Il voto del 25 settembre e la realtà sociale

di Umberto Franchi

Il 25 settembre le destre reazionarie e fasciste presenti in Italia potrebbero andare al governo del Paese anche senza avere la maggioranza dei voti, in virtù del fatto che il 3 novembre 2017 Ettore Rosato, deputato del PD (ora in ”Italia Viva”) ideava una legge elettorale chiamata poi Rosatellum e approvata dal Parlamento.

Il dispositivo del Rosatellum stabilisce:

a) il 37% dei deputati e dei senatori eletti nei collegi uninominali andrà  alla coalizione  o lista che prende anche un solo voto in più degli altri;

b) i candidati vengono scelti dai partiti in liste bloccate senza possibilità di preferenze o di voto disgiunto, privando i cittadini dei diritti costituzionali nella scelta dei propri rappresentanti;

c) il voto proporzionale avrà lo sbarramento al 3% e chi prende meno non sarà rappresentato in Parlamento: i voti dei partiti presenti in coalizione che prendono meno del 3% andranno ai partiti della coalizione che hanno più del 3% senza tenere minimamente conto della volontà degli elettori.

Ora nello schieramento progressista e di sinistra tutti gridano al rischio reale che dopo le tragedie della pandemia e della guerra mentre infuria la catastrofe sociale si arrivi anche democrazia negata con partiti fascisti, leghisti, reazionari, al governo… pronti a prendersi il Paese e le sue istituzioni.

In questo contesto credo sia necessario fare le seguenti tre considerazioni:

PRIMA CONSIDERAZIONE

Già nel 1912, Lenin sosteneva che i partiti non vanno giudicati per quello che dicono ma per come si comportano nelle questioni che toccano gli interessi vitali delle diverse classi della società: i proprietari fondiari, capitalisti, contadini, operai eccetera. In qualsiasi momento i partiti vanno giudicati non per la loro ideologia e la loro propaganda ma per l’atteggiamento pratico sulle questioni di fondo.

Ma proprio nell’atteggiamento di tutti i partiti di centrodestra e centrosinistra (che hanno governato l’Italia negli ultimi 30 anni) vediamo come lo Stato è governato rispetto alle questioni che toccano gli interessi vitali delle diverse classi.

Non è forse vero che da almeno 30 anni tutti i governi di centrodestra e centrosinistra hanno operato a sostegno di un disegno liberista che ha distrutto e CONTINUA a distruggere lo Stato sociale, il lavoro, i diritti … azzerando il compromesso fra capitale e lavoro realizzato  negli anni 70?

Non è forse vero che a partire dalla meta degli anni 80 le aziende pubbliche dello Stato, i beni pubblici e servizi sono stati svenduti a grandi capitalisti privatizzando, ed è stato chiuso il ministero delle Partecipazioni Statali con grave danno per i cittadini che devono pagare di più per ottenere servizi peggiori per ferrovie, luce, gas, acqua, autostrade ecc?

Non è forse vero che la sanità è stata in gran parte privatizzata e quello che rimane invece di essere funzionale al bene fondamentale della cura e prevenzione della salute guarda al profitto tanto che negli ospedali i Pronto Soccorso sono collassati, mentre le morti da Covid dei pazienti italiani sono fra le più alte del mondo? Non è forse vero che gli ospedali sono diventati aziende per fare profitti, con circa 37 miliardi di tagli negli ultimi 18 anni?

Non è forse vero che prezzi, tariffe, bollette raddoppiano mentre la maggioranza delle pensioni restano di fame (il 50% è inferiore ai 1000 euro al mese) e i lavoratori vengono costrettti ad andare in pensione ad oltre 67 anni? E non è forse vero che i giovani andranno in pensione con  il sistema contributivo e con pensioni che al massimo raggiungeranno il 40% del salario percepito?

Non è forse vero che la «legge Biagi» (voluta da Maroni e Berlusconi nel 2003) vede la possibilità di 45 forme di lavori precari, frantumati, delocalizzati, precarizzati, flessibilizzati con gravi ricadute sulla qualità del lavoro, dei prodotti e della vita di chi ha un lavoro e ancora peggio per chi lo ha perso?

Non è forse vero che i diritti dei lavoratori sono stati distrutti fino alla cancellazione dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, voluta da Renzi, dando la possibilità ai datori di lavoro di licenziare senza un giusto motivo (dunque anche se qualcuno fa sciopero o si ammala) o per motivi economici che però l’azienda non è tenuta a giustificare?

Non è forse vero che i salari italiani sono tra i più bassi in Europa? Spesso non viene nemmeno più dato un salario ma elemosine agli stagisti e molti lavoratori sono pagati persino con buoni (voucher). Non è forse vero che gli studenti – sotto forma di “scuola e formazione lavoro” – sono obbligati a lavorare gratuitamente?

Non è forse vero che gli orari di lavoro sono i più alti d’Europa con ben 270 ore all’anno in più della Germania?

Non è forse vero che i morti sul lavoro ogni anno sono passati dai 1.000 nel 2019 a oltre 1.400 nel 2021? Non è forse vero che questo accade per un’organizzazione del lavoro finalizzata alla ricerca del massimo sfruttamento e senza investimenti adeguati per formazione, informazione, addestramento dei lavoratori e per la mancanza di investimenti tecnologici sugli impianti al fine di prevenire incidenti?

Quindi oggi il disegno liberista si è affermato con gravi danni per i ceti subordinati ed esso si è consolidato anche durante il governo “dei migliori” di Draghi, con scelte a favore di capitalisti e speculatori finanziari, di produttori di armi che hanno visto nella guerra in Ucraina l’occasione  per incrementare i loro già lauti guadagni.

Anche con Draghi il 70% delle risorse del Recovery Fund sono state destinate alle imprese, spostando ulteriormente risorse dai poveri ai ricchi e continuando a distruggere lo stato sociale, il lavoro, i diritti.

Non solo: la realtà odierna evidenzia anche i danni culturali, di come sia stata distrutta anche gran parte di quella cultura che vedeva nella sinistra la “diversità” e il principale grimaldello per cambiare e fare evolvere i lavoratori assieme alla società, con molti operai iscritti anche alla CGIL che nel Nord votano per la destra leghista sposando tesi razziste e di guerra tra i poveri. E anche con molti gruppi dirigenti che si autodefiniscono di sinistra e volevano cambiare il sistema ma che invece sono stati cambiati dal sistema spostandosi sempre più a destra, non tanto sui diritti civili ma su quelli economici e sociali.

SECONDA CONSIDERAZIONE  

Ora le elezioni politiche sono state fissate a settembre e molti opinionisti (autodefiniti progressisti) evidenziano come catastrofica la prospettiva della destra reazionaria al governo. Una domanda sorge spontanea: se è vero come è vero che sia il centrodestra (Forza Italia, Fini e poi Meloni, la Lega di Bossi ecc) che il centrosinistra (PD e alleati minori) hanno governato come uno strumento di dominazione della classe sfruttatrice perché il popolo oggi dovrebbe avere paura del “rischio democrazia”? E perchè dovrebbero tornare a votare coloro che non votano più perché schifati da quello che è avvenuto ?

E’ vero con la destra al potere potrebbero essere fatte leggi ancor più penalizzanti per i ceti medio-bassi, come la Flat Tax, l’autonomia differenziata, con sanità e servizi sociali ancor più ridotti, con lo sviluppo dell’energia atomica, con un’ulteriore cementificazione, con l’affossamento della scuola pubblica, con i diritti civili ridotti…. ma basta enunciare il rischio di questa possibile deriva per ricostruire un’alternativa ridando fiducia al popolo che una volta votava a sinistra e ora ha smesso di votare ?

Non è forse vero che oggi Enrico Letta si presenta alle elezioni del 25 settembre “sposando” l’agenda Draghi che fino ad ora ha significato:

–  una riforma fiscale nella Finanziaria 2021 che ha ridotto le tasse ai ricchi e niente ai poveri;

–  il ripristino della legge Fornero senza dare un euro ai pensionati;

– una riforma della giustizia che dà la possibilità ai pregiudicati ricchi di cavarsela con la prescrizione mentre i ladri di polli vanno in galera;

– la riforma  della legge sugli appalti dando la possibilità  di subappaltare con il massimo risparmio e ridurre la sicurezza sul lavoro incrementando i morti per omessa sicurezza;

–  nessuna iniziativa invece per abolire la «legge Biagi» e per ripristinare l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori;

– stanziare la misera cifra di 4 miliardi in 3 anni sulla sanità pubblica, con la conseguenza che i Pronti Soccorso e gli ospedali pubblici sono al collasso con gravi danni per i cittadini bisognosi;

– destinare il 70% delle risorse U E alle imprese, con una falsa transizione ecologica e molti danni per i lavoratori;

–  togliere risorse alla scuola e alla sanità pubblica, per dare 13 miliardi in più all’anno in armamenti come richiesto dagli USA….

e potrei continuare con altre schifezze fatte dal governo Draghi.

Letta adesso definisce il suo «campo largo» vedendo come alleati non più i 5 Stelle ma Brunetta, Gelmini, Calenda, Toti, Renzi, Casini con tutte le frattaglie di destra-destra.

E’ così che si motiva il voto di sinistra? oppure il democristiano Letta, spostandosi a destra, di fatto regalerà alle destre il governo del Paese?

TERZA CONSIDERAZIONE

Ho firmato un appello affinché sia costruita una coalizione di «Unione Popolare» fondata su alcuni punti programmatici fondamentali sui diritti economici, sociali, ambientali, del lavoro e contro la guerra, alternativi sia al centrodestra che al centrosinistra, con la possibilità mettere d’accordo tutta la sinistra esistente fuori dal Pd, compreso i 5S…. ma sinceramente anche nell’ipotesi di riuscirci dubito che ciò basti per avere un risultato a due cifre (qualcuno sostiene il 20%).

Siamo in un’epoca di crisi profonde, con estrema tensione sociale e politica, che potrebbe esplodere ma anche lenire continuando a sopportare tutto ciò che sta avvenendo.

Già nel principio del materialismo storico si sostiene che la politica è espressione dell’economia. Per questo credo che la realtà nel suo profondo non cambierà con le elezioni del 25 settembre ma potrà essere cambiata solo con la ripresa di un profondo movimento di lotta nelle fabbriche, nelle scuole, nei territori che abbia al suo centro rivendicazioni economiche e sociali profonde, con riferimento all’applicazione di tutti gli articoli della nostra Costituzione. Solo con le lotte saremo capaci di mutare le condizioni economiche e sociali dei ceti subordinati. Allora diventerebbe naturale anche lo sbocco elettorale verso una coalizione di sinistra radicale e vera.  

LE VIGNETTE – scelte dalla “bottega” – sono di Mauro Biani.

 

 

Redazione
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3 commenti

  • bisognerebbe però ricordare come Lenin valutasse l’economicismo e le illusioni movimentiste, Lenin affermava che senza teoria rivoluzionaria non c’ò movimento rivoluzionario. Non possiamo attendere la soluzione dal “movimneto”, ma si deve iniziare a risolvere il problema partendo dalla teoria e dalla costituzzione, come opera soggettiva collettiva del partito. Senza il partito non abbiamo nulla.

  • Mariano Rampini

    Un’analisi pressoché perfetta. Ma che lascia, alla fine, un enorme interrogativo. Se negli anni ’70 esisteva una coscienza di classe e un sindacato che aveva la forza di indurre anche colossi come la Fiat a più miti consigli, oggi tutto questo, dov’è? Se davvero occorre organizzare un sistema di lotta, chi sarà a condurla? Gli sparuti manipoli dei lavoratori organizzati della Cgil che non votano per la Lega? Quale programma (realizzabile in un periodo certo di tempo, una sorta di “piano quinquennale”) economico/produttivo/sociale, potrà davvero riuscire a coagulare ancora consensi intorno a un qualsiasi partito capace davvero di realizzare questi obiettivi? Vedo con profondo rammarico – eppure continuerò a votare a sinistra – che non c’è nessun obiettivo reale che possa, ad esempio, ricostituire nella gran massa di giovani delle periferie, una coscienza politica che non sia quella dell’uomo forte, della violenza squadrista. Ma piuttosto quella della riconquista dei diritti ai quali il messaggio dell’amico Umberto Franchi accenna. In un Paese dove si pagano poche decine di euro a giornata gli apprendisti, come si fa a strapparli ai timori che la destra reazionaria sventola in giro? Come si fa a restituire fiducia nel progresso a un Paese sempre più vecchio e disilluso? Già perché l’Italia non scomparirà per colpa delle destre ma, piuttosto perché si troverà ad affrontare una catastrofe generazionale. Si parla di pensioni ma chi – in un sistema lavorativo incentrato sulla precarietà – pagherà i contributi? E il quadro politico internazionale? Mentre Usa e Russia (ora c’è di mezzo anche la Cina) continuano la loro resa dei conti, il nostro Paese rischia di trovarsi a diventare nazionalista non per volontà ma per necessità. Pagando alla fine un prezzo altissimo. È forse di questo che bisogna parlare nelle piazze, nelle periferie, ovunque ci sia qualcuno che voglia ascoltare: non promesse (ne sono state fatte e si continuano a farne tante, troppe. Che quasi nessuno più crede a quello che la stessa destra intende fare: nulla per la sanità, per il lavoro, per gli anziani e i giovani ma solo “lotta all’immigrazione” indicando un nemico inesistente e facendo passare qualsiasi altro provvedimento nascosto dietro paraventi razzisti). Serve un piano preciso, una dichiarazione di intenti nella quale ci si impegni in prima persona a realizzare obiettivi, dichiarando – cosa che nessuno finora sembra aver mai fatto – di abbandonare il proprio posto se in un dato arco di tempo, quell’obiettivo non è stato raggiunto. Un modo nuovo e antico al tempo stesso di fare politica, cioè di operare a favore della polis e di coloro che la abitano…

  • Gian Marco Martignoni

    Sebastiano Pira coglie un punto nodale : senza un partito ed una base teorica non si va da nessuna parte.L’intervista a Maurizio Acerbo di Domenica su Il manifesto mi ha lasciato senza parole : addirittura questo compagno vagheggiava la possibilità di un 20% per una una lista di ” sinistra “, in un contesto ove l’arretramento sociale e culturale è qualcosa di spaventoso. Sempre su Il manifesto del 29-7 Salvatore Cingari rilevava i successi registrati all’estero da Podemos, Sryza e la France Insoumise grazie alla loro rottura con le politiche di centro-sinistra , ma con una dimenticanza : queste formazioni rispecchiano in primo luogo le dinamiche sociali che si sono sviluppate a fior di lotte in quelle nazioni. Inoltre, prendiamo il caso della France Insoumise : il successo di Melenchon si fonda altresì sul fatto che le forze che è riuscito a coagulare vantano un loro insediamento sociale e una loro stabile visibilità nelle classi popolari .Ovvero, il tanto criticato Pcf ha una sua base elettorale ed una certa credibilità anche amministrativa, mentre Rifondazione Comunista – solo per fare un esempio – è letteralmente scomparsa nei territori che compongono il nostro Belpaese. Le ammucchiate elettorali non mi hanno mai convinto, poichè tante sigle non fanno una forza. Purtroppo dopo il successo della lista L’Altra Europa per Tsipras nel 2014 nessuno ha lavorato per ricomporre le tante anime a sinistra, con il risultato che l’esperienza di Leu nel 2018 – ricordate che si parlava di un dato previsionale dal 6% in su – è stata deludente, mentre nelle europee del 2019 la somma di R.C e Sinistra Italiana è stata letteralmente un disastro. Pertanto, o si prende atto che nel nostro paese per una somma di ragioni siamo all’anno zero dell’ex-nuova sinistra, e che quindi ci vorranno anni per ricostruire qualcosa di credibile, oppure continueremo a farci del male.

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