«Inferiori: come la scienza ha penalizzato le donne»

Recensione di Liliana Cori al libro di Angela Saini

Giornalista scientifica inglese, laureata in ingegneria, Angela Saini affronta il tema in modo sistematico, rintracciando le origini di una narrazione storica e scientifica che, per quanto riguarda le donne, definisce senza mezzi termini «in gran parte sbagliata». Ma è una storia robusta e con radici profonde, diventata senso comune, che orienta lo sguardo, le relazioni, il modo in cui ciascuno considera il proprio corpo e quello dell’altro, il posto nel mondo e le possibilità di agire.

Le convinzioni radicate nella cultura sono quelle che intrappolano donne e uomini quando pensano se stessi nel mondo. L’esplorazione si riferisce al mondo della scienza e indaga un mondo che è passato dal divieto di accesso alle donne nell’ Accademia delle scienza di Londra a un oggi – conflittuale e dinamico – dove le donne sono sulla bocca di tutti, e si vedrà con quali risultati.

E’ un racconto avvincente perché non cerca soluzioni semplici o ad effetto ma scava piano piano fino a svelare sfaccettature poco analizzate, raccontando storie di scienziate e scienziati che hanno proposto punti di vista diversi e di come è stato possibile lasciarli in secondo piano, e vicende di ricerche viziate da pregiudizi e retaggi tutt’altro che scientifici.

Si parte da Charles Darwin, che è un po’ il papà di ogni scienziata e scienziato, immaginandolo in giro per il mondo a disegnare, elaborare e scoprire nuove varietà di animali, o nella sua casa per tanti anni a scrivere, pensare e costruire la teoria dell’evoluzione. Calandosi nello spirito vittoriano dell’epoca, Saini spiega che le donne interagivano ben poco con il mondo scientifico; quando l’americana Caroline Kennard manda la sua prima lettera a Darwin è il 1881, pochi mesi prima della sua morte. Gli chiede se è vero ciò che qualcuno afferma citando le teorie darwiniane, cioè che l’inferiorità delle donne è basata su principi scientifici, cosa che a lei sembra davvero difficile da credere. La risposta è molto complessa, interessante da seguire nelle spiegazioni che applicano la teoria ai maschi della specie umana ma anche agli altri animali, ma conferma che nel corso dell’evoluzione l’uomo ha ottenuto un vantaggio sulle donne, grazie alla pressione evolutiva, e che difficilmente le donne potranno mai raggiungere il livello, anche intellettivo dell’uomo. Gli argomenti con cui Kennard contesta le elaborazioni di Darwin sono tutte sociali e riferite all’ambiente culturale ma purtroppo lo scambio non prosegue. Così le elaborazioni che vengono dagli Stati Uniti, dove agisce già un movimento femminile in molti settori della società e della cultura, si trovano a dover contestare sistematicamente una cultura europea che radicava i propri pregiudizi nella teoria evoluzionista, e poneva basi distorte per molte discipline scientifiche in corso di formazione. Tra i personaggi più rilevanti Antoniette Brown Blackwell, la prima donna ministro della Chiesa protestante degli USA, la scrittrice Perkins Gilman, l’insegnante Eliza Burt Gamble che scrissero e argomentarono nel merito delle teorie dell’evoluzione, mentre si sviluppava la battaglia delle suffragette e piano piano si smuovevano i divieti e le barriere più eclatanti.

Le differenze tra donne e uomini furono solo in parte oggetto diretto di ricerca, ma c’erano molte discipline in cui il tema veniva sollevato, come la biologia dell’evoluzione, la psicologia e la psichiatria, e alcune ricerche fondamentali in cui era indispensabile affrontarlo, come la scoperta degli ormoni e lo studio dei loro meccanismi. L’endocrinologia da una parte apriva nuovi orizzonti, dall’altra cercava conferme agli stereotipi esistenti. Negli anni ’40, quando si capì che uomini e donne hanno gli stessi ormoni, ma che si manifestano in modi diversi, si apriva la possibilità di esplorare davvero i confini dell’identità, interagendo con discipline come l’antropologia culturale, che scopriva civiltà diverse dalla nostra.

Angela Saini racconta le ricerche sul diverso modo di morire di uomini e donne e l’uso di soggetti maschili negli esperimenti sui farmaci, che diventa pericoloso per la donne, di cui non si sono studiate reazioni e dosi; illustra gli sviluppi della genetica, dove il confine tra stereotipi e scienza continua ad essere controverso, se si pensa alle ricerche legate all’identità sessuale; approfondisce diversi casi delle neuroscienze, dove i risultati degli esperimenti non si possono replicare, ma nonostante ciò la sperimentazione passa per scienza.

Si comprende bene tra le righe come sia importante il gioco di rimpallo fra scienziati alla ricerca di fondi e mass media, politica e ideologia, che puntano a rinforzarsi l’un l’altro.

I racconti di vita di alcune protagoniste sono affascinanti, come quello su Alice Chenoweth Day, nota come Helen Hamilton Gardener, statunitense di fine ottocento, che si occupò soprattutto di contestare le teorie sull’inferiorità delle donne basata sulla misura del cervello – quei 150 grammi in meno – che lei lasciò in eredità alla scienza e che ancora si trova alla Cornell University di New York. Dopo la sua morte si verificò che aveva lo stesso peso di quello dello stimato fondatore della collezione di cervelli, ristabilendo un equilibrio tanto discusso in vita. Ma in questa come in altre discipline scientifiche si mantengono idee che risalgono al Medioevo, come la diversità e complementarietà, che di nuovo confina ciascuno nel suo orticello, contro la quale si combatte ancora oggi con scienziati del calibro di Gina Rippon, docente di neuroimaging all’Aston University di Birmingham. Rippon replica con i suioi esperimenti e articoli a quella che Larry Cahill – professore di neurobiologia e comportamento all’University of California, Irvine – ha definito la sua crociata per dimostrare che il cervello degli uomini non è uguale a quello delle donne, ma anche contro chi si basa anche sulle sfide agli scacchi.

In realtà le differenza interpersonali sono ben più ampie che quelle tra i due sessi separati fra loro, con un peso davvero rilevante delle differenze sociali e ambientali. Le ricerche sui primati da questo punto di vista aprono mondi di sorprese e conoscenze, come gli studi di psicologia dei comportamenti sessuali. Uno dei problemi maggiori che emerge costantemente dai racconti di Saini è che i risultati di ricerche di tipo diverso vengono etichettati dal punto di vista morale, con un automatismo sconcertante.

Ma l’analisi va a fondo, racconta le diverse cure mediche per le donne, e affronta il tema del prestigio degli scienziati, che si rafforza con il riconoscimento reciproco, diventando indipendente dal valore o dall’obiettività dei risultati che ottiene dagli studi. E ci sono troppi esempi di scienziate che al momento dei premi più prestigiosi, come il Nobel, vengono “dimenticate”, come Lise Meitner, Rosalind Franklin, Jocelyn Bell Burnell.

Angela Saini ragiona anche sul futuro e su come la diffusione di queste storie critiche della scienza potrebbero contribuire a sviluppi diversi e a tenere aperto il dibattito.

Effettivamente, «Inferiori» è stato pubblicato nel 2017 in Gran Bretagna, nel Commowealth, in USA e Canada e poi tradotto in molte altre lingue. E nell’estate 2018 la fisica Jessica Wade e la chimica Claire Murray sostenute da un gruppo di scienziati hanno lanciato una campagna – www.justgiving.com/crowdfunding/inferior – per comprare copie del libro da diffondere nelle scuole. Dal 2019 tutte le biblioteche scolastiche pubbliche in Gran Bretagna ne possiedono una copia.

La pubblicazione successiva di Angela Saini del 2019, «Superior; the return of the race science» verrà recensita fra poco qui in “bottega”, senza neppure aspettare la traduzione in italiano, prevista per quest’anno!

 

Angela Saini

Inferiori. Come la scienza ha penalizzato le donne. La nuova ricerca che sta riscrivendo la storia (tradotto da Raffaella Voi)

Harper Collins editore

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *