Iran: farsi boia credendosi dio
Contro la pena di morte sempre e ovunque. Il numero 301 del “Foglio di collegamento” del comitato Paul Rougeau: alcuni articoli e a seguire presentazione, sommario e info per chi vuol dare una mano.
ESECUZIONI, TORTURE E INGIUSTIZIE IN IRAN
Ogni mese al comitato Rougeau arrivano decine di pagine sugli orrori commessi in Iran ed è per noi impossibile rendere conto di tutto ciò che accade.
Vengono messi a morte minorenni, donne, persone che hanno solo protestato. Oltre alle esecuzioni ci sono le torture e le percosse inflitte dalla polizia che portano anche alla morte delle persone arrestate.
Il numero di giustiziati in Iran nel 2022 è di oltre 500, il più alto degli ultimi 5 anni.
Riportiamo di seguito alcuni tra i casi più eclatanti.
MESSI A MORTE 4 UOMINI ACCUSATI DI COLLABORAZIONE CON ISRAELE
Quattro uomini sono stati messi a morte nella prigione di Rajai Shahr il 4 dicembre. Si tratta di Hossein Ordukhanzadeh, Shahin Imani Mahmoudabad, Milad Ashrafi Atbatan e Manouchehr Bejandi. Erano stati condannati a morte per collaborazione con i servizi segreti israeliani.
Il direttore di Iran Human Rights, Mahmood Amiry-Moghaddam, ha dichiarato: “Questi individui sono stati condannati a morte in un processo iniquo tenuto a porte chiuse del Tribunale rivoluzionario, le loro sentenze mancavano di ogni validità legale. Le esecuzioni hanno lo scopo di intimidire e distogliere l’attenzione dai fallimenti dell’intelligence della Repubblica islamica”.
Iran Human Rights ha appreso che altri 2 prigionieri sono stati messi a morte lo stesso giorno ma non ha potuto sapere di chi si trattava e di che cosa erano stati accusati.
MANIFESTANTE IRANIANO SOTTOPOSTO A FINTE ESECUZIONI IN CARCERE
Sahand Noormohammadzadeh
Uno dei 6 condannati a morte per le proteste antigovernative in Iran è stato sottoposto tre volte ad una finta esecuzione.
Un tribunale rivoluzionario di Teheran nel mese di novembre ha giudicato il 26-enne Sahand Noormohammadzadeh colpevole di “inimicizia nei riguardi di Dio”. Lo aveva accusato di aver dato fuoco ad un bidone per bloccare il traffico, cosa che lui ha negato.
Prima del processo a Noormohammadzadeh è stato “chiesto di salire su una sedia bendato per essere impiccato”.
Il trattamento crudele o degradante delle persone detenute è vietato dal diritto internazionale.
La magistratura iraniana ha annunciato che 6 imputati sono stati finora condannati a morte per “inimicizia contro Dio” o “corruzione sulla terra” in seguito alle proteste. Non ha rivelato le loro identità, ma l’avvocato di Sahand Noormohammadzadeh ha confermato che lui era uno tra questi.
L’agenzia di stampa giudiziaria Mizan ha riferito il mese scorso che Noormohammadzadeh era sotto processo davanti a un tribunale rivoluzionario per “atti di vandalismo e incendio doloso di proprietà pubbliche con l’obiettivo di causare interruzioni alla pace e all’ordine del paese e attaccare il governo islamico”.
I pubblici ministeri lo hanno accusato di aver partecipato a rivolte a Teheran il 23 settembre e di aver bloccato un’autostrada “abbattendo le ringhiere dell’autostrada e dando fuoco a bidoni della spazzatura e pneumatici”, ha riferito Mizan.
I pubblici ministeri hanno fatto vedere alla corte un video che mostrava un uomo mascherato, dicendo che si trattava di Noormohammadzadeh, che metteva una ringhiera tra due corsie. Il video mostrava anche che l’uomo spingeva un bidone della spazzatura in fiamme sulla strada.
Noormohammadzadeh ha sostenuto la sua innocenza in tribunale, mentre il suo avvocato ha detto che non c’erano prove che il suo cliente fosse l’uomo mascherato.
L’agenzia BBC Persian ha riferito che è stato detto all’accusato che sua madre aveva avuto un attacco di cuore e gli è stato chiesto di firmare una lettera in cui ammetteva la sua colpevolezza se voleva parlare con lei prima che morisse. Un avvocato di Teheran ha detto che tale lettera è stata considerata una prova di colpevolezza.
Dopo la condanna di Noormohammadzadeh, Amnesty International ha espresso grave preoccupazione per il fatto che lui e gli altri imputati condannati a morte siano stati sottoposti a “processi farsa”.
Le autorità iraniane hanno represso violentemente le proteste scoppiate dopo la morte di Mahsa Amini, la donna di 22 anni arrestata dalla polizia morale a metà settembre per aver indossato il suo hijab, o velo, “impropriamente”.
Più di 470 manifestanti, tra cui 64 bambini, sono stati uccisi, mentre altri 18.200 sono stati arrestati, secondo l’agenzia di stampa degli attivisti per i diritti umani (HRANA). Ha anche riferito della morte di 61 membri del personale di sicurezza.
Molti degli arrestati sarebbero stati sottoposti a torture e altri maltrattamenti durante la detenzione.
Arshia Emamgholizadeh, un ragazzo di 16 anni, si è tolto la vita sei giorni dopo essere stato rilasciato dalla prigione. Era stato arrestato nella città nord-occidentale di Tabriz e accusato di “lancio di turbanti” – una nuova tendenza tra i giovani manifestanti che prevede di intrufolarsi dietro un religioso musulmano sciita in una strada e di togliergli il turbante dalla testa prima di scappare.
“Arshia Emamgholizadeh ha detto che gli sono state date delle pillole in prigione ed è stato picchiato”, ha detto una fonte alla BBC Persian. Non si sa quali fossero le pillole.
Un video ha mostrato la madre di Arshia piangere sulla sua tomba e dire: “Non eri suicida, cosa ti hanno fatto in prigione?”
LE AUTORITÀ IRANIANE
PUBBLICANO LE FOTO DI UN MANIFESTANTE MESSO A MORTE
L’agenzia Mizan, collegata alla magistratura iraniana, ha pubblicato sul suo sito le foto dell’impiccagione pubblica del 23-enne Majidreza Rahnavard, il secondo manifestante giustiziato dalla Repubblica islamica. Nelle immagini riprese il 12 dicembre si vede il corpo del giovane penzolare dalla gru installata sulla strada di Mashhad, dove il ragazzo avrebbe compito il crimine per cui è stato condannato a morte: l’uccisione, con arma da taglio, di due membri della milizia Basiji, nel corso delle proteste che il regime sta reprimendo con violenza. Rahnavard è stato giustiziato per un crimine di «guerra contro Dio». Nelle immagini molto crude si può vedere che l’esecuzione si è svolta alla presenza di molti agenti con il volto coperto; l’area era stata transennata con blocchi di cemento, dietro ai quali si intravede un pubblico. Secondo alcuni attivisti, si è trattato di una «messa in scena» con cui il regime vuole dimostrare il sostegno della popolazione alle esecuzioni capitali di quelli che ritiene «terroristi fomentati dai nemici dell’Iran». In realtà non è chiaro chi abbia precisamente assistito al macabro evento visto che fino a poche ore fa non si sapeva neppure che Rahnavard fosse stato portato nel braccio della morte. Gli stessi famigliari non sono stati avvertiti. «Li hanno chiamati alle 7 di questa mattina (le 4:30 in Italia) e hanno detto loro di andare al cimitero Beheste Reza: abbiamo giustiziato vostro figlio e lo abbiamo sepolto», è stato il messaggio delle autorità ai parenti secondo quanto riporta l’agenzia Reuters.
IN IRAN UCCISA AIDA ROSTAMI
CHE CURAVA I MANIFESTANTI FERITI DURANTE LE PROTESTE
Aida Rostami
Nessuno aveva più notizie della dottoressa 36-enne Aida Rostami dal 12 dicembre. Poi il suo cadavere è stato consegnato alla famiglia dalla Polizia, che ha detto ai parenti che la donna era morta in un incidente stradale. Versione, questa, smentita dagli anatomopatologhi, che hanno detto ai familiari che il corpo della 36-enne appariva dilaniato, con i segni tipici delle torture.
A far propendere per l’ipotesi di omicidio è il fatto che Aida Rostami si occupasse di soccorrere e curare segretamente a Teheran i feriti nelle manifestazioni contro il regime, che si rivolgevano a lei e non al sistema sanitario ufficiale per paura di ritorsioni o di essere scoperti e imprigionati. Dunque, la donna si era fatta carico del pericoloso ma onorevole compito di essere la dottoressa dei “ribelli”. Una scelta coraggiosa, certo. Ma che probabilmente la giovane Aida ha pagato con la vita.
Il Governo iraniano ha chiesto minacciosamente alla famiglia di Aida di confermare la versione ufficiale data dalle autorità, ovvero che si è trattato di un incidente stradale. Ma i parenti della donna si sono coraggiosamente rifiutati di essere complici del regime.
IN IRAN UNA 14-ENNE SENZA VELO MUORE IN OSPEDALE DOPO L’ARRESTO
I genitori di Mehdi Mohammad Karami, condannato a morte per le proteste, invocano clemenza
Uno stillicidio di orrori quotidiani arriva dall’Iran, dove i giovani stanno pagando anche a prezzo della vita le manifestazioni di protesta nei confronti del regime degli ayatollah. Secondo quanto denuncia la ong Center for Human Rights in Iran, che ha sede a New York, una ragazzina di 14 anni sarebbe morta in ospedale a Teheran dopo essere stata arrestata perché si era tolta il velo in classe in segno di protesta. Una vicenda che ricalca da vicino quella di Mahsa Amini, la ventiduenne curda la cui morte pochi giorni dopo l’arresto da parte della polizia morale scatenò, a metà settembre, l’ondata di proteste che oggi scuote l’intero Paese e la cui repressione ha fatto almeno 469 vittime.
Masooumeh, questo il nome dell’adolescente, era stata identificata tramite l’esame delle registrazioni di telecamere di sorveglianza a scuola. Dopo essere stata messa in custodia per il suo gesto di ribellione, era stata trasferita in ospedale, proprio com’era accaduto a Mahsa Amini. Lì i medici hanno rilevato gravi lacerazioni che farebbero supporre uno stupro. Poco dopo è morta. Risulta irrintracciabile la madre della ragazza, che aveva dichiarato di voler rendere pubblica la drammatica sorte della figlia.
Non sono solo le ragazze a pagare il dissenso con la vita. I condannati a morte per le proteste sono maschi. È il caso di Mehdi Mohammad Karami, i cui genitori hanno rilasciato un video in cui implorano le autorità di risparmiargli la vita. Un gruppo per i diritti umani ritiene che il giovane sia a rischio imminente di esecuzione per il suo coinvolgimento nel movimento di protesta.
“Sono Mashallah Karami, padre di Mohammad Mehdi Karami”, dice il padre nel video diffuso sui social, seduto a gambe incrociate su un tappeto e affiancato dalla moglie. L’uomo descrive suo figlio come un “campione di karate” che ha vinto competizioni nazionali e che è stato membro della squadra nazionale. “Chiedo rispettosamente alla magistratura, vi prego per favore, vi chiedo… di rimuovere la pena di morte dal caso di mio figlio”.
Sua moglie, con le braccia conserte come se stesse cullando un bambino, parla poi per chiedere a sua volta la revoca della pena di morte.
Secondo Amnesty International, Karami è una delle cinque persone condannate a morte per l’aggressione mortale a un membro della milizia Basij durante una cerimonia funebre per un manifestante nella città di Karaj vicino a Teheran. La condanna sarebbe stata emessa in meno di una settimana “dopo l’inizio di un processo di gruppo iniquo e accelerato, che non aveva alcuna somiglianza con un procedimento giudiziario significativo”.
L’età del ragazzo non è stata riferita, ma i rapporti sui canali dei social media pro-protesta suggeriscono che abbia poco più di 20 anni, come i due uomini già giustiziati nelle scorse settimane.
Sulla violentissima repressione delle proteste in Iran, è intervenuto il nostro presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “Quanto sta avvenendo in queste settimane in Iran supera ogni limite e non può, in alcun modo, essere accantonato”.
PRESENTAZIONE DEL “FOGLIO DI COLLEGAMENTO”
Questo numero si apre con un largo spazio dedicato all’Iran, che sta usando nel modo più intenso e ingiusto la pena di morte.
In mezzo a tante brutte notizie, almeno una buona: la governatrice dell’Oregon commuta tutte le condanne a morte nel suo Stato!
Vi ricordo la pagina Facebook Amici e sostenitori del Comitato Paul Rougeau contro la pena di morte. Nella pagina trovate articoli scritti da organizzazioni abolizioniste in tutto il mondo, nonché appelli che potete firmare e diffondere, condividendoli con i vostri amici e conoscenti.
Giuseppe Lodoli per il Comitato Paul Rougeau
SOMMARIO
Esecuzioni, torture e ingiustizie in Iran
Messi a morte 4 uomini accusati di collaborazione con Israele
Manifestante iraniano sottoposto a finte esecuzioni in carcere
Le autorità iraniane pubblicano le foto di un manifestante messo a morte
In Iran uccisa Aida Rostami che curava i manifestanti feriti durante le proteste
In Iran una 14enne senza velo muore in ospedale dopo l’arresto
“La pena di morte è immorale” la governatrice dell’Oregon
commuta tutte le condanne a morte
Uccise una ragazza nel 2000, giustiziato in Mississippi il 14 dicembre
Anton Dostler, accusato di crimini di guerra, fu fucilato in Italia
Questo numero è aggiornato con le informazioni disponibili fino al 31 dicembre 2022
I numeri arretrati del Foglio di Collegamento, a cui si riferiscono le note in calce agli articoli di questo numero, si trovano nel sito: www.comitatopaulrougeau.org/fogli-di-collegamento-precedenti
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Cercate soci disposti anche soltanto a versare la quota sociale.
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