«Il trionfo della demagogia è momentaneo ma…

le rovine sono eterne»

Lella Di Marco ricorda Charles Peguy e lo proietta sull’oggi

Anche se può non turbarci subito l’idea della demagogia di breve durata, le rovine eterne nel tempo che scorre dentro la STORIA invece devono preoccuparci.

Le parole non sono nostre ma ricavate dalle riflessioni di Charles Péguy, figura di intellettuale molto complessa, brillante, dalle profonde analisi sociali ed economiche affascinanti e quanto mai attuali nonostante siano datate fine Ottocento-inizio Novecento

Un libretto di 62 pagine «LA PAROLA PIEGATA», curato da Marco Prontera, uscì 1996 per le Edizioni Lavoro. Mi è sembrato proprio l’analisi caratteriale, comportamentale e stilistica di qualcuno che sta interpretando il ruolo di “governare l’Italia”.

LA PAROLA PIEGATA ci offre brevissime ma taglienti e illuminanti note sulla comunicazione politica, quando è forma di seduzione manipolazione e asservimento.

L’elaborazione originale risale al 1903 ed è stata pubblicata per la prima volta da Jacque Viard nel volume «Les oeuvres postumes» di Charles Péguy (Minard, 1969) e poi opportunamente inserita nell’ultima edizione delle sue opere complete in prosa, a cura di Burac, nella Pleiade del 1987.

Sembra che il testo – rivisto, ulteriormente sviluppato e arricchito – sia stato inserito in altri suoi elaborati: nonostante l’autore ci fosse tornato sopra in periodi diversi, rimane nel suo complesso caratterizzato da una forza e passione militanti scatenate dal fatto che alcuni accomunarono il suo pensiero politico a una sorta di «socialismo detto universitario, ad un collettivismo da Scuola Normale».

Io ritengo che il suo sdegno e le sue prese di posizione non siano contro la forma di governo di quel momento. Peguy non parla di forma politica sbagliata, corrotta. Tanto per intenderci non ricalca le orme del pensiero aristotelico sulla degenerazione di tutte e quattro le forme della politica, che si corrompono quando il bene collettivo è sostituito da quello privato.

Decisamente lo sdegno e la delusione sono rivolti al modo di governare, alla semiotica della comunicazione di chi comanda. Péguysa cogliere tutta la forza e la pericolosità dello spirito di autorità e di quanto esso diventi micidiale quando è accompagnato dal prestigio politico, da riferimenti, citazioni storico-culturali, dalle capacità oratorie. Vuol sottolineare altresì come l’autorità che trascina con il suo prestigio è la più pericolosa autorità di comando e che rispetto al grande politico oratore «è invidiabile e felice colui che sa qualche volta balbettare, che a volte non conosce la fine della sua frase e che non è il padrone impeccabile della sua perorazione».

Peguy utilizza nella critica, una serie di sfumature e di toni, per un linciaggio ideologico della “forza di trascinamento” che nei meandri e in particolare nelle forme della comunicazione sociale, soprattutto politica, è di fatto manipolazione al fine di strappare consenso e continuare nella gestione del POTERE. In quello “stile” intravede implicazioni morali, politiche, tecniche, economiche che arrivano a penetrare nel tessuto stesso della vita sociale, nella manipolazione e nella demagogia, oppure sublimandosi fino alla cooperazione e alla simpatia. Analizza lucidamente la comunicazione sociale nella sua concreta ambivalenza , anche per insegnarci a fare i conti con essa ed evitare che i grandi ideali del socialismo vengano visti come inganno e asservimento. Teme che «la comprensione di tale rischio sia difficile o di capire troppo tardi o capendo di non essere capito».

Il tema del linguaggio e della sua forza autoritaria con i suoi travestimenti lo occupa e pre-occupa in particolare negli anni 1900-1904 in cui produce due saggi notevoli: «La ragione e l’Anarchismo politico» e «Anarchia politica».

Nel primo si tratta di salvare – da una Ragione/Dea, spesso alleata dei potenti – una umanità sofferente che aveva visto nel socialismo uno strumento di liberazione e invece rischia una nuova schiavitù sotto il duro governo di un socialismo autoritario.

Nel secondo sottolinea come sia fondamentale distinguere una «autorità di comando» che si impone con la forza, da una « autorità di competenza» che esercita modestamente la ragione e si propone. Ciò che viene messo in gioco nella comunicazione sociale è la libertà e il problema quindi, diventa azzerare le autorità di comando e moltiplicare, nella reciprocità, le autorità di competenza.

Menzogne e illusioni: riconoscerle e svelarle per combatterle. Elementi ricorrenti, di fatto, che operano nel meccanismo della comunicazione politica deviata. Corrotta. Il politico ci può rimettere il tempo di una conferenza stampa, di un meeting, di un post (di una incursione nei social) il “popolo” si gioca la vita, la dignità la famiglia. La Libertà.

Scrive infatti Peguy: «Noi siamo tra quelli cui non riesce per nulla separare la rivoluzione sociale dalla rivoluzione morale, nel duplice senso che da un lato non crediamo che si possa realizzare profondamente, seriamente, sinceramente la rivoluzione morale dell’umanità senza operare l’intera trasformazione del suo ambiente sociale, e di contro noi crediamo che ogni rivoluzione esteriore sarebbe vana se non comportasse il dissodamento e il profondo rivolgimento delle coscienze».

Il testo cui facciamo riferimento – nonostante i suoi ovvii limiti storici soprattutto nelle proposte – ci appare di grande attualità come analisi e come individuazione di un pericolo. Non solo si pone al centro di una serie di problemi filosofici morali economici e politici del tempo di Péguy ma ci aiuta a ritrovarne tanti simili anche nella nostra quotidianità; spingendoci a scovare quelle dinamiche, quei processi politici che se non estirpati in tempo più che a benessere e libertà possono condurci all’asservimento

La sua lettura potrebbe sedurre e convincere molti, anche fra quelli che fanno colazione con “pane e nutella” o indossano felpe “comunicanti”. Ma quali le dinamiche operative di contrasto-contrapposizione per non patire in eterno i danni della demagogia?

NOTE BIOGRAFICHE (*)

Il 5 settembre 1914, in un campo di barbabietole nei pressi di Villeroy, a soli 22 km da Parigi, un luogotenente di quarant’anni perdeva la vita, colpito da un proiettile alla fronte. Rapporti e referti riportano freddamente che l’uomo «si era esposto troppo», avanzando in piedi, spada alla mano, verso la linea nemica.

Il luogotenente, partito il 4 agosto da Bourg-la-Reine con i riservisti del 276° reggimento di fanteria, rispondeva al nome di Charles Péguy, nato a Orléans il 7 gennaio del 1873, da padre falegname e madre impagliatrice di sedie che si era convertito al cattolicesimo nel 1907. Fu fondatore, redattore, editore di una delle riviste più marginali (1200 i lettori/abbonati, ma solo 400 i “paganti”) e boicottate dal panorama intellettuale dell’epoca, eppure tra le più influenti del Ventesimo Secolo: i “Cahiers de la Quinzaine”, bimestrale il cui ultimo numero – il 238 – uscì nel luglio del 1914.

Poeta, scrittore, filosofo, uomo di idee e d’azione, socialista ma anarchico, anarchico e socialista ma cristiano, cattolico. E patriota che però difese senza remore l’ufficiale ebreo Dreyfus dall’ingiuria di alto tradimento, Péguy fu tra le prime vittime della Grande Guerra. Morì come tanti nella prima battaglia della Marna, che i libri annoverano fra le più assurde carneficine che la storia ricordi. Delle loro 44 divisioni di 850.000 uomini, i tedeschi ne persero 185.000; mentre delle 56 divisioni anglo-francesi, composte da 1 milione di soldati, 190.000 non videro più il sole.

(*) LE NOTE BIOGRAFICHE SONO RIPRESE DA Charles Peguy: La speranza è una bambina irriducibile …

www.inchiestaonline.it/editoriali/charlespeguy-la-speranza-e-una

  1. Biografieonline.it: Charles Peguy

MINIME INDICAZIONI BIBLIOGRAFICHE

Pia Italia Vergine Péguy nella cultura italiana Milella editore

J. Bastaire Péguy non-cristiano Jaca Book

Per una più ampia conoscenza rimandiamo al Centro Studi e Documentazione Charles Péguy (presso il dipartimento di filosofia dell’Università di Lecce) che pubblica un bollettino inviato gratuitamente su richiesta.

MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO

Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.

La redazione – abbastanza ballerina – della bottega

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