«Io sono argentina, lasciatelo andare»

Questa frase – o una molta simile – fu urlata da una suorina (la ricordo con una veste grigia o azzurra) ai poliziotti che cercavano di fermarmi in piazza San Pietro. Ma è una storia che è meglio raccontare dall’inizio.

Il 26 agosto 1978 il Conclave sceglie il nuovo papa. Sorpresissima: è Albino Luciano che prende il nome di Giovanni Paolo (primo della serie, dunque non è il caso di aggiungere I). Poco si sa di lui. Ricordo però Marco Ligini – forse su Radio Onda Rossa – parlarne attraverso un libretto rivolto alle giovani coppie, scritto (o approvato) da lui, su ciò che non dovevano fare riguardo al sesso: le istruzioni di ciò che non era approvabile erano però così dettagliate «da risultare involontariamente pornografiche»: insomma «un Luciani a luci rosse» se ben ricordo i commenti di un Marco sarcastico come sempre.

A parte questa gaffe da vescovo – altre ne seguirono da papa – nella sinistra movimentista che (allora come oggi) frequentavo non c’era nei confronti di Luciani un atteggiamento preciso, né favorevole né contrario. Chi sperava in un nuovo Roncalli fu subito deluso. Infatti all’incoronazione (o insediamento che dir si voglia) di Giovanni Paolo arrivarono, pochi giorni dopo, tutti i potenti della Terra – come abitudine – compresi gli esponenti della dittatura argentina. Era forse troppo sperare che il nuovo papa facesse capire ai boia di Buenos Aires che dovevano astenersi. Ma quella presenza fu come un riconoscimento, fece un gran comodo ai golpisti.

Cosa fare per esprimere solidarietà al popolo argentino massacrato? Se ne discusse in quel che restava a Roma del “movimento”. Se questa frase – «quel che restava» – è oscura ai più giovani, debbo ricordare che nel settembre 1978 la sinistra non allineata era stritolata in una tenaglia: da una parte lo Stato sempre più repressivo con leggi speciali approvate da tutti i partiti (Pci compreso) e dall’altra le Brigate Rosse – e imitatori vari – che odiavano chiunque a sinistra non fiancheggiasse il loro “partitino armato”. Se i miei ricordi non mi ingannano una parte del movimento decise per un sit-in e un’altra per qualche «azione a sorpresa» in piazza san Pietro.

Era, mi pare, il 3 settembre. Con piazza San Pietro sorvegliata ovviamente da polizie di ogni tipo. Noi arrivammo in Vaticano a gruppetti di due-tre. Vestiti il meglio possibile (fu un problema per me… ma ci riuscii). Eravamo irriconoscibili: barbe rasate, persino cravatte e giacche, niente vestiti “da estremisti” o peggio “da streghe femministe”. Potendo l’aria pia. Qualcuna/o (davvero credente) con il Vangelo in mano. Se ben ricordo, l’indicazione era a un certo punto di sollevare in alto un piccolo lenzuolo – «Videla boia» – che sino ad allora era arrotolato sotto le giacche e di far partire qualche slogan. Poi mentre compagne/i dello striscione cercavano di sfuggire al “fermo di polizia”, a quel segnale tutti gli altri gruppetti sparsi nella piazza avrebbero ripreso gli slogan e lanciato per aria volantini. Così andò. Suscitando fischi ma anche applausi fra i presenti. Feci la mia parte. Poi la corsetta di rito. Per motivi del genere non è disonorevole finire in questura o denunciato (anzi) ma seccante sì. Però un paio di ostinati poliziotti in borghese mi corsero addosso e quasi mi imbottigliarono. Ma all’improvviso (direi «miracolosamente» se fossi quel tipo di credente) la suorina – io così la ricordo: piccola e giovane – si frappose urlando qualcosa del tipo: «lasciatelo andare. Ha ragione a protestare. Io sono argentina e i militari sono gli assassini del mio popolo, non dovrebbero essere qui ma scomunicati». Letteralmente mi fece scudo con il suo corpo. Fu tanto tempestiva la suorina – e a tal punto sbigottiti i poliziotti – che riuscii a filarmela.

Avevo quasi completamente dimenticato questo episodio che ora mi è tornato in mente ovviamente perché c’è un papa argentino (non immacolato quanto a complicità con i golpisti di allora). Mi pareva utile narrarlo anche per ricordare che all’epoca non tutta la Chiesa cattolica fu complice.

A proposito: se per caso stai leggendo, ciao suorina e grazie. Credo che tu quel giorno fossi felice per quel che noi, «poveri cristi», avevamo fatto. Non ho potuto dirtelo ma sappi che io ero stupito quanto fiero di essere stato “salvato” proprio da te.

 

Redazione
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6 commenti

  • Bel racconto, che mi ha fatto ricordare che nel marzo del 78 posi fine alla mia militanza in Italia e mi misi a girare il mondo. Non a causa di Papa Luciani.

  • Il vissuto non e’ solo cronaca: le storie sono il DNA della storia!

  • E’ una storia ‘emozionante’, di speranza; come talvolta i figli rispetto ai genitori, così la base spesso ha più dignità e coraggio dei vertici.

  • è solo per questo che c’è ancora speranza!…

  • Ho finalmente “conosciuto” uno degli autori di tal bel gesto. Mi piacque molto vedere lo striscione per aria: si leggeva benissimo. Io e il mio compagno di scuola, fermati dalla polizia siamo poi stati “salvati” da una signora che disse di essere nostra zia e che eravamo con lei…

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