«In piazza. Rabbia e passione»

In oltre cento fotografie, il fotogiornalista Dino Fracchia racconta quasi cinquant’anni di piazza dagli anni Settanta ai giorni della pandemia.

di David Lifodi

È stata la piazza come luogo di incontro, scontro e conflitto sociale a suggerire a Dino Fracchia l’idea di dar vita ad una pubblicazione fotografica che racconta, in oltre cento scatti, l’Italia tra gli anni Settanta e i giorni della pandemia.

Nel capitolo dedicato ai centri sociali nel decennio 1990-2000, Xina Veronese apre il suo breve testo di accompagnamento citando lo slogan Uscire dal ghetto/distruggere la gabbia/ creare/organizzare la nostra rabbia. Sono in effetti molteplici i ghetti e le gabbie da cui aspiravano, ed aspirano, ad uscire i protagonisti di queste foto. Lo erano le imposizioni padronali, per gli operai che tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta sfilavano per le strade di Milano e Sesto San Giovanni dietro le bandiere e gli striscioni dei consigli di fabbrica di Falck, Breda o Magneti Marelli, ma anche le politiche scellerate da cui è scaturita la crisi climatica contro la quale il movimento Fridays for Future avverte che non c’è un piano B, come si legge in gran parte dei loro cartelli, fino al caporalato e all’assenza di diritti di cui sono vittime perlopiù i migranti rappresentati quasi esclusivamente dai sindacati di base.

A ciascun capitolo fotografico, Operai e operaie, Il movimento, Le femministe e Non una di meno, Anni ‘80, Genova 2001, Fridays for future e Pandemia da coronavirus, corrisponde una piccola narrazione che serve per inquadrare il periodo da parte di Vittorio Agnoletto, Sandrone Dazieri, Federico Dragogna, Carlotta Cossutta, Xina Veronese e molti altri. Di fronte alle attuali piazze vuote a causa del Covid-19, vedere nelle foto migliaia di persone che rivendicano i proprio diritti con il volto pieno di speranza fa male, osserva Patrizio Fariselli, eppure la rabbia e la passione che animano i cortei rappresentano una testimonianza ed uno sprone ad andare avanti, oltre che a non perdere la memoria.

Per tutte le persone ritratte nelle foto, la piazza ha rappresentato, e rappresenta ancora oggi, in tempi di distanziamento sociale, il luogo principale dove esprimere le proprie idee, come ha ricordato Erri De Luca: «La piazza esaltava le voci. La voce politica di quella generazione rientrava nella categoria musicale degli strumenti a percussione. La piazza era la cassa armonica».

Il libro fotografico di Fracchia ha una duplice funzione.

In primo luogo, in un Paese senza memoria come il nostro, restituisce valore agli anni Settanta, sempre bollati fin troppo semplicisticamente come quelli del “terrorismo”, mentre dovrebbero essere ricordati come “gli anni ribelli”, per dirla con un altro fotografo, Tano D’Amico, che ha dedicato un libro per immagini al periodo 1968-1980.

In secondo luogo, Fracchia attribuisce la giusta dignità ai movimenti sociali, dai collettivi studenteschi ai gruppi della sinistra extraparlamentare, dalle femministe ai comitati ambientalisti contro le centrali nucleari fino alle tute bianche che animarono il Genoa Social Forum. Descritti molto spesso dalla stampa mainstream come unni, i movimenti sociali fotografati da Fracchia raccontano le storie di un’altra Italia e di generazioni che hanno osservato le difficoltà dei sindacati tradizionali ed il venir meno della centralità operaia di fronte alla crescita di nuove istanze come quelle di genere, rappresentate da Non una di meno, e da quella ambientalista, i cui protagonisti sono i cosiddetti millennials.

Un ultimo fattore accomuna i protagonisti delle foto di Fracchia: quel legame tra differenti generazioni di militanti impegnati a difendere i territori dalle grandi opere, i diritti dei migranti, la parità di genere e il cambiamento climatico.

In piazza. Rabbia e passione rappresenta una sorta di mappa resistente che, dagli anni Settanta ai giorni nostri, è costretta «a fare i conti con le tremende conseguenze di modello neoliberista contro il quale manifestavamo vent’anni fa a Genova», osserva Vittorio Agnoletto, ribadendo l’urgenza di un altro mondo necessario

«In piazza. Rabbia e passione»

di Dino Fracchia

Interno4 Edizioni, 2021

Pagg. 220 – 19

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

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