Ipocrisia

IPOCRISIA
di Mauro Antonio Miglieruolo
(da: “Storie Malsane”)
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Al solito, le malelingue… siano dannate! è per colpa loro, per esclusiva malignità del prossimo, indifferente al farsi gli affari propri e al campare cent’anni, che sono iniziati i dissapori con mio marito.
Ma che dico, il prossimo? Nossignore! Sono le beghine torve perverse che osano dichiararsi mie “amiche” all’origine dei miei guai, le invidiose che mi accusano ingiustamente di guastare i sogni dei mariti loro, scostumati libidinosi che non sono altro; e che invece di prendersela con

l’intemperanza virile preferiscono tagliarmi i panni addosso.
La settimana scorsa, verso mezzogiorno, nell’ora in cui da avvio alla mia oscura giornata casalinga, il consorte, con l’esplicita intenzione di cogliermi in flagrante, irrompe in casa strepitando, me ignara, dov’è il tuo amante! o forse chi è il tuo amante! non ho capito bene quel che dicesse, pronunciava male le parole, le sputava più che altro; e dà il via a una scenata indescrivibile. Mai neppure immaginato ci si potesse comportare con altrettanta grossolanità e veemenza. Da esagitato pazzo, non da marito affezionato quale si era mostrato fino a quel momento. Io davvero che, con un certo qual sforzo, sentendomi al di sopra di certe volgarità materiali (non comprendo le “amiche” come possano invece, e con quanto entusiasmo! avventurarsi nelle plaghe infide dei piaceri della carne – e dovreste sentirle come bofonchiano, quanto criticano gli amanti quando gliele lesinano!), a malapena accetto i suoi abbracci, vedendomi accusare tanto ingiustamente, ero quasi sul punto di mancare; quando l’indignazione, o forse il furore, l’uno e l’altro probabilmente,mi indussero a insorgere e a proclamare ad alta voce l’ira della mia innocenza.
E che? era forse colpa mia l’essere tanto bella? se gli uomini mi sbavavano dietro come tante scimmie vogliose? se ero la destinataria incolpevole delle loro vane fantasticherie e dell’illecita invidia delle mogli? amanti, madri, sorelle, figlie… Non sapeva forse che le povere sceme mi odiavano al punto che mi avrebbero volentieri uccisa? Dietro i sorrisi e l’affabilità del mondo non c’era che rabbia, desiderio di nuocere, brama di cancellare l’aborrito corpo di perfezione nel confronto del quale le loro gambette storte, il sedere cascante, gli oceani di cellulite, i 12 chili di troppo e le smagliature conseguenti ai parti (Dio ce ne guardi!) non lasciavano spazio che alla disperazione e al pianto. Che voleva da me, dunque, lui e il resto dell’umanità, dato che la natura mi era stata benigna?
La lite si era conclusa male, con gran sbattere di porte e reciproca incomprensione. Sette giorni sono trascorsi e il tempo volge al peggio, c’è aria di tempesta in casa. Non sono creduta, non mi si stima proprio nel meglio della mia immodesta persona: la tendenza alla castità (sissignore, ho proprio detto immodesta). Le diffidenze moltiplicano, piuttosto che scemare. La mia stessa freddezza nei suoi confronti diventa motivo di sospetto. Sono stata accusata esplicitamente per tale freddezza. Sarebbe la prova certa che ho un amante, qualcuno impegnato a placare le mie inquietudine di femmina giovane e zeppa di ormoni in vorticosa circolazione (ma quando mai!). Non immagina nemmeno, il tapino, che possa trattarsi di ben altro che di preventivo appagamento, ma di spontanea continenza, di decenza e moderazione… quale dolore per me tali sospetti, le parole dure, insultanti che hanno potuto generare! E pensare che non mi lascio avvicinare da nessuno; che non uso alcuna delle armi di cui si pregiano le altre donne, quelle da sfacciate di cui proprio le più pronte alla censura si fanno forti (tipo sorrisi allusivi, occhiate languide, scodinzolamenti e miagolii di ogni genere); ma con contegno, con viso sempre inespressivo, mi conduco nei miei abitini stretti per le vie cittadine. Loro però, i maschi avidi torvi brutali, fanno finta di niente, ignorano gli atteggiamenti altezzosi, il naso per aria, l’aria scostante e ci provano lo stesso. Io niente, adoperando le strategie difensive adatte al carattere di ognuno, a volte con arcigno sembiante, altre con parole sprezzanti o limitandomi a voltar loro le spalle, faccio capire che hanno poco da guadagnare nel molestarmi. Li mando tutti rigorosamente e ingloriosamente in bianco. Quale soddisfazione allora osservare le loro stupide facce sorridenti libidinose impallidire per la rabbia o aggricciarsi di delusione! Guardare sì, lo ammetto, non mi dispiace del tutto lo facciano, non essendo vanitosa altra alternativa non ho, per ottenere le conferme sulla propria bellezza di cui ognuna ha bisogno, che di rimirarmi nel loro desiderio (d’altronde se pure volessi non potrei impedirlo). Mi guardano ed è lo stesso che se mi specchiassi. I loro occhi sono i miei propri occhi, l’autoconsapevolezza oggettivata di quel che so di me! Ma quanto a toccare e, Madonna Santa! proferire parole, dover ascoltare un uomo recitare le sue porcate, non lo sopporto proprio, non se ne parla nemmeno.
Stranamente, nonostante i reiterati rifiuti, non desistono. Tornano alla carica imperterriti, quasi certi che il no di un minuto possa diventare il sì di quello successivo. Si giustificano affermando, ed ecco spiegato l’improvviso della gelosia, e dei suoi effetti, da cui sono stata investita, che li provoco, che sono una sfacciata, che sculetto in modo esagerato, vergognoso! Vergogna a loro e alle loro donne per la persecuzione di cui sono oggetto. Chissà cosa passa per la testa a questi disgraziati-disgraziarte. Probabilmente ritengono che dovrei starmene chiusa in casa o girare infagottata in informi sacchi di juta… come se fossi la sola al mondo a sculettare, a camminare su tacchi troppo alti e avere un fondo schiena benedetto, sciolto e ben fatto, da negra… e a godere dell’ammirazione provocata.
Divento particolarmente severa con alcuni di questi importuni. Li rimprovero a voce alta, mi effondo in commenti sulle loro attrattive che li riducono un pizzico, costringendoli a farsi piccoli piccoli e allontanarsi con la coda tra le gambe (è proprio il caso di dirlo). Con i timidi e discreti invece, con coloro che non approfittano sfacciatamente delle mie sventatezze, posso essere di una inaudita generosità (onore al merito, che diamine!). Una volta che mi ero appartata dietro un cespuglio per spandere dell’acqua e avevo notato le manovre furtive di un giovincello per contemplare l’intera operazione, costatando che il poverino si limitava ad occhieggiare tra le foglie, senza far nulla che potesse mettermi in imbarazzo, sollevata dalla di lui timidezza (finalmente non ero costretta a subire sgradite attenzioni da parte di un maschio), decisi subitamente di premiarlo fingendo di non accorgermi indelicata presenza, permettendo che continuasse a lustrarsi gli occhi. L’agitazione che intervenne dietro il cespuglio non appena mi alzai e poté ammirarmi nell’intero ben conformato della mia generosa figura, mi indusse ad ulteriore liberalità. Indugiai alquanto nell’asciugarmi tra le gambe e ancor più nel rimettermi in ordine, dando modo al poverino di meravigliarsi delle buone robe che palesavo schiettamente. Confesso che se il giovanotto ebbe il suo bel guadagno, anche io ebbi il mio: la sua incondizionata devozione, cane umile e fedele, per tutto il resto della gita.
Quanto alla sfacciataggine, e no, non ci sto. No, eh! Sfacciata soltanto perché d’estate mi è capitato di cambiarmi d’abito con le finestre aperte o di fare il riposino pomeridiano nuda? (D’estate, badate bene: d’estate!); o perché è successo qualche volta, dimenticanza da fretta, di non indossare le mutandine e (dicono) in trasparenza lo si notava? Oppure perché porto gonne troppo corte e accavallando le gambe le cosce si scoprono un bel po’? sarà pure vero che si vede tutto ma diamine, siamo nel duemila, mica all’età della pietra! L’intimità d’una Signora non dovrebbe ormai menare scandalo, né essere soggetta a tante condanne! In ogni caso, vi sembrano queste, una scollatura ampia o le trasparenze di un abitino, quasi l’avessi tessuto io! ragioni sufficienti, vipere che non siete altro, per seminare il disordine e la discordia in una casa, incomprensione tra i coniugi e la probabile interruzione di un rapporto?
Ma andate a riporvi, andate!

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