Infiniti mondi: il 5 giugno a Palermo…
… si inaugura la biblioteca intitolata a Riccardo Mancini.
Nuove Officine Zisa, Cresm (Centro Ricerche Economiche e Sociali per il Meridione), Sequenze e Frequenze invitano – per il 5 giugno, ore 18 – all’inaugurazione della «Biblioteca di fantascienza Riccardo Mancini».
L’evento si terrà durante la rassegna «Una Marina di libri» a partire dalle 18 di giovedì 5 giugno presso NOZ (Nuove Officine Zisa) all’interno del Padiglione 20 dei Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo.
Un omaggio alla memoria di Riccardo Mancini, prematuramente scomparso, che dedicò gran parte della sua (troppo breve) vita alla divulgazione scientifica critica, alla lotta contro la superstizione, al dialogo fra scienze e società civile oltrechè alla militanza nei movimenti politico-sociali.
L’inaugurazione della «Biblioteca Riccardo Mancini» sarà accompagnata da una selezione di letture interpretate da Daniele Barbieri, che fu “complice” di quasi tutte le avventure di Mancini. A seguire un dibattito (stellare… si spera) e un aperitivo “a tema”.
Qui sotto proponiamo due brevi schede che presentano Riccardo e la sua biblioteca. Per la “bottega” l’evento di Palermo è una bellissima notizia perchè da due anni eravamo impegnati a recuperare quei libri (vedi Biblioteca gratuita fantascienza: per chi… ) per metterli a disposizione di chi volesse incamminarsi sui “sentieri del possibile”. La bb – babelica biblioteca – di Riccardo andrà ovviamente aggiornata e dunque chiediamo a chi vuole/piò di mettere a disposizione altri libri di fantascienza (e dintorni); per contatti: pkdick@fastmail.it . Vorremmo anche che la sede palermitana diventasse luogo di incontri e discussioni: e dunque già invitiamo autori/autrici, appassionati e “folli sapienti” a farci arrivare le loro proposte.
DI FUTURI CE N’E’ TANTI ?
«L’inferno dei viventi è già qui… Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte. […] Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno per farlo durare e dagli spazio». Così scriveva Italo Calvino in «Le città invisibili». Dare spazio a quello che non è inferno. Si può fare: nella vita quotidiana, come nell’immaginario. Chi comanda nell’inferno dei viventi sa bene quanto sia importante plasmare sogni e paure, rendere invisibili bisogni veri per sostituirli con merci.
Anche di questo si ragionerà presentando la donazione di Riccardo Mancini – qui sopra in un disegno di Mauro Biani – auspicando che Palermo divenga sede di una futura biblioteca, ancor più grande, dei «saperi non convenzionali».
Nelle sue molte ma brevi vite (1951-2007) Riccardo ha militato in Lotta Continua, ha lavorato nel parastato e in ospedale, è stato un cacciatore di truffe e un giocoloco. Con Daniele Barbieri si è spesso celato sotto la sigla Erremme Dibbì ragionando di futuri possibili (di quel che non è inferno) sul quotidiano «il manifesto» e in molti altri luoghi, anche sperimentando un buon uso della fantascienza a scuola, curando libri di testo e poi l’antologia «Di futuri ce n’è tanti: istruzioni per uscire da un presente senza sogni» poco prima di andarsene.
La buona fantascienza – diceva Riccardo Mancini – non è solo gradevole da leggere ma ci serve come «un grimaldello per scardinare il presente». Il 5 giugno proveremo a proseguire su questa strada.
PER CONQUISTARE UN FUTURO BISOGNA PRIMA SOGNARLO?
Il secolo concluso e i primi 25 anni del nuovo millennio vedono dominare le scienze (meglio: le tecnologie). Fra molti paradossi. Il primo è che le decisioni su ciò che è bene fare (o non fare) con il progresso restano nelle mani di poche persone. Il secondo è che l’analfabetismo scientifico – sapientemente coltivato dalle èlites al potere – rende difficile ai più capire persino di cosa si parla. Il terzo è che, nel sistema capitalistico, “le macchine” non liberano l’umanità dai lavori pesanti, inutili e pericolosi ma producono disoccupati e povertà mentre la ricchezza prodotta resta nelle mani di pochissimi. Un quarto paradosso è che gli esseri umani sono ridotti sempre più a numeri mentre per converso si sperimenta su come umanizzare le macchine. Il quinto è che la stessa idea di “progresso” andrebbe messa in discussione… In questo quadro è evidente che la letteratura definita fantascienza è un luogo interessante da visitare e analizzare. Al di là dei maggiori o minori meriti letterari, autori e autrici si sono confrontati con le conseguenze prossime (o lontane) di quel che stava accadendo, con gli spazi da conquistare (esterni ma anche interni, “inconsci”), con gli alieni da trovare, con le utopie da mettere a prova. Facendo scelte politiche (più o meno consapevoli) che hanno arruolato questa letteratura in campi contrapposti. Oggi domina una fantascienza – proposta a tutto campo dall’industria della cultura e del divertimento – che ci parla sempre più di distopie, cioè di futuri persino peggiori del presente dove l’unica salvezza può essere (forse) individuale. Ma resiste una letteratura che ci parla di altri futuri possibili, proponendo visioni sovversive contro il piatto realismo, incontri fra culture diverse contro il pensiero unico. Le etichette sono sempre difficili da maneggiare ma nel barattolo «solar punk» troverete, a esempio, novità interessanti…
IN “BOTTEGA” VEDI: Biblioteca gratuita fantascienza: per chi… (ottobre 2023), Fantascienza: una biblioteca gratuita da… (marzo 25)
Mi offro anche se non saprei quando di raccontare la toponomastica astronomica di genere
Perché la parità è fantascienza
https://www.fantascienza.com/30874/a-palermo-una-biblioteca-di-fantascienza-intitolata-a-riccardo-mancini
Ho conosciuto Barbieri e Mancini sulle pagine de il manifesto. Poi uscì DI FUTURI CE N’E’ TANTI , lo recensii e fu un altro mondo: invitai Daniele a Cosenza, purtroppo non Riccardo…a seguire un breve estratto del mio scritto in omaggio a Barbieri ( e fra cento anni a Daniele).
Daniele Barbieri e Riccardo Mancini
Di futuri ce n’è tanti
Avverbi edizioni
pp.161 euro 12
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Bisogna proprio leggerlo questo libro di Daniele Barbieri e di Riccardo Mancini. E bisognerebbe che lo facessero non solo i vecchi appassionati di fantascienza, quelli che sono cresciuti attendendo spasmodicamente in edicola quei libri dalle copertine multicolori, poi divenute bianche con il tondino disegnato( ve li ricordate gli affreschi del grande Karel Thole?).
Andrebbe letto da tutti quei curiosi lettori che si muovono tra librerie e aule di università, alla ricerca di interpretazioni del nostro mondo. Di questo mondo. Ora. Non di luoghi lontani nel tempo e nello spazio. La letteratura fantascientifica è (stata) un sogno o un incubo ad occhi aperti. Che nei suoi esiti migliori ha aiutato a capire e capirci.
Non è, dunque, un caso che Barbieri e Mancini abbiano scelto una copertina che riproducesse fedelmente quelle di Urania. In Italia per anni e anni, tra i ’50 e i ’70, migliaia di giovani si sono avvicinati alla fantascienza, se non alle prime letture, soprattutto attraverso la collana periodica della Mondadori. Anche se non si deve dimenticare l’opera meritoria di riviste come Galassia o Robot.
E’ vero che, con il tempo, quei ragazzini, crescendo, impararono che quel quindicinale – divenuto poi settimanale nel momento di massimo successo – diretto per anni da Fruttero e Lucentini, prediligeva innanzitutto gli anglossassoni (gli italiani per il duo erano incapaci di produrre narrativa fantascientifica), massacrandone spesso i testi per lunghezza e traduzioni. Ma che importava?
Quei giovani lettori, con il tempo, si abituavano a distinguere le cose buone dalla spazzatura che veniva pubblicata. E non solo dalla Mondadori. Leggendo e rileggendo non si accontentavano più semplicemente di sognare – evadendo dal dolore del nostro mondo – di navi interstellari, di pianeti proibiti, di astronavi ed eroi, ma cominciavano ad appassionarsi alle storie di quegli autori che interpretavano la nostra realtà scrivendo del futuro. Come dimenticare romanzi e racconti indimenticabili di autori divenuti famosi, tanto da essere poi pubblicati da importanti editori in collane non di genere?
Scrittori come Dick, Ballard, Vonnegut, Farmer, Sturgeon, Simak, Leibner, Le Guin non vi dicono nulla? Grave.
Oggi, però, si assiste ad un apparente paradosso. Il fantastico predomina in tutte le salse, il cinema colonizza, narcotizzandolo, il nostro immaginario con film fantascientifici e fantasy spesso scadenti, ma la narrativa fantascientifica è in crisi. Dappertutto, non solo in Italia.
Valerio Evangelisti ci ricorda nella sua prefazione al libro che Urania vendeva venti anni fa cinquantamila copie, mentre oggi solo cinquemila. La narrativa di fantascienza, scrive il creatore dell’inquisitore Eymerich, <>.
Barbieri e Mancini, però, non si rassegnano al dominio del pensiero unico. Ci propongono, così, “ otto percorsi di buona fantascienza”. Esaminano centinaia di racconti e romanzi alla ricerca di un filo comune che possa dipanare l’aggrovigliata matassa di un presente problematico e difficile.
Le questioni dell’oggi sono lette con la narrativa del domani. Città, robot, computer, organismi cibernetici, religione, sessualità, mondi concentrazionari, disparità sociali sono le tracce disseminate nel libro, offerte al lettore per intrigarlo, preoccuparlo e suggestionarlo con le alternative possibili e impossibili di un futuro altrettanto complesso. Già dietro l’angolo di questo presente.
Gli autori ripercorrono , nei risultati più interessanti, la storia della fantascienza degli ultimi decenni. <>.
Riconoscono la parzialità del lavoro, tracciano una prima mappa a cui ne potrebbero seguire altre, hanno le loro preferenze ( non impazziscono per Bradbury o Herbert, e nemmeno per i “capofila” del cyberpunk), ma ci permettono di cogliere in un quadro d’insieme, pur se incompleto, i problemi di un presente che prefigura le utopie o le distopie di un futuro, dei tanti futuri possibili, che stiamo costruendo già ora. (www. avverbi.it).