In Brasile più morti ammazzati che in 6 di guerra in Siria

di ENZA CAPUTO

Violenza e razzismo dilagano nel più grande Paese dell’America latina. E le destre ne hanno approfittato. Sono 553 mila le persone morte, vittime di violenza intenzionale, negli ultimi 10 anni in Brasile. 62.517 omicidi solo nel 2016. Sembrano le cifre di un bollettino di guerra, una guerra mai dichiarata.
Con oltre 200 milioni di abitanti, il Brasile è il Paese più grande e popoloso dell’intera America Latina ed il quinto più popolato al mondo.
Secondo le stime riportate Atlas da Violência (Atlante della violenza) del 2018, redatto da Ipea e dal Fórum Brasileiro de Segurança Pública (FBSP), la media è di 30,3 morti ogni 100 mila abitanti, che corrisponde a 30 volte il tasso di morti registrato in Europa.
Ci sono molte differenze territoriali: infatti, San Paolo è la città con meno omicidi del Brasile, -56,7% per arrivare a +256,9%, nel Rio Grande del Nord. I dati mostrano come la situazione sia molto più grave negli Stati del Nordest e nel Nord del Paese. La situazione nel Nord del Paese appare così: le città con il maggior numero di omicidi ogni 100 mila abitanti sono: Sergipe (64,7), Alagoas (54,2), Rio Grande do Norte (53,4), Pará (50,8), Amapá (48,7), Pernambuco (47,3) e Bahia (46,9).
Le principali vittime di questa violenza letale sono i giovani. Infatti, nell’ultimo anno il 56% degli omicidi hanno interessato ragazzi fra i 15 ed i 19 anni. Nel 2016, ogni 100 mila abitanti i ragazzi giovani ammazzati sono 280,6 persone, in aumento rispetto agli anni precedenti.
Si tratta di una vera e propria emorragia, della perdita di un’intera generazione di giovani. Per il Brasile, quello della “Gioventù persa”, rappresenta un costo umano e sociale enorme anche per lo sviluppo dell’intero Paese.

A questi dati, già profondamente sconfortanti, se ne aggiunge un altro relativo alla discriminazione razziale. Una delle principali facce della disuguaglianza in Brasile è la forte concentrazione di delitti tra la popolazione afro-discendente. Quando si calcolano gli omicidi tra i neri/afrodiscendenti e i non neri, c’è una grandissima disparità: è come se, in relazione alla violenza, si vivesse in due Paesi distinti. Il tasso di omicidi della popolazione afrodiscendente è 10 volte superiore rispetto al resto della popolazione ed è in aumento. Le donne nere uccise sono molto di più rispetto alle donne non nere uccise.
In Brasile, le disuguaglianze razziali si evidenziano in modo chiaro specie quando si parla di omicidi e di politiche di sicurezza: di fatti un giovane nero, rispetto a un suo coetaneo bianco, è il soggetto vulnerabile per eccellenza e può essere sia vittima di violenza comune che di quella da parte della polizia.
Occorre riflettere molto su questi dati e trovare la direzione e le modalità giuste per agire. Lo scenario politico che si prospetta non è dei migliori; Jair Messias Bolsonaro, in uno dei suoi tanti comizi, prese il tre piedi di un fotografo presente sul palco e fece finta di sparare ai sostenitori di Lula. Disse anche anche Gesù avrebbe comprato un’arma se ne avesse avuto la possibilità e che anche i bambini già dai tre anni di età dovrebbero imparare a sparare. Frasi che fanno paura, in un Paese dove si spara e si uccide davvero.

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