Intervista a un attivista scappato dall’inferno siriano

di Karim Metref

Qualche mese fa, sulla rivista “El-Ghibli”, scrivevo del mio amico siriano Hamed (http://www.el-ghibli.provincia.bologna.it/id_1-issue_08_33-section_6-index_pos_3.html) di cui non riuscivo ad avere notizie. Ora sulla sua sorte sono più tranquillo. Mi ha contattato lui per dirmi che è fuori pericolo. È riuscito a scappare in un altro paese arabo. Per Hamed sono rassicurato, ma per la Siria sono più preoccupato che mai.

Dopo le domande d’uso sulla sua salute e la famiglia, comincio subito a chiedere notizie di altri amici siriani e palestinesi residenti in Siria. Tutta gente impegnata politicamente e culturalmente. Oppositori da sempre al regime ignorante e violento degli Assad. Le notizie non sono delle più belle. Sia lui, Hamed, che tutti gli altri hanno conosciuto il carcere le torture, le umiliazioni. Poi, mi dice che Muhannad e il suo fratello Salìm sono morti sotto tortura. Gli altri si nascondono o sono anche loro scappati all’estero. Chi in Giordania, chi in Turchia.. chi in qualche altro paese. Mi tornano in mente le immagini di Muhannad e Salìm. Due ragazzi di Deir ez-Zor. Dolci come il miele. Mi ricordo la loro simpatia, la loro generosa ospitalità. Muhannad faceva il giornalista ed era una persona di grande cultura. Pur leggendo solo l’arabo, citava a memoria autori e filosofi di varie culture. Era sinceramente credente ma la sua profonda fede musulmana non gli impediva di essere un libero pensatore e un amante dichiarato dei piaceri della carne, della coppa e dell’umorismo. Salìm era invece l’artista, attore pieno di talento e cantante emerito, era ateo e non mancava nelle sue operette improvvisate, immancabilmente dopo il 4 o 5° bicchiere di arak, di prendere in giro gli islamisti più rigorosi e la crescente ipocrisia religiosa nelle società musulmane.

Ho conosciuto il gruppo dopo la breve primavera di Damasco del 2005. Si erano buttati in una nuova avventura politica e ne stavano pagando il prezzo con arresti, licenziamenti, pressioni di ogni genere. Ma non avevano mai perso il gusto di vivere e di divertirsi.

Dopo lo sfogo iniziale faccio a Hamed qualche domanda per capirci un po’ di più sulla situazione.

Come sei andato via, Hamed? Sei passato legalmente alla frontiera?

Ma che legalmente? Da quando sono uscito di carcere circa sette mesi fa, ho dormito a casa una settimana. Poi mi sono dileguato. Ogni notte dormivo in un luogo diverso. Sono entrato in clandestinità perché sapevo che mi avrebbero ripreso. Quando ho saputo della morte di Mohannad e Salim, mi era chiaro che non potevo più nemmeno andare a prendere la mia roba a casa.

Sono riuscito a passare la frontiera pagando una piccola fortuna. É la prima volta che ero contento che il regime sia così corrotto.

Come hai lasciato la situazione nel paese?

“khara!”, merda. Non ci capiamo più niente. Era iniziato tutto bene. Come in tutti i paesi della zona. Per strada c’erano studenti, giovani, lavoratori, donne, giovani, adulti, famiglie. Movimenti di sinistra, un po’ di fratelli musulmani, nazionalisti siriani… d’un colpo sono apparsi dal nulla i salafiti pieni di armi e di soldi e la situazione è degenerata. Non si capisce più niente. Si muore come mosche da una parte e dall’altra.

Le altre tendenze si sono ritrovate prese tra due fuochi. Minacciati dallo stato e dai gruppi armati. In molte città si racconta che i gruppi del così detto Esercito Libero si sono comportati peggio del governo con torture, mutilazioni e uccisioni in pubblico di persone presentate come collaborazionisti.

Ma secondo te, essendo che l’opposizione armata è a maggioranza espressione della popolazione araba sunnita, c’è un rischio di deriva “etnica”?

Ma infatti. Il fatto che questi siano tutti arabi sunniti e con una forte tendenza islamista radicale, e che a sostenerli sono gli sponsor tradizionali dell’integralismo: i paesi del golfo persico, che stranamente sono anche i tradizionali amici dell’occidente, questo crea uno stato di ansia nella gente laica o appartenente ad altri gruppi culturali o religiosi.

Molti dicono che se questi qua vengono e vogliono imporci le loro leggi, allora anche noi ci armiamo. Qua se cade il governo in questo momento e in queste condizioni, quello che è successo in Iraq sembrerà alla fine una passeggiata rispetto a quello che rischia di succedere da noi.

Cristiani, Alaouiti, ismaeliti, sciiti e Curdi non accetteranno il diktat di una sola componente del mosaico siriano. Anche tra gli amici profughi palestinesi la situazione è tesa. La Siria era l’ultimo rifugio della sinistra palestinese. Una vittoria dei salafiti vorrà dire uno scontro frontale per l’imposizione del controllo dei campi profughi da parte di Hamas e Jihad islamico, il che vorrà dire per il Fronte Democratico Palestinese e il Fronte Popolare Palestinese la ripresa delle armi per difendere l’ultimo spazio vitale.

Mettici pure la mano di tutti quelli che non vogliono una Siria forte e unita: Arabia Saudita, Turchia, Israele… ti ritrovi con un vero e proprio macello.

Informalmente ci sono contatti tra forze progressiste appartenenti alle diverse parti per cercare di evitare di cadere nella divisione. Ma non si sa quanto un accordo tra opposizioni costrette alla clandestinità possa reggere di fronte invece ad un incendio su cui soffiano in così tanti.

Cosa si pensa internamente di quello che è presentato al mondo come la voce dell’opposizione siriana?

Ma alle persone politicizzate viene da ridere, di una risata amara, quando si sentono i nomi dei pseudo oppositori del Consiglio Nazionale Siriano. Piccoli affaristi come Bassam Jaarar, oppure gente che non ha mai fatto politica e che oggi si scopre opposizione accanita. Si sta ricalcando esattamente lo scenario iracheno in cui si racimola un pugno di opportunisti e di spie, e le si dichiara opposizione e si riporta al paese come nuova élite dirigenziale.

Il Comitato di Coordinamento Nazionale è già più serio. Ci sono persone che hanno sempre detto di no. Pur sempre con le loro contraddizioni interne, che sono poi quelle della società siriana. Ma almeno parliamo per lo più di gente non compromessa e pulita. Non è un caso che i media occidentali hanno adottato quasi esclusivamente il Consiglio Nazionale come fonte.

Poi all’interno, queste due realtà rappresentano ben poco. Non li riconosce quasi nessuno, nemmeno questo Esercito Libero che loro festeggiano come eroico.

Quali sono le prospettive secondo te?

“Senariuhat el mostaqbal akhra min halla” . Gli scenari possibili per il futuro sono ancora più “merdosi” di adesso. O vince il governo e siamo partiti per altri 20 anni di leggi di emergenza. O si impone una soluzione negoziata e nello stato attuale delle cose vorrà dire che il regime sarà obbligato a spartire il potere con i gruppi armati e con i salafiti. Oppure la cosa peggiore è che cade il regime e lascia un paese in preda ad una violenza incontrollabile. E lì sinceramente non so quanto può durare una guerra civile in Siria e quali ripercussioni può avere sui paesi vicini: Libano e Iraq in modo particolare.

Hamed mi chiede scusa perché deve riattaccare. Il Cyber-café da dove parlava sta per chiudere. Ci salutiamo in fretta. Pur essendo sempre immerso mentalmente nelle sue sofferenze e nelle sofferenze del suo popolo, il mio amico comincia già ad affrontare un nuovo problema nella sua vita, quello della sopravvivenza da clandestino in un paese straniero.

Karim Metref
Sono nato sul fianco nord della catena del Giurgiura, nel nord dell’Algeria.

30 anni di vita spesi a cercare di affermare una identità culturale (quella della maggioranza minorizzata dei berberi in Nord Africa) mi ha portato a non capire più chi sono. E mi va benissimo.

A 30 anni ho mollato le mie montagne per sbarcare a Rapallo in Liguria. Passare dalla montagna al mare fu un grande spaesamento. Attraversare il mediterraneo da sud verso nord invece no.

Lavoro (quando ci riesco), passeggio tanto, leggo tanto, cerco di scrivere. Mi impiccio di tutto. Sopra tutto di ciò che non mi riguarda e/o che non capisco bene.

3 commenti

  • Assad ha sicuramente dei torti, ma innanzitutto è un potere laico, filo-palestinere e anti-israeliano. Al di là della propaganda occidentale (che ormai come per la Libia miete molte vittime anche a sinistra), mi auguro che Assad resista e che possa attuare riforme concordate senza cedere agli integralisti foraggiati da USraele.

    • Assad è un tiranno alla testa di un regime corrotto e violento. Io conosco bene la Siria e conosco l’entità della violenza di questa specie di mafia che tiene un popolo fantastico in una morsa di ferro.
      Gli Assad non sono né filo né anti palestinesi sono semplicemente filo loro stessi. Quando c’è stato da massacrare i palestinesi in Libano non si sono mai tirati indietro.
      Però sono d’accordo con il fatto che uno stato come l’Iraq di oggi divise tra piccole mafie etniche non è augurabile. Per cui io vorrei la fine degli Assad. Ma non così, non a favore di questi qua. Non sotto la spinta dell’Arabia Saudita/Qatar.

    • Le potenze occidentali hanno diviso i dirigenti dei paesi poveri in dittatori buoni e dittatori cattivi. Quelli buoni come il re giordano, il re saudita, il re del Marocco e anche mubarak e Benali fino a poco fa, vanno aiutati e mantenuti al potere. Mentre quelli cattivi, Bashar, Gheddafi, Saddam, ahmadi negiad… (e basta, perché ormai tutti gli altri in Africa e in medio oriente sono al servizio esclusivo del capitale) vanno abbattuti, discreditati…
      Io conosco la maggior parte dei paesi citati. E ti posso assicurare che non è bello vivere sotto nessuno di questi dittatori sia buoni ce cattivi. E credo che non dobbiamo reagire in un riflesso da tifoso sostenendo chi è nemico dell’occidente, dobbiamo sostenere il diritti dei popoli a sbarazzarsi dei tiranni, tutti i tiranni… compresi i governi occidentali neocoloniali e asserviti al capitale.

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