Imperturbabili, omonimie, sapone e denti italiani

Ecco la mia rubrica «Sparite-sparate» che uscirà sul prossimo numero della rivista «Come».

I – Fuori dall’Italia gli extra-numeri

Visto che bisogna difendere «le italiche tradizioni», anche le più idiote, e lottare contro ogni invasione extra-comunitaria, questa rubrica da tempo rifiuta i numeri detti arabi ma recupera quelli romani; restando in attesa che qualche verace celtico ci proponga un’alternativa più padana. Scusate qualcuno ricorda come Obelix contava i cinghiali mangiati?

II – Propaganda occulta con i tasti

Per stare al passo (dell’oca?) con i tempi questa rubrica avanza un dubbio inquietante ma subito propone il rimedio. Se dietro il pianoforte ci fosse un oscuro complotto inter-razziale per far sembrare normale che in Italia bianchi e neri vivano vicini e che Balotelli sia un tipo qualsiasi? Non c’è ragione alcuna – pensateci e ne converrete – perché i tasti siano bianchi e neri. Potrebbero essere bianchi e verdi oppure rosa (no, sa di gay) e blu. Insomma si rimedi. Possibile vecchio Umberto che ti dobbiamo proprio spiegare tutto?

III – Basta con l’egualitarismo comunistoide

Dicono che il XXI marzo sia cominciata la primavera. Ma per tutti? O solo per i nativi? Urge un intervento chiarificatore di Maroni.

IV – L’u(r)na o l’altra

Ci eravamo lasciati a marzo con la diffusa sensazione che la mezza «sanatoria» del governo fosse una trappola per beccare chi aveva avuto espulsioni (in quanto clandestino… non vi pare un circolo vizioso?). I fatti hanno confermato che in alcune zone impera la linea dura in altre si va più sul morbido. Magari spettando il voto delle Regionali. Più avanti una circolare del Viminale chiarirà: hanno ragione i duri.

V – Unic(h)ef?

Qualche giornalaccio (orrore «il manifesto») fa sapere con largo anticipo che il XIV aprile a Verona il sindaco Flavio Tosi interverrà al corso di Educazione ai diritti umani organizzato dall’Unicef e dall’università di Verona. Beh, direte voi? Ma è stato condannato in via definitiva, nel luglio scorso, per probanda razzista. Ah. Ma di che si occupa l’Unicef?

VI – Permessi

In evidenza sul «Corriere della sera» dell’VIII marzo l’arresto di Giuseppe Caldarola a Reggio Emilia per un’inchiesta (partita da Brescia) sui falsi permessi ai clandestini. Lui è avvocato, suo padre questore a Trento. Dura lex.

VII – Reati etnici

Se la primavera garantita solo ai nativi vi pare una boutade, che ne dite di una criminalità «etnica»? Impossibile, direte. Eppure i segni ci sono tutti. Come altro definire quel che accade a Catania: i venditori senegalesi (di corso Sicilia) vengono perseguitati dalla polizia, a pochi metri i venditori italiani no. Eppure tutti vendono merce contraffatta. L’affermazione è di Antonello Mangano l’XI marzo ancora su «il manifesto». Sempre Antonello Mangano racconta (il III aprile) che in Calabria molti stranieri si oppongono alla ‘ndrangheta e – lo sottolineo io – vengono espulsi. Ora quel «e» bisogna tradurlo in buon italiano: significa «perciò» oppure «ciò nonostante purtroppo?». Ancora Mangano – qualcuno lo fermi – il VI aprile informa, sulla base di darti ufficiali, che al Nord le mafie dilagano ma molti politici si occupano solo di perseguire i cibi etnici. A proposito di omonimie (vedi sotto, notizia IX) questo Mangano ha lo stesso cognome di uno stalliere mafioso poi, mi pare, riabilitato a gran voce. O no?

VIII – L’imperturbabile Roberto

L’alta commissaria delle Nazioni Unite per i diritti umani, Navy Pellay, incontrando il ministro Maroni ha espresso preoccupazioni per le norme del «pacchetto sicurezza» (gli immigrati non devono essere criminalizzati) e per gli sgomberi dei rom. Nessuno ha visto Maroni turbato.

IX – Cassazione

La notizia clou di marzo è la sentenza della Cassazione che, in sintesi, spiega: si possono cacciare i clandestini (così li definiscono le ultime leggi) anche se i figli vanno a scuola. Fra sicurezza e diritto allo studio conta di più la prima. Opinabile. E curioso che questa decisione arrivi a due mesi da un’altra (era sui giornali del XXI gennaio) della Cassazione – trattasi d’un caso di omonimia? – contraria all’espulsione di clandestini con figli piccoli. Secondo «La stampa» (e altri quotidiani) del XII marzo l’Onu pensa che sia «una decisione preoccupante». Invece il «Corsera» ascolta due contrari (il vescovo Mogavero e Thorne, ambasciatore degli Usa) e un favorevole, tal Calderoli.

X – Le chiameremo buone?

In contrasto a quel che pensa la Cassazione (o la sua omonima, vedi qui sopra) alcuni Comuni sfidano Maroni: «non denunciamo i padri irregolari», titola a esempio «La repubblica» del XII marzo. Saremmo tentati di dire che sono buone notizie se non ci ricordassimo –ancora per quanto? – che una volta erano semplicemente notizie normali, nessuno avrebbe pensato di far ricadere sui figli le (presunte) colpe dei padri.

XI – Imperturbabile anche Gianni

Come per la notizia VIII siamo in grado di assicurare che nessuno ha visto Alemanno turbato dopo che Amnesty ha dichiarato (si legge su alcuni giornali, ancora il XII marzo) che per gli sgomberi dei rom si sono «violati i diritti umani».

XII – Buona anche questa?

Negli stessi giorni una direzione didattica a Parma dichiara che si ribellerà al «tetto» del 30 per cento fissato per gli alunni stranieri. Come la X forse anche questa è una «buona» notizia; anni fa si chiamava «normale» o forse «diritto allo studio».

XIII – C’è prete e prete

A metà marzo gira un appello: «Don Carlo libero, la solidarietà non è reato» per ricordare che dal 9 febbraio è agli arresti domiciliari padre Carlo D’antoni, parroco a Siracusa, accusato in sostanza di aver aiutato i cosiddetti clandestini. Ma come detto sopra per la Cassazione c’è una questione di omonimia anche per la Chiesa. Perché ci sono presto che invece vengono accusati (e persino condannati) per aver sfruttato o maltrattato gli immigrati. Ultimo della lista sarebbe (secondo «il manifesto» del XIII marzo) don Edoardo Scordio di Isola Capo Rizzuto.

XIV  – Ragazzini

Qualche giornale (il XIV marzo) nota che è duro avere XIII anni ed essere rom: infatti alla periferia di Milano si può morire in un rogo (la solita stufetta sovraccarica nella baracca) e in un campo di Padova una ragazza può essere venduta a una banda di ladri.

XV – Adulti

Sempre il XIV marzo qualche giornale si rallegra (o si lamenta) che alcuni anti-razzisti abbiano bloccato treni sulla linea Roma-Fiumicino in solidarietà con gli immigrarti in rivolta al Cie (cioè Centro di identificazione ed espulsione) di Ponte Galeria. A me è venuto un dubbio e sono andato a guardare su un’enciclopedia se era l’Olanda o la Danimarca il Paese in cui quando i nazisti imposero la stella gialla agli ebrei un sacco di gente non ebrea se la mise, rendendo impossibile identificarli. Se mi chiedete cosa c’entra, forse state leggendo la rivista sbagliata.

XVI –  Bon ton

Su «l’Unità» del XV marzo, una lettera dell’educatissimo ministro Sacconi risponde a Luigi Manconi che i permessi di soggiorno saranno snelliti. Manconi che pure è sardo risponde in milanese «sperem» e chiede: «perché non consegnare al momento della richiesta di rinnovo un permesso provvisorio che successivamente venga trasformato in definitivo?». Già, perché?

XVII –  Gare fra rioni

Sempre il XV marzo i quotidiani raccontano di un pesante raid a Roma contro un negozio di bengalesi. Stavolta è il quartiere La Magliana, in precedenza storie analoghe erano accadute a Monteverde, Pigneto e Torbellamonaca. Non si dica che c’è un quartiere più razzista degli altri.

XVIII – Reati etnici bis

Un documentato articolo su «Il fatto» il XVI marzo ricorda che al quartiere Pigneto di Roma (dove ci fu un’aggressione razzista impunita) i senegalesi che vendono borse taroccate vennero affrontati da agenti in tenuta anti-sommossa. Strano. O no?

IXX –Treviso

E’ un bravo cronista Gian Antonio Stella, capace di stare dietro alla notizia ma pure di avere un respiro storico. Sul «Corsera» del XVIII marzo racconta che a Treviso e dintorni gli esponenti della Lega invocano metodi da Ss contro gli immigrati e i tribunali dormicchiano ma un pubblico ministero di Treviso ci mette solo tre giorni per presentare appello contro l’assoluzione di una signora che (udite udite) aveva detto «vergognatevi» agli assessori comunali di Vittorio Veneto.

XX – Toscana

La prima pagina di «Repubblica» (XIX marzo) fa sapere che c’è il numero chiuso per i «vu cumprà» sulle spiagge toscane: a Castiglion della Pescaia per esempio solo XXV permessi. Tutto a posto, chiarisce la sindaca Pdl, si farà un concorso perché «i vigili non possono rincorrerli tutti». Ah beh.

XXI – Ambasciate

Lo stesso giorno «Corsera» lancia un’inchiesta sulla truffa dei passaporti italiani attribuiti in Brasile per chi ha inesistenti parenti nel savonese. Sai che novità. Però il giorno dopo sul quotidiano si legge che la Farnesina indaga. E non ora venite a chiedermi che ne pensa Marcello Lippi.

XXII – Igiene

«Meglio disinfettarsi dagli immigrati»: il XX marzo qualche giornalista s’accorge che in Toscana la Lega distribuisce bustine di sapone naturalmente con il simbolo da votare. Si arrabbia on line anche Fare Futuro (la fondazione di Fini). Chiarirà poi Calderoli che chi critica il sapone è «malato di mente»; inviterei a indagare anche fra gay, ebrei e atei tutti gruppi contrari da sempre allo shampoo. Tra i giornali che si sdegnano c’è «L’unità» ma proprio il giorno che dà la notizia nelle due pagine successive due grandi pubblicità gemelle, in verde-bianco-rosso, spiegano: «I denti italiani sono più felici se curati da dentisti italiani»  e «I denti italiani sono più felici di essere curati con prodotti italiani». Pensateci un attimo: denti italiani?

XXIII – Una settimana è troppo

Intorno al XXI marzo in molte città italiane vi sono state iniziative per la «settimana europea contro il razzismo». Non del tutto fuori luogo la battuta: «ma nelle altre LV settimane invece si è a favore?». Interessante quel che racconta il XXI marzo Paola Bonatelli (scusate, è ancora «il manifesto) a proposito di Verona dove non è piaciuto che un seminario, poi bloccato, titolasse sulla «diversità come valore». In effetti VII giorni contro il razzismo sembrano un po’ troppi. Si potrebbe fare XII minuti, magari a Ferragosto, dopo mezzanotte.

XXIV –Montecchio e Messina

Mentre a Treviso si fa sapere che l’idea del «cous cous più grande del mondo» forse sì ma solo in periferia, a Montecchio IX bambini non ricevono a scuola il normale pasto caldo perché le famiglie sono in ritardo con le quote (o con i moduli, non è chiarissimo). E’ normale dicono molti e poi non è razzismo, pare ci sia anche un italiano. Maggiori perplessità desta la notizia che il papà di Ferdi (come chi è? Il «re» del Grande Fratello MMIX) montenegrino ha un ordine di espulsione. Si sta esagerando: ci sono valori che vanno rispettati, vi pare?

XXV – Con il lanternino

Marzo si chiude con la notizia piccina-picciò che a Cazzago nel bresciano tre neri (italiani ma di madre haitiana) non sono stati fatti entrare in un locale e con una notizia (invisibile ai più) di una ricerca della Caritas («I romeni in Italia tra rifiuto e accoglienza») che mostra come non sia vero che i romeni delinquono più di altri. Più ristretta di un caffè (non però su «La stampa» del XXVI marzo) la notizia che a Milano finiscono in cella tre finanzieri che minacciavano e stupravano giovani prostitute straniere. Stranezze da cercare con il classico lanternino.

XXVI –Gli imperturbabili, si replica

Se il XXV marzo l’Euro-parlamento si dice contro le espulsioni forzate dei rom non troverete testimonianza di sopraccigli alzati nel governo italiano o nella maggior parte degli enti locali.

XXVII – Meglio il silenzio

L’associazione Sos Razzismo ha chiesto a tutti i candidati governatori (per le elezioni regionali) di sottoscrivere un manifesto contro il razzismo. Hanno risposto in VI fra cui la pidiellina Fiammetta Modena che però ha precisato di condividere le politiche del governo.

XXVIII –Che male ti Fo?

Dario Fo l’VIII aprile fa uno spettacolo pro-immigrati. E questo mi pare non sia un reato. Però dichiara ai giornalisti: «Anche Gesù era un immigrato». E qui un paio di vilipendi mi pare che ci stiano tutti, se ben capisco dove soffia il vento.

XXVIX – Altri razzismi

In questa rubrica ci occupiamo, per evidenti motivi, soprattutto del razzismo più classico quello che giudica in base alla pelle (o a una presunta etnia). Ma ci sono altri razzismi, in preoccupante crescita. E forse queste diverse forme di intolleranza si sorreggono e giustificano l’un l’altra. Qualche esempio? Le crescenti aggressioni ai gay che non sono fenomeno solo italiano. Colpisce in marzo che un generale Usa attribuisca l’orrore di Srebrenica (8mila musulmani massacrati nel ’95 senza che le truppe Onu intervenissero) alla presenza di «molti gay fra i soldati olandesi». Ma arriva una notizia-choc dalle elezioni in Puglia: il candidato cieco ha ricevuto minacce (non vogliamo «anormali»). Che la misoginia ritorni nei fatti come nelle parole (la vittoria elettorale a Torino è come uno stupro sentenzia per esempio Fabrizio Cicchitto) è evidente. Non consoli che anche in altri Paesi le cose vadano male. A inizio aprile, per esempio, si apprende che a Tel Aviv gli «ultra-ortodossi» hanno ottenuto che ci siano autobus con le donne segregate in fondo.

XXX – Welcome

Su «La stampa» del XXV marzo si racconta di immigrati irregolari ma “tollerati” sotto i ponti di Parigi: persone espulse da Calais… Una lunga vicenda che costituisce lo sfondo storico del film «Welcome» di Philippe Lioret. Ne approfitto per consigliarvelo.

10 e 1 – Numeri arabi

Sì crediamoci alla Costituzione: rileggiamo l’articolo 10 (lo scrivo in numeri arabi) perché da lì sempre si riparte. Per gli immigrati e per noi stessi.

Notizie sparite, notizie sparate. Certezze, mezze verità, bufale, voci. Questa rubrica di Daniele Barbieri prova, a ritmo mensile sulla rivista «Come solidarietà», a recuperare e/o commentare quel che i media tacciono e/o pompano (oppure rendono incomprensibile, con il semplice quanto antico trucco di de-contestualizzarlo) su migranti, razzismi e dintorni..

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