Israele-Palestina: due cose che so….

… e che vorrei raccontare soprattutto a chi è poco informato sul nostro Vicino Oriente (*)

Ci sono fatti e ci sono opinioni.
I grandi media parlano in questi giorni di Israele che si difende da Hamas: però i razzi palestinesi hanno fatto un morto e gli attacchi israeliani hanno fatto oltre 200 morti a Gaza, molti dei quali vecchi, donne, bambini
A Gaza – fa sapere l’Onu – il 75 per cento delle persone sono senz’acqua. Gli ospedali non hanno più farmaci. In molte parti manca l’elettricità.

Ma i razzi di Hamas sono davvero pericolosi? Ascoltate quello che scrive Amira Hass, che è una israeliana, sul penultimo numero della rivista «Internazionale» (datato 11-17 luglio 2014).
«Una scena spiega tutto: i partecipanti alla “conferenza di pace” organizzata da Ha’aretz a Tel Aviv sono costretti a lasciare la sala in fretta e furia. Era stato annunciato un razzo da Gaza. Solo un uomo è rimasto seduto tra le sedie vuote: Yuval Diskin, ex capo dello Shin Bet, i servizi segreti israeliani. Lui sa bene che la probabilità di essere colpiti a Tel Aviv da un razzo proveniente da Gaza è pari a zero».
Aggiungo io che solo nelle zone più vicine a Gaza gli israeliani hanno qualche paura, tutto il resto sono balle. E si vede: oltre 200 morti palestinesi contro 1 israeliano.

Ci sono fatti che i giornalisti e i politici italiani ricordano poco e malvolentieri.
Israele non ha rispettato gli accordi di Oslo.
I palestinesi non hanno uno Stato ma due pezzettini di terra, divisi fra loro.
Il muro costruito da Israele è illegale, lo hanno decretato anche i tribunali internazionali (proprio 10 anni fa – il 9 luglio 2004 – vi fu la sentenza della Corte penale dell’Aja).
Le colonie sono illegali.
Più volte i rapporti dell’Onu hanno denunciato che con il taglio dell’acqua e con la distruzione dei raccolti i governi di Israele affamano i palestinesi.
Israele incarcera per anni migliaia di persone senza accuse (si chiama “detenzione amministrativa”) e senza processi: è una prassi illegale che viola tutte le convenzioni sui diritti umani.
Le rappresaglie collettive sono riconosciute illegali perfino dall’ambiguo diritto di guerra eppure Israele continua a farle, persino a vantarsene.
E SI POTREBBE CONTINUARE A LUNGO.

A riconoscere i diritti del popolo palestinese – ad avere una terra e al ritorno dei profughi, cacciati dalle loro case – ci sono molte risoluzioni delle Nazioni Unite. Se Israele non le accetta… dovrebbe almeno accettare gli accordi di Oslo che ha liberamente firmato.
E c’è un’altra cosa, più vicina a noi, di cui i giornalisti e i politici italiani parlano pochissimo: le armi italiane a Israele. In questi giorni sono arrivati a Israele gli M 346 Aermacchi della Finmeccanica. Ma sono due anni che una piccola rete di pacifisti italiani lo denuncia e nell’ottobre del 2012 c’è stata una manifestazione a Vengono Superiore (davanti alla fabbrica) per chiedere al governo di bloccare l’invio: i media fecero finta di non vedere. E non è solo questione degli M 346: l’Italia è in Europa il primo partner militare di Israele. Se volete vedere i numeri cercate sul sito de «Il fatto quotidiano» l’articolo postato ieri da Giusy Baioni. (
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/07/16/armi-e-sistemi-bellici-italia-primo-fornitore-ue-di-israele-rete-disarmo-la-smetta/1061611/ ).
Molte altre sono le notizie sparite. E tantissime quelle “sparate” cioè le balle.
Una piccola storia fra tante, la trovo in rete. E riguarda il quotidiano «L’unità».
L’11 luglio 2014 Umberto De Giovannangeli racconta su «L’unità» di una bimba israeliana, Tahal Pfeffer, 4 anni, che si nasconde sempre sotto i tavoli. E’ terrorizzata dai razzi palestinesi. Quella paura assillante è ben nota ai medici, si chiama Spt, sindrome post traumatica.
Ci si commuove a leggere di questa bambina.
Ma qualcuno non si fida di Giovannangeli e fa un controllo. C’è un suo articolo, quasi identico, scritto su «L’unità» il 2 giugno 2007. Anche allora Tahal Pfeffer aveva 4 anni ed era terrorizzata. In 7 anni non è cresciuta.
qui l’articolo del 2007:
http://cerca.unita.it/ARCHIVE/xml/230000/227403.xml?key=Umberto+De+Giovannangeli&first=2241&orderby=1&f=fir&dbt=arc
e qui quello del 2014:
http://www.unita.it/mondo/nei-disegni-dei-bambini-di-gaza-le-gambe-lunghe-per-fuggire-1.580052?page=3
Una piccola storia che sarebbe da ridere se non fosse una tragedia. Se non ci fossero oggi a Gaza 230 mila bambine/i (sono cifre dell’Onu) bisognosi di cure psicologiche.

Vi chiedo ancora due minuti per completare questo discorso.
Perché quando qualcuno racconta questi – che pure sono fatti, non opinioni – c’è chi dice «tu sei contro l’esistenza di Israele, tu sei con Hamas».
A me non piace Hamas ma neanche il governo di Israele mi piace.
Ricordo che Hamas è stato eletto, come i governanti israeliani.
Però si dice che Israele è uno Stato democratico, l’unico della zona.
Non è vero.
Oltre a non rispettare gli accordi di Oslo, ad arresti illegali, alle colonie che violano gli accordi sottoscritti, oltre a tutto quello che ho detto prima … Israele è talmente poco democratico, fin dall’inizio, che non ha una Costituzione; ha sempre promesso di farla ma non c’è, la legge-base è quella religiosa. E fra i tanti accordi internazionali che Israele ha violato c’è anche quello sulla non proliferazione nucleare: da molti anni Israele ha bombe atomiche ma… neanche questo si può dire. Gran cagnara a livello mondiale contro l’Iran che forse costruisce segretamente l’atomica, perché nulla si dice di Israele?
Ci sono anche coraggiosi israeliani, una minoranza purtroppo, che denunciano tutto questo. Uno di loro si chiama Mordechai Vanunu e ha denunciato che Israele ha le bombe. E’ finito in galera solo per questo e tuttora viene perseguitato, in spregio a ogni legge: leggete la sua storia in rete (o anche su questo blog) o sul sito di Amnesty International.
In Italia ci sono pochi coraggiosi ebrei che si dichiarano contro l’occupazione e contro l’apartheid nei confronti dei palestinesi. Sabato erano a Milano a sfilare con il loro striscione, firmato Eco, cioè Ebrei contro occupazione. Il loro striscione chiedeva che Israele si ritirasse dai territori palestinesi. Da anni chiedono (non fanno notizia nei “grandi media”) che Israele la finisca con la persecuzione del popolo palestinese.
Possiamo fare qualcosa noi, “dal basso”?
Chiedere che Israele cessi il suo attacco e tratti davvero, non per finta.
Continuare a cercare e a dire la verità.
Promuovere solidarietà concreta alle vittime, tutte ma soprattutto quelle della parte immensamente più debole cioè i palestinesi. I modi sono molti: dal commercio equo ai progetti di cooperazione… A livello mondiale (e anche italiano) dal 2005 è attiva la campagna mondiale Bds (Boicottaggio, Disinvestimento, Sanzioni) lanciata dalla società civile palestinese: è una iniziativa che in molti Paesi sta ottenendo successi importanti.
Esigere che l’Italia la smetta di vendere armi a Israele almeno finché questo Paese non rispetterà gli accordi di Oslo.
Questo si può fare “in prima persona” dal basso. Non è poco. Più persone lo faranno e un po’ più facile sarà costringere le istituzioni internazionali e i governi a premere su Israele, a costringere i suoi governi a rientrare nella legalità. Un po’ meno difficile diverrà riprendere un cammino verso la pace. E verso la giustizia. Ricordando che senza giustizia nessuna pace può reggere a lungo.
(*) Due giorni fa a Imola a un presidio per fermare il massacro a Gaza ho preso il microfono per cercare di coinvolgere “chi passava da lì” raccontando qualcuno dei fatti che i “grandi media” italiani tacciono o mistificano. Siccome alcune persone mi hanno detto che è stata una sintesi efficace, riprendo qui la mia “scaletta”. Aggiungo qualche altro elemento.
1 – Qualcuno si stupirà che ho scritto nel titolo «Vicino Oriente» invece che «Medio Oriente» ma anche questa è una piccola, grande bugia. Infatti per noi è – dal punto di vista geografico – l’Oriente Vicino; l’espressione «Medio Oriente» è una traduzione dall’inglese, una delle tante sudditanze concettuali agli Usa.
2 – Se non conoscete Amira Hass ve ne consiglio la lettura: ogni settimana con la sua piccola rubrica su «Internazionale» oppure il suo vecchio, ma sempre importante, libro «Domani andrà peggio» tradotto in italiano da Fusi Orari con il sottotitolo «Lettere da Palestina e Israele, 2001-2005».
3 – Quanti minimi siano i territori palestinesi oggi rispetto alla Palestina originaria o anche a quella dopo il 1967 si può verificare mettendo le piantine a confronto; potete farlo facilmente in rete oppure qui in blog nell’articolo digitando «Palestina, il castigo perenne» (è un editoriale di Eduardo Galeano).
4 – Anche sulla campagna Bds trovate qualcosa qui in blog.
5 – Uno dei relatori speciali dell’Onu era lo svizzero Jean Ziegler che dell’oppressione in Palestina ha spesso parlato nei suoi libri (quasi tutti tradotti in italiano).
6 – Sull’illegalità delle carceri israeliane si possono leggere i rapporti di Amnesty International.
7 – Degli M 346 e di altri armamenti italiani a Israele qui in blog si è parlato spesso. I pacifisti sardi hanno denunciato che la Sardegna è stata usata dalle forze armate israeliane per simulazioni di attacchi.
8 – Sulla bomba atomica israeliana c’è un libro documentatissimo «L’opzione H» (sottotitolo «L’arsenale nucleare israeliano e i rapporti fra Cia e Mossad» (tradotto da Rizzoli nel 1991) di Seymour Hersh che è uno dei più famosi, ma anche scomodi , giornalisti “investigativi” statunitensi.
9 – Al presidio di Imola abbiamo letto alcuni testi da Gaza di Vik, cioè Vittorio Arrigoni. Quasi certamente sapete chi era; se così non fosse qui in blog trovate alcuni suoi preziosi testi e notizie su di lui.
10 – Sulle azioni nonviolente di palestinesi e israeliani (piccoli gruppi certo ma importanti se si crede a un futuro senza guerra) ci sarebbe un lungo discorso da fare; sarà per una prossima volta ma intanto vio segnalo questo msg arrivato ieri da Maurizio Simoncelli dell’Archivio Disarmo: «Sperando di fare cosa gradita, segnaliamo la pubblicazione del nuovo paper “La resistenza nonviolenta palestinese” di Giulia Valentini, che intende mettere in luce le attività condotte da una parte non trascurabile della società palestinese e spesso ignorate dai mass media e dall’opinione pubblica». Per approfondimenti: www.archiviodisarmo.it
11 – Sul numero di «Internazionale» uscito oggi (datato 18-24 luglio) ci sono molti articoli su quanto sta accadendo a Gaza. Il direttore, Giovanni De Mauro, in un breve editoriale ricorda la tecnica detta «roof knocking» (bussare sul tetto) dei militari israeliani mentre Amira Hass in un articolo raccoglie le testimonianze degli abitanti di Gaza e in un altro ragiona sui «principali errori dei mezzi d’informazione israeliani quando parlano del conflitto con i palestinesi»; Gideon Levy – sempre sul quotidiano israeliano «Ha’aretz», come Amira Hass – ricorda che nel 2003 vi furono 27 piloti che non eseguirono gli ordini e scrissero una lettera per spiegare che «si rifiutavano di partecipare a operazioni militari che mettessero in pericolo i civili».
12 – Infine segnalo su «Comune info» l’articolo di Ascanio Celestini intitolato «La macabra sproporzione».

Redazione
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2 commenti

  • Ricevo da Alba Montori questo commento:
    «Leggiti questo link qui sotto, con attenzione e senza farti addormentare dalla retorica:
    è lo statuto integrale di Hamas, praticamente la Costituzione palestinese.
    http://www.cesnur.org/2004/statuto_hamas.htm».

    Posto volentieri il commento e rispondo ad Alba, però devo fare qualche precisazione sulla fonte, cioè il Cesnur.
    Come si può leggere in rete «Il CESNUR (Centro Studi sulle Nuove Religioni), fondato in Italia nel 1988 da un gruppo di accademici e studiosi di scienze religiose europei e americani interessati allo studio delle minoranze religiose e spirituali di qualunque genere e tipo e alla costruzione di “mappe” delle appartenenze religiose in tutti i paesi del mondo, è attualmente presieduto dal professor Luigi Berzano, ordinario di Sociologia generale presso l’Università di Torino, e diretto dal professor Massimo Introvigne». Il problema è Introvigne, che si vanta di essere tra i fondatori del think tank “Fondazione Res Publica” promosso nel 1999 da Silvio Berlusconi e strettamente connesso a “Il Popolo della Libertà”. Introvigne è stato anche membro dell’Udc da cui «ha preso le distanze a partire dalle elezioni politiche del 2008 e dalla rottura fra la stessa UDC e la coalizione guidata da Silvio Berlusconi. In occasione delle elezioni regionali del 2010 in Piemonte, Introvigne ha promosso, con Alleanza Cattolica, una vasta campagna a sostegno del candidato di centro-destra Roberto Cota, poi eletto».
    Legato a Berlusconi, sostenitore del leghista Cota… non proprio quella che io giudico una fonte attendibile. In un suo articolo (rintracciabile sul sito Cesnur) intitolato nientemeno che «Teologia della liberazione, comunismo e suicidio. A trent’anni dalla tragedia del Tempio del Popolo a Jonestown» – strana macedonia – Massimo Introvigne mostra di credere (come in uno scritto di Ratzinger da lui citato) che la teologia della liberazione abbia a che fare con il terrorismo.
    Ciò chiarito – mi si potrebbe obiettare – se la traduzione dello statuto di Hamas è integrale, fedele e precisa… bisogna comunque farci i conti.
    Giusto, perciò:
    1 – cercherò di verificare con un’altra fonte che la traduzione sia inoppugnabile (se qualcuna/o mi aiuta, grazie). Per ora trovo in rete solo fonti Cesnur.
    2 – in ogni caso non ho difficoltà a credere che Hamas sia un gruppo integralista e fanatico… proprio come la maggior parte dei governanti di Israele, purtroppo. Ma le colpe di Hamas non giustificano quelle di Israele. E ovviamente viceversa.

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