«In concorso fra loro danneggiavano…

il monumento» (al boia): fra pochi giorni un macabro primo aprile e un silenzio da rompere subito  

Come più volte raccontato su codesto blog, grazie a generosi finanziamenti pubblici della Regione Lazio (c’era la giunta Polverini) nell’agosto 2012 venne inaugurato un parco e un monumento «al soldato» ad Affile, un piccolo paese dove era nato Rodolfo Graziani. Ed è appunto a Graziani che in realtà fa riferimento esplicito il “sacrario” dunque a un criminale di guerra, condannato per collaborazionismo con i tedeschi, a un ministro di Salò, al massacratore di etiopi e libici.

Come più volte raccontato (anche qui) sono poche le persone che da subito hanno protestato contro l’infamia di Affile: poche anche perché il silenzio dei media – con l’eccezione de «il manifesto» – nascose la gravità di quel che stava accadendo; se non fosse chiaro è come se in Germania con denaro pubblico si celebrasse Himmler. La protesta crebbe un po’ quando lo scandalo arrivò sui media stranieri e da lì rimbalzò in Italia. Vi fu allora anche qualche esponente politico (probabilmente in buona fede) che si mosse contro il “sacrario” di Affile e a seguire vennero vaghi impegni (certamente in cattiva fede) delle istituzioni a far qualcosa ma in sostanza Affile non divenne questione politica.

Si usa l’aggettivo tragicomico a indicare qualcosa dove tragedia e farsa si mescolano e confondono. Ma in questo caso serve un’altra parola, schifolle forse (oppure chi legge me ne suggerisca un’altra) perché la schifezza si somma alla follia.

Questa grosso modo la situazione, qui sotto troverete una lettera con altri riferimenti interessanti sulla cascata di menzogne, ipocrisie e viltà che ruotano attorno allo “schifezzario” di Graziani.

Arriva adesso una notizia gravissima ma coerente con la merda che circonda tutta questa vicenda. Il primo aprile 2014 ci sarà la prima udienza al tribunale di Tivoli contro tre ragazzi accusati di imbrattamento e danneggiamento del mausoleo al suddetto boia.

Trovo in rete – sotto il titolo «Ma quale danneggiamento, si è scritta solo la verità» – la lettera dei tre. Eccola.

«Cari e care, siamo i 3 ragazzi accusati di aver imbrattato il mausoleo intitolato a Rodolfo Graziani, una delle figure di spicco del ventennio fascista. Per molti fascisti nostrani questo mausoleo (inaugurato nell’agosto 2012) è stato il compimento del percorso che il Movimento Sociale ad Affile aveva intrapreso dal dopo guerra. Già nel ’67 infatti venne presentato il progetto del suddetto dal “celebrato” sindaco affilano Luigi Ciuffa (esponente Msi e sindaco della cittadina per 40 anni). Così, assieme al busto di Almirante, Affile oggi vanta anche un mausoleo intitolato – tramite delibera comunale – al macellaio del Fezzan, Graziani. La Regione Lazio, a seguito del clamore suscitato da tale scempio, ha poi bloccato una parte del finanziamento promesso e dopo un attento sopralluogo sul posto, non ha trovato più alcun riferimento al fascista. Di fatto il mezzo busto che dominava la sala è ora custodito gelosamente in casa dal sindaco Viri, come da lui stesso dichiarato. Il manufatto sarà scappato da solo o qualcuno avrà provveduto a rimuoverlo? Quella che secondo i piani del sindaco deve essere la “Predappio del Lazio” è una chiara e palese revisione storica che pone il macellaio nella veste del soldato pluri-medagliato prima del fascismo, poi soldato “non fascista” nel ventennio e successivamente nella Repubblica Sociale “fedele alla patria sino alla fine tanto da salvarne vite umane e beni materiali dalla furia tedesca” e si può aggiungere “servo di una patria assassina“ come recitava una scritta sul mausoleo.

A seguito di diverse denunce di individualità e associazioni, il sindaco Viri e alcuni assessori sono stati denunciati. La procura a oggi non sembra aver dato seguito all’indagine per apologia di fascismo scattata ai danni del sindaco… Molto più facile procedere “verso chi pratica gesti violenti“ – appunto: vernice – come gridava qualche fascista in giacca e cravatta, commentando la notizia delle scritte.

Così il 1 aprile (non è uno scherzo) ci ritroveremo nell’aula del tribunale di Tivoli a essere accusati nel modo in cui riportiamo: “in concorso fra di loro danneggiavano mediante verniciatura con bombolette spray la scalinata in marmo, due porte e le quattro facciate del sacrario denominato ‘il Soldato’ sito in Affile. Con l’aggravante di aver commesso il fatto su beni destinati per necessità alla pubblica utilità e su edifici ad uso pubblico” scrivono i carabinieri.

A prescindere dal fatto di chi abbia praticato il gesto, vogliamo evidenziare la volontà di far passare per pubblica utilità un mausoleo intitolato a un criminale di guerra, come evidenzia la storia, a un condannato per collaborazionismo con i tedeschi nell’occupazione nazista, al ministro della Repubblica di Salò firmatario del bando che rese obbligatoria la leva delle classi ’22-‘23, deportando 2 500 persone nei lager tedeschi. L’uomo che con i suoi ordini sterminò migliaia di etiopi, l’uomo che rivendicò lo sterminio di Debra Libanos (in cui morirono più di 3000 persone), l’uomo firmatario delle leggi razziali, l’ uomo protetto ancora oggi da una Chiesa complice delle sue atrocità.

Sono allora 4 mura intitolate a questa figura un bene pubblico? O sono il tentativo da parte della destra nostalgica di creare un luogo di culto per vecchi e nuovi fascisti?

Proprio perché non ci riconosciamo in questa assurda vicenda e con sentimento di complicità con tutte le persone che ieri hanno combattuto e che oggi combattono contro i vecchi e nuovi fascismi, con spirito di rivalsa verso un gesto che è un insulto alla vita umana e alla Resistenza, vogliamo non far passare questo processo come “un semplice danneggiamento”.

Per questo motivo chiediamo un forte sostegno nelle modalità che riterrete più opportune, a tutti gli uomini e alle donne, ad associazioni e movimenti, individualità e collettivi che si riconoscono nei valori della Resistenza.

Per una società libera da ogni fascismo e per l’abbattimento del mausoleo a Rodolfo Graziani».

Non sono sicuro se il 1° aprile potrò essere (come vorrei e come credo giusto) al tribunale di Tivoli – dalle 9 in viale Nicolò Arnaldi 19 – in solidarietà con i tre accusati di aver scritto la verità sul boia Graziani. In ogni caso propongo però a me stesso e ad altre/i questa azione: fissiamo un giorno e un’ora per andare pubblicamente e con i documenti in mano (io mi chiamo Daniele Barbieri e sono attualmente residente a Imola, in via Appia 38) a “imbrattare” anche noi quel monumento che è stato tirato su per celebrare un boia. A fare proprio le stesse scritte che (si possono vedere nelle fotografie in rete) accusano Graziani… solo della verità, di essere un massacratore. Chiunque abbia fatto quelle scritte ha ragione. Io credo che dobbiamo farlo «con sentimento di complicità con tutte le persone che ieri hanno combattuto e che oggi combattono contro i vecchi e nuovi fascismi».

PS – A proposito: che a un certo punto il sindaco di Affile abbia nascosto il busto e finto che Graziani non c’entrasse è tipico della vigliaccheria fascista, dunque non deve sorprendere.

 

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

  • Ho pensato la stessa cosa e se potrò, con te ci sarò anch’io –

  • Io non potrò esserci ma non posso che condividere l’ iniziativa. Il fascismo e i suoi macellai mi fanno orrore come coloro che fingono di non sapere, di non ricordare e intanto celebrano.

  • Sono stati assolti oggi dal Tribunale di Tivoli i giovani antifascisti accusati di aver effettuato delle scritte sul mausoleo della vergogna di Affile, dedicato al criminale di guerra fascista Graziani. Nonostante l’indignazione di molti e le proteste, purtroppo il mausoleo resta ancora in piedi nel cimitero del paesino di Affile, in provincia di Roma.

  • Qualche notizia in più su «Corriere delle migrazioni»
    vedi qui
    sotto il titolo «Revisionismo storico»
    Il processo agli antifascisti di Affile
    «Assolti perché il fatto non sussiste». Questo il verdetto emerso dalla sentenza del Tribunale di Tivoli, il 1 aprile. I 3 giovani che erano accusati di aver imbrattato il sacrario eretto ad Affile con la scritta “Chiamate eroe un assassino”.

Rispondi a Daniela Pia Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *