Inestimabile è «ogni traccia di iniziativa autonoma»

Una recensione – in ritardo – a «Ribelli» di Marco Sommariva con l’emozionante sottotitolo «Un millennio di lotte raccontato in 101 capitoli» (*)

Ribelli-MarcoSommariva

Spiego subito il titolo del post. Dalla bella introduzione di Giuseppe Cospito riprendo una frase di Antonio Gramsci: «La storia dei gruppi sociali subalterni è necessariamente disgregata ed episodica […] anche quando si ribellano e insorgono». Perciò «ogni traccia di iniziativa autonoma da parte dei gruppi subalterni dovrebbe essere di valore inestimabile per lo storico integrale». Concordo. Dunque questi frammenti sono di inestimabile valore, ci ricordano una lunga – millenaria anzi – lotta. Infatti la frase di Erich Maria Remarque che apre il libro è questa: «L’umanità non è progredita su un binario ma soltanto a spinte, scosse, ricadute e convulsioni».

Sarà una “recensione” breve perché il riassunto è già nel sottotitolo con quei 101 capitoli a riassumere «un millennio di lotte». Una bella idea da sola però non fa un buon libro; dunque se «Ribelli» (finito di stampare nel febbraio 2015: 204 pagine per 15 euri) diventa lettura di qualità e/o piacevole studio il merito va alle fatiche e all’estro di Marco Sommariva. Doppia lode insomma. Un libro autoprodotto, perciò se lo volete dovete scrivere all’autore: la nuova mail è marco.sommariva1@libero.it.

Non farò il giochino di “chi manca”: è ovvio che dovendo scegliere 101 (soprattutto persone ma c’è anche qualche voce collettiva: “streghe” e “beat generation” per dirne due) molto resta fuori. Da parte mia ho solo due piccolissime obiezioni. La prima riguarda i “catti-cattivissimi”: in qualche caso (Thomas Munzer, per fare un nome) quando i ribelli diventano così crudeli da somigliare ai loro oppressori due righe in più per “dissociarsi” le avrai aggiunte. La seconda obiezione si chiama Bob Dylan: capisco che le sue canzoni hanno circolato, appassionato, influenzato ben più di quelle di Woody Guthrie o di Phil Ochs però non mettere neanche una parola sul Dylan degli ultimi decenni, trasformatosi in una odiosa Spa, mi sembra troppo consolatorio o reticente.

Qualche nome? Patarini nell’anno Mille e poi Arnaldisti, Petrobrusiani, Enriciani, Valdesi, Umiliati. Ovviamente fra Dolcino e Jan Huss. I poco noti Wat Tyler e John Ball (siamo ancora nel Trecento). In teoria dal Settecento in poi dovremmo “masticare” meglio la storia, anche quella che i poteri preferiscono mettere in ombra: però-peronpompero-però quante/i conoscono Gracco Babeuf, Elisée Reclus, Francisco Ferrer, la banda del Matese, Joe Hill, Carlo Tresca, il “giustiziere” Kurt Gustav Wilckens? O anche Ken Saro-Wiwa che pure è nostro contemporaneo? E le donne – dunque doppiamente scomode e “rimosse” – come Olympe de Gouges, Louise Michel, Emma Goldman…

Ho contato due ribelli diventati presidenti, guarda caso due ex carcerati e combattenti della libertà: Sandro Pertini e Nelson Mandela.

Qualche citazione? Quattro fra le molte che costellano il libro.

«Voi avete paura dell’insurrezione. (Noi) la si farà quando il popolo vorrà e non quando la polizia ne avrà bisogno»: Louise Michel.

«E’ ricercando l’impossibile che l’uomo ha sempre realizzato il possibile. Coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che appariva loro come possibile non hanno mai avanzato di un solo passo»: Michail Bakunin.

«Il migliore dei governi è quello che governa meno. Se attuata, quest’affermazione porta al seguente risultato: il migliore dei governi è quello che non governa del tutto»: Henry David Thoreau.

«La scuola imprigiona i bambini fisicamente, intellettualmente e moralmente […] li priva del contatto con la natura […] educazione oggi significa domare, addestrare e addomesticare»: Francisco Ferrer Y Guardia

Materiali preziosissimi per la rubrica delle «Scor-date» qui in bottega. Perciò avviso da ora Sommariva che lo saccheggerò, naturalmente citandolo.

Per me molte scoperte ma anche piccole curiosità. Ignoravo che il termine «jacquerie» nascesse da un errore. Pure non conoscevo la “fumata della pipa” in mezzo alle pallottole di Toro Seduto. Fra i tanti meriti di Angelo Del Boca devo annotare anche l’espulsione dal Sudafrica razzista: era colpevole di avere intervistato Albert Hohn Luthuli, uno dei 101 ribelli di questo libro. L’incontro (di corpi ma non di teste) fra Lombroso e Tolstoj è esilarante quanto istruttivo. E infine «il coito riservato» mi ha davvero lasciato a bocca aperta.

(*) Questa sorta di recensione va a collocarsi nella rubrica «Chiedo venia», nel senso che mi è capitato, mi capita e probabilmente continuerà a capitarmi di non parlare tempestivamente in blog di alcuni bei libri pur letti e apprezzati. Ogni tanto rimedio a questi buchi, appunto chiedendo venia. (db)

 

danieleB
Un piede nel mondo cosiddetto reale (dove ha fatto il giornalista, vive a Imola con Tiziana, ha un figlio di nome Jan) e un altro piede in quella che di solito si chiama fantascienza (ne ha scritto con Riccardo Mancini e Raffaele Mantegazza). Con il terzo e il quarto piede salta dal reale al fantastico: laboratori, giochi, letture sceniche. Potete trovarlo su pkdick@fastmail.it oppure a casa, allo 0542 29945; non usa il cellulare perché il suo guru, il suo psicologo, il suo estetista (e l’ornitorinco che sonnecchia in lui) hanno deciso che poteva nuocergli. Ha un simpatico omonimo che vive a Bologna. Spesso i due vengono confusi, è divertente per entrambi. Per entrambi funziona l’anagramma “ride bene a librai” (ma anche “erba, nidi e alberi” non è malaccio).

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