«Il teorema del bus 94» di Lorella Zanardo

Da anni a luglio ripeto un esperimento il cui esito finale spero mi sorprenda ma che finora mi ha dato sempre eguale risultato.

La 94 è una linea di autobus a Milano […] molto frequentata. Attendo una mattina quando la temperatura e l’umidità sono altissime […] e intorno alle 11 vado alla fermata della 94.

Salgo e mi assale il caldo opprimente, l’aria è irrespirabile, gli abiti si appiccicano al corpo, la promiscuità con gli altri rende il tragitto più faticoso […].

Tutti i finestrini sono chiusi.

Mi faccio strada educatamente fra i passeggeri e, in silenzio, comincio ad aprire il primo finestrino […]. L’impresa non è agevole: i finestrini a scorrimento resistono […]

Dal secondo finestrino in poi tutti gli sguardi erano su di me […] Dal secondo finestrino in poi l’interesse svagato delle persone intorno a me diventa attenzione interrogativa, come se proprio non si spiegassero cosa sto facendo: come se l’apertura del primo finestrino rispondesse a un desiderio personale di soddisfare un mio bisogno di refrigerio. Ma l’apertura del secondo, del terzo… perché?

Con la terza faticosa apertura accade quasi sempre che un passeggero mi si avvicini e, senza che ci sia un accordo verbale, si sporge con me e mette la mano accanto alla mia per rafforzare la spinta  […]. Dal quarto in poi altri si avvicinano  […].

Sempre, verso la fine, qualcuno – di solito anziano – dice a voce alta: «Era ora, si moriva di caldo». Molti annuiscono […].

E allora finalmente chiedo a voce alta e con sincera curiosità: «Ma scusate, se avevate caldo perché non li avete aperti voi i finestrini?». Alla domanda, negli anni segue sempre un silenzio tra l’imbarazzato e l’interrogativo […].

Ho verificato che sulla 94 né quest’anno né negli anni precedenti sia mai stato esposto un cartello che vieti l’apertura dei finestrini.   

UNA NOTA E UN DOPPIO INVITO

Questa bellissima storia, che ho un pochino sintetizzato, apre «Il corpo delle donne» di Lorella Zanardo, che Feltrinelli ha da poco pubblicato (13 euri per 208 pagine). Come spero molte e molti sappiano quel titolo – «Il corpo delle donne» – rimanda a un documentario, choccante nella sua normalità, che per fortuna negli ultimi tempi ha circolato sia in rete (lo si può vedere cliccando su www.ilcorpodelledonne.net) che dal vivo. Io a esempio ne ho visto un frammento l’anno scorso ai Mondiali antirazzisti: fra le tante cose per me impressionanti vi fu la reazione di straniere/i che spesso chiedevano, con sincera ansia: «ma anche la Rai, cioè una tv di Stato, trasmette questa roba? Ma veramente voi in Italia permettete che le donne vengano offese in questo modo volgare, violento e fascista?».

Vorrei aggiungere due inviti.

Il primo è, se non lo avete già fatto, vedere il documentario e magari organizzare proiezioni pubbliche ma ora anche leggere, consigliare, regalare, far circolare questo bel libro che ne è una naturale prosecuzione.

Il secondo invito è riflettere con calma su questo straordinario teorema del bus 94 e in particolare sulle frasi «come se proprio non si spiegassero» e poi «ma perché non li avete aperti voi?». Da tempo mi ronza in testa un’ideuzza che, da settembre, mi piacerebbe trasformare in una rubrica – la vorrei scritta collettivamente – su questo blog: ovvero raccontare minime storie quotidiane (che sono però anche straordinarie metafore, lezioni di buona politica) come quella appunto del bus 94. Il titolo che vorrei proporre rimanda a una espressione molto usata a Roma, forse non troppo educata ma efficace: «a un passo dal culo mio». Spero ne riparleremo.

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

2 commenti

  • “A un passo dal culo mio” è indubbiamente interessante ma si presta molto ai… reazionari…!

  • Più che commento, una integrazione. Su “Il fatto” dell’11 agosto lunga, interessante intervista a LORELLA ZANARDO. Ve la consiglio. Bella la risposta alla domanda sul bigottismo, lucida la sua analisi sui comodi silenzi dela Chiesa cattolica. Molte le cattive notizie e sconsolata l’analisi della Zanardo ma si chiude con una pur esile speranza. Cito: “dal maggio 2009, quando è uscito il documentario, la Rete si è scatenata. Le donne e anche qualche giovane uomo hanno voglia di esser più europei (cioè meno pornodipendenti e fiancheggiatori della violenza maschile, come Zanardo ha spiegato prima; ha anche spiegato le regole inglesi sull’uso dei corpi nella pubblicità): la redazione de ‘ La pupa e il secchione ‘ è stata bombardata di mail, il Giurì per la pubblicità è stato costretto a far ritirare molte campagne. Se protesto io da sola non basta ma se protestiamo in tanti qualcosa cambierà”. AGGIUNGO che in alcuni Comuni (io ho notizia di Cavezzo) si propone che a livello locale si vieti la pubblicità offensiva per le donne. Potrebbe essere un piccolo impegno che ci si prende… anche per verificare se davvero quelle forze che si dicono di sinistra su questo tema siano capaci di far qualcosa. (db)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *