Israele-Iran: una guerra che nessuno ferma

(Logo del Mossad)

di Alberto Negri (ripreso da frammentivocalimo.blogspot.com)

Il Mossad fa quello che vuole, rapisce persino un generale iraniano per avere informazioni. Nessuno dice nulla e la guerra sotterranea continua. Lo stato ebraico vuole far saltare o condizionare i negoziati sul nucleare

Se sei il Mossad puoi fare quello che vuoi, anche rapire un generale iraniano in Siria per avere informazioni, portarlo in Africa e poi rilasciarlo. Insomma un tour completo di andata e ritorno. Ma il bello è che Israele può fare tutto questo senza che nessuno alzi neppure un sopracciglio. E questo non è poi così bello perché significa che gli israeliani possono fare qualunque cosa anche in casa nostra, anzi tanto più in casa nostra essendo il nostro un Paese a sovranità assai limitata e che viene spernacchiato da tutti, compreso il generale Al Sisis che fa anni ci prende in giro sul caso Regeni.

A pensarci bene potrebbe essere un’idea: appaltare al Mossad il rapimento dei responsabili della morte di Regeni così potremmo processare questi delinquenti e torturatori. Battute a parte, la guerra sotterranea Israele-Iran è sempre più palese. Anche se a dire la verità è proprio Israele a premere sull’acceleratore per far saltare i nervi agli iraniani, provocare una reazione della repubblica islamica e se possibile far deragliare la ripersa sul negoziato nucleare di Teheran a Vienna.

Lo scontro a distanza tra Israele e Iran si è infatti arricchito di un nuovo capitolo: il premier Naftali Bennett ha rivelato in Parlamento che agenti del Mossad hanno preso parte “a una coraggiosa missione per raccogliere informazioni su Ron Arad”, il navigatore israeliano abbattuto nei cieli libanesi nel 1986 e da allora ufficialmente disperso.

Il leader ultra-nazionalista non ha fornito particolari sull’operazione ma secondo il quotidiano in lingua araba Rai al-Youm, gli 007 dello Stato ebraico il mese scorso hanno rapito un generale iraniano in Siria per cercare di ottenere informazioni proprio su Arad, ritenuto morto da oltre trent’anni. L’uomo di Teheran sarebbe stato portato in un Paese africano e interrogato prima di essere liberato. Il sequestro sarebbe legato alle recenti notizie provenienti da Cipro: lo Stato ebraico lunedì ha denunciato che è stato sventato un complotto iraniano volto a colpire uomini d’affari israeliani sull’isola; secondo il quotidiano arabo, il piano potrebbe essere una ritorsione della Repubblica islamica per l’operazione del Mossad.

Da anni, gli 007 israeliani lavorano per avere informazioni sulle sorti di Arad ma né la cattura di miliziani di Hezbollah né una ricompensa di 10 milioni di dollari sono mai riusciti a portare risultati. Sia lintelligence che le forze armate ritengono che il navigatore sia morto nel 1988, due anni dopo la sua cattura.

Ma lo scontro tra Israele e Iran si sta consumando anche su un altro teatro: venerdì scorso le forze armate della Repubblica islamica hanno tenuto esercitazioni militari su larga scala vicino alla frontiera con l’Azerbaigian, Paese musulmano a stragrande maggioranza sciita ma alleato di Ankara, Washington e Tel Aviv. Israele è tra i principali fornitori di armi al regime di Baku, in particolare droni, ampiamente utilizzati nella guerra dello scorso anno in Nagorno-Karabakh contro l’Armenia.

Secondo funzionari iraniani, Teheran con le esercitazioni ha voluto “mandare un messaggio” a Israele, lasciando intendere di essere pronta ad agire, se necessario, per difendere i suoi confini. Lo stesso nome in codice delle operazioni – “i Conquistatori di Khaybar” – è un segnale: rimanda alla memoria la battaglia di Khaybar del 628 d.C. quando i musulmani, guidati da Maometto, presero il controllo dell’oasi a nord di Medina, abitata prevalentemente da ebrei, e imposero loro un tributo. Avvertimenti nei confronti di “interferenze straniere” nella regione sono stati lanciati dall’ayatollah Ali Khamenei, che ha esortato i Paesi vicini a evitare il ricorso a forze militari estere. “Non tolleriamo presenza e attività del regime sionista vicino ai nostri confini”, ha ribadito il ministro degli Esteri Hossein Amirabdollahian.

Nei giorni scorsi il presidente azero, Ilham Aliyev, ha negato la presenza di militari israeliani vicino al confine durante le esercitazioni iraniane; tuttavia, di fronte all’aumentare delle tensioni, si è fatto ritrarre in posa accanto a un drone israeliano Harop. Non hanno contribuito a rasserenare gli animi le misure adottate da Baku contro i camion iraniani che percorrono l’unica strada che collega l’Armenia alla repubblica islamica. Infine, l’ultimo sgarbo nei confronti di Teheran martedì, all’indomani della rivelazione del complotto a Cipro: secondo media israeliani, le autorità azere hanno lanciato un’operazione contro esponenti filo-iraniani nel Paese caucasico, chiudendo uffici e una moschea legati alla Guida Suprema.

La questione più grave rimane comunque la libertà d’azione del Mossad che in questi anni ha già fatto fuori generali e scienziati iraniani. In poche parole Israele, trincerandosi dietro il diritto a difendersi, continua a provocare, alzando la tensione fino a limiti che potrebbero diventare estremi. Di tutto abbiamo bisogno tranne che di una nuova stagione di guerre e terrorismo.

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