della fisica funzionano ugualmente bene se il tempo si sposta in avanti nel futuro (tempo positivo) o indietro nel passato (tempo negativo). Tuttavia, il tempo nel mondo naturale ha una direzione, la cosiddetta “freccia del tempo”.
La domanda sul perché il tempo è irreversibile è una delle maggiori domande irrisolte della scienza.
Una possibile spiegazione è che il mondo naturale segue le leggi della termodinamica: la “seconda” afferma che all’interno di un sistema chiuso, l’entropia del sistema rimane costante o aumenta.
Se l’universo è considerato un sistema chiuso, la sua entropia (grado di disordine) non può mai diminuire. In altre parole, l’universo non può tornare esattamente allo stesso stato in cui si trovava.
Nella meccanica classica, invece, il tempo è uguale ovunque.
Gli orologi sincronizzati rimangono d’accordo. Tuttavia, sappiamo dalla relatività speciale e generale di Einstein che il tempo è relativo» [LINK 5].
Dipende, cioè, dal quadro di riferimento di un osservatore. Ciò può comportare una dilatazione del tempo, in cui il tempo fra gli eventi diventa più lungo (dilatato) più si avvicina alla velocità della luce. Gli orologi in movimento funzionano più lentamente degli orologi fissi, effetto che diventa più pronunciato quando l’orologio in movimento si avvicina alla velocità della luce.
Gli orologi sui jet o in orbita registrano il tempo più lentamente di quelli sulla Terra, le particelle di muone [LINK 6] decadono più lentamente quando sono in caduta e l’esperimento Michelson-Morley [LINK 7] ha confermato la contrazione della lunghezza e la dilatazione del tempo.
Poter viaggiare nel tempo significherebbe la possibilità di spostarsi avanti o indietro verso diversi punti nel tempo, proprio come spostarsi fra diversi punti nello spazio. Saltare in avanti nel tempo si verifica in natura: gli astronauti sulla Stazione Spaziale Internazionale saltano in avanti nel tempo quando tornano sulla Terra a causa del suo movimento più lento rispetto alla stazione.
L’idea di viaggiare indietro nel tempo, tuttavia, pone problemi. Una questione è causalità o meglio “causa ed effetto”. Tornare indietro nel tempo potrebbe causare paradossi, come il cosiddetto «paradosso del nonno»: se tu viaggi indietro nel tempo e uccidi tuo nonno, prima che tua madre o tuo padre nascessero, potresti impedire la tua nascita.
Il cervello umano è attrezzato per tenere traccia del tempo. I nuclei soprachiasmatici [LINK 8] del cervello sono la regione responsabile dei ritmi quotidiani o circadiani. Ma i neurotrasmettitori e i farmaci influenzano la percezione del tempo. I prodotti chimici possono eccitare i neuroni in modo che si attivino più rapidamente rispetto al normale tempo di accelerazione, mentre la riduzione dell’attivazione dei neuroni rallenta la percezione del tempo. Fondamentalmente, quando il tempo sembra accelerare, il cervello distingue più eventi in un intervallo. Sotto questo aspetto, il tempo sembra davvero volare quando ci si diverte.
Il tempo sembra, invece, rallentare durante le emergenze o il pericolo. Gli scienziati del Baylor College of Medicine di Houston affermano che il cervello non accelera realmente ma è l’amigdala diventa più attiva. L’amigdala è la regione del cervello che crea ricordi. Man mano che si formano più ricordi, il tempo sembra trascinarsi.
Lo stesso fenomeno spiega perché le persone anziane sembrano percepire il tempo muoversi più velocemente di quando erano più giovani. Gli psicologi credono che il cervello formi più ricordi di nuove esperienze che di quelle già familiari: dato che un numero inferiore di nuovi ricordi viene costruito più avanti nella vita, il tempo sembra passare più in fretta.
Per quanto riguarda l’universo, il tempo ha avuto un inizio. Il punto di partenza è stato 13.799 miliardi di anni fa quando si verificò il Big Bang. Possiamo misurare le radiazioni cosmiche di fondo come microonde del Big Bang, ma finora non si sono rilevate radiazioni aventi origini precedenti. Un altro interrogativo sull’origine del tempo è che se si estendesse all’infinito all’indietro, il cielo notturno si riempirebbe di luce proveniente dalle stelle più vecchie.

Infine … il tempo finirà? Anche questa domanda risulta finora priva di risposta. Se l’universo si espandesse “all’infinito”, il tempo dovrebbe continuare. Se si verificasse un nuovo Big Bang, la nostra linea temporale terminerebbe e ne inizierebbe una nuova. Negli esperimenti di fisica le particelle casuali derivano dal vuoto, quindi non sembra probabile che l’universo possa diventare statico o senza tempo. “Lo scopriremo solo vivendo” se il nostro si allungherà a sufficienza, oppure … solo il tempo lo potrà dire.

LINKS

+ https://it.wikipedia.org/wiki/Etere_luminifero > teoria in voga nel XIX secolo.

NELLA PRIMA FIGURA: la maschera indossata dai dottori durate la peste del 1656 https://it.wikipedia.org/wiki/Abito_del_medico_della_peste#Storia

QUI SOTTO UN FAMOSO QUADRO DI SALVADOR DALI’

UNA NOTICINA DI DB: «PRIMA CHE IL TEMPO FINISCA»

Siccome il corona virus prima o poi finirà (o rallenterà soltanto?) approfitto di questa bella nota di Giorgio Chelidonio per riproporre una mia lettura scenica.

Ecco la scheda. Uno “spot” se volete.

«Prima che il tempo finisca» capiremo se aveva ragione Albert Einstein a scrivere «le persone che credono nella fisica sanno che la distinzione fra passato, presente e futuro non è che una cocciuta illusione».

«Prima che il tempo finisca» è una lettura a due voci, scritta da Daniele Barbieri e dedicata a Riccardo Mancini: due persone in scena (di solito db e Agata Marchi) con l’aiuto di insoliti orologi “costruiti” dal centro sociale Brigata 36 di Imola.

Un rubinetto gocciola e scandisce un tempo sincopato, perfetto. Partiamo da lì vagabondando fra scienza, fantascienza, lavoro e incontrando musica sempre più veloce, Karl Marx, Margherita Hack, la fantascienza – Philip Dick, Fredric Brown, Isaac Asimov, James Ballard – il fisico Carlo Rovelli, Julio Cortazar… L’homo quasi sapiens possiede davvero il concetto di tempo? E l’homo forse ultra-sapiens potrà e vorrà viaggiare nel tempo?

NOTA TECNICA: La lettura dura circa 60 minuti con gli inserti sonori e cinematografici. Del testo esistono due versioni, un po’ diverse: una più scientifica e un’altra, maggiormente legata al “tempo di lavoro” e dunque alla politica. E’ un testo pensato per due voci ma in caso di necessità si può trasformare in monologo.

Per informazioni: pkdick@fastmail.it

 

Giorgio Chelidonio

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