Israele spia il Messico
L’impresa israeliana Nso Group utilizzata da Enrique Peña Nieto per tenere sotto controllo il Grupo Interdisciplinario de Expertos Independientes che indaga sul massacro di Ayotzinapa
di David Lifodi
È il 1 marzo 2016 quando esponenti del Grupo Interdisciplinario de Expertos Independientes (Giei), impegnato ad indagare sul massacro di Ayotzinapa – avvenuto tra il 26 e il 27 settembre 2014, vittime i normalistas della scuola rurale Raúl Isidro Burgos – ricevono sul cellulare il seguente messaggio: “All’alba mio padre è morto, siamo distrutti, ti invio le coordinate per partecipare al funerale e mi auguro che tu possa venire”. A seguire, un link con la pagina web di un’agenzia funebre che, se cliccato, rimandava al programma di spionaggio Pegasus, noto per essere venduto dall’impresa israeliana Nso Group esclusivamente ai governi.
Gli ultimi mesi della presidenza di Enrique Peña Nieto in Messico saranno ricordati anche per i legami segreti, e mai chiariti, tra Los Pinos e Tel Aviv. E’ stato il Citizen Lab dell’Università di Toronto a rivelare che i membri del Giei (nominati dallo stesso governo messicano, che però non si è mai fidato realmente di loro). Grazie a questo laboratorio sono emerse le preoccupazioni di Los Pinos: temevano che il Giei rivelasse che la strage dei normalistas era stata pianificata dallo Stato messicano ai più alti livelli. Il rapporto di Citizen Lab, dall’eloquente titolo #Gobierno Espía, è stato ripreso dalla Commissione interamericana per i diritti umani, che ha espresso tutta la sua preoccupazione e invitato il governo messicano a fare chiarezza, cosa in realtà mai avvenuta. Inevitabile chiedersi se tuttora Los Pinos ha utilizzato i software di Nso Group per spiare o comunque mettere sotto controllo oppositori, attivisti e militanti.
La domanda è lecita per almeno due ragioni. In primo luogo, già nel 2015, grazie ai cablogrammi di Wikileaks, il governo messicano risultava essere uno dei principali acquirenti di Nso Group, grazie ai servigi di Tomás Zerón, attuale capo dell’Agenzia di investigazione criminale e uno dei personaggi più controversi dell’amministrazione del presidente Peña Nieto. Nonostante il Giei, su segnalazione dei genitori dei 43 studenti desaparecidos, abbia più volte evidenziato come Zerón si sia dato da fare per depistare le indagini sul massacro dei normalistas, il funzionario continua tuttora a rimanere al suo posto.
In secondo luogo, quanto rivelato da Citizen Lab spiega il motivo delle visite di “Bibi” cioè Benjamin Netanyhau in Messico, tutte all’insegna della più completa opacità dal punto di vista informativo. Al seguito di Bibi, le imprese israeliane presenti hanno comunque fatto intravedere che il motivo dei suoi viaggi in Messico riguardava la stipula di contratti in ambito poliziesco e militare, con particolare attenzione alla cyberdifesa. Secondo le fonti ufficiali, Messico e Israele hanno sottoscritto tre accordi per il rafforzamento delle relazioni bilaterali tra i due paesi. Il primo riguardava la fornitura di servizi aerei, il secondo la ratifica di un memorandum su acqua, agricoltura e innovazione, il terzo includeva politiche di sicurezza per rafforzare i controlli alla frontiera con il Centroamerica. Del resto, gli affari sono affari e così Los Pinos ha deciso improvvisamente di considerare acqua passata le dichiarazioni bellicose di Netanyhau a sostegno del muro tra Stati uniti e Messico rilasciate più volte alla stampa dall’amico Trump, da cui era scaturito un iniziale gelo tra Tel Aviv e Città del Messico.
Fra le imprese al seguito del guerrafondaio Bibi l’impresa Verint Systems, specializzata in spionaggio tecnologico e incaricata di sviluppare un sistema di “informazioni condivise” in grado di mettere contemporaneamente in contatto Messico, Israele e Stati uniti. Ufficialmente il compito di Verint Systems, già in Messico dall’epoca della presidenza Calderón e nel frattempo trasformatasi in Verint Technology Inc, sarà quello di combattere il traffico di droga e il crimine organizzato, ma la sua presenza al seguito di Netanyhau, come del resto quella di Nso Group, nasconde ben altro. In particolare, quest’ultima è entrata in azione quando i membri del Giei hanno pubblicamente accusato il governo messicano di ostacolare l’indagine indipendente sul caso di Ayotzinapa. Non solo. A subire lo spionaggio a opera dell’impresa israeliana, con il beneplacito del governo messicano, ci sarebbero anche avvocati, politici, giornalisti, attivisti impegnati nel denunciare la corruzione dilagante nel Paese oltre ai familiari degli studenti scomparsi. Addirittura, il governo di Peña Nieto si sarebbe servito dei servigi di Nso Group anche per tenere sotto controllo i leader del Partido de Acción Nacional (Pan), l’altro partito della destra che si spartisce il potere con i priistas in Messico.
Secondo il giornalista Rafael Cabrera (di Aristegui Noticias, che di recente ha firmato anche un reportage in cui è stato svelato il plagio, commesso da Peña Nieto, della sua tesi di laurea) Nso Group ha sede in Israele ma è di proprietà dell’azienda Francisco Partners Management, che si trova negli Stati Uniti. A ricevere messaggi di Nso Group, come quelli inviati al Giei, sarebbe stata anche l’organizzazione anarchica Cruz Negra Anarquista, che si occupa di sostenere i prigionieri politici nelle galere messicane e si batte per l’abolizione del sistema carcerario. In pratica, grazie al Citizen Lab di Toronto, è emerso che in Messico essere spiati è una pratica comune.