Italia, armate sponde

Tre articoli di Antonio Mazzeo (ripresi dal suo blog) e un importante convegno (sabato prossimo) vicino a Varese

1 –

L’Italia invia 4 cacciabombardieri Tornado per la Guerra all’Isis

di Antonio Mazzeo

L’Aeronautica militare sta per inviare quattro cacciabombardieri Tornado per partecipare alle operazioni della coalizione internazionale anti-Isis in Iraq e in Siria. La notizia giunge dagli Stati Uniti d’America: la rivista specializzata Defensenews, citando «il portavoce del ministero della Difesa italiana», afferma che i velivoli saranno schierati nella base aerea di Ahmed Al Jaber in Kuwait e «saranno utilizzati solo per missioni di riconoscimento». Defensenews aggiunge che la ministra Roberta Pinotti avrebbe inviato nei giorni scorsi una lettera al Parlamento italiano spiegando che insieme ai Tornado giungerà uno staff logistico di 135 uomini dell’Aeronautica italiana. Inspiegabilmente la notizia sulla nuova escalation militare italiana nel complesso scenario di guerra all’Isis non è trapelata in Italia.

In ottobre un velivolo tanker Boeing KC-767-A in dotazione al 14° Stormo dell’Aeronautica di Pratica di Mare (Roma) era stato trasferito nella base aerea di Kuwait City per rifornire in volo i cacciabombardieri della coalizione internazionale a guida Usa impegnati nei bombardamenti in Iraq e Siria. Successivamente in Kuwait sono giunti pure due droni-spia Predator del 32° Stormo di Amendola (Foggia), 200 addestratori e 80 “consiglieri” militari, buona parte dei quali sono stati poi trasferiti a Erbil, nel Kurdistan iracheno, per partecipare alle attività addestrative delle unità locali e dei battaglioni dei pershmega curdi.

Il governo italiano ha fatto sapere di aver trasferito alle forze armate irachene un numero imprecisato di cannoni leggeri “Folgore” con munizioni calibro 80mm, prodotti dalla Breda, di proprietà dell’Esercito italiano. Il raggio di tiro di queste armi è di circa 1000 metri che diventano 4,5 km mediante l’impiego di razzi. L’Esercito aveva ordinato 800 sistemi “Folgore” ma l’arma ha avuto scarsissimi risultati sul campo. Secondo quanto pubblicato dalla «Rivista Italiana Difesa» (Rid), date le grosse dimensioni e la pesantezza del “Folgore”, è stato scarsamente gradito come arma per fanteria, mentre la granata da 80mm non sarebbe in grado di perforare le corazze dei moderni carri armati. Attualmente solo il 4º reggimento Genio guastatori di stanza a Palermo ha in dotazione tale arma. Il 12 settembre scorso, l’Italia ha inoltre inviato a Baghdad un aereo cargo C-130J “Hercules” con a bordo armi leggere per un valore complessivo di 1,9 milioni di euro, incluso 100 mitragliatrici MG 42/59 Beretta più 100 treppiedi, 100 mitragliatrici pesanti da 12.7, 250.000 munizioni per ciascuna delle due tipologie di armi, 1.000 razzi RPG 7, 1.000 razzi RPG 9 e 400.000 munizioni per mitragliatrici di fabbricazione sovietica. I duemila razzi e le munizioni facevano parte di uno stock di armi sequestrato nel 1994 a bordo di una nave diretta in Serbia e conservate presso un deposito sotterraneo in Sardegna. Le armi sono state consegnate attraverso un ponte aereo per Erbil ai peshmerga curdi.

2 –

War Games in corso: a Napoli il comando della forza di pronto intervento Nato anti-Russia

di Antonio Mazzeo

Due settimane per provare i reparti di pronto intervento Nato destinati a ostacolare in Europa orientale ogni manovra politico-militare della Russia di Putin. L’8 novembre ha preso il via presso il Nato Joint Forces Command (Fc) di Napoli l’esercitazione internazionale “Trident Juncture 14” che si concluderà lunedì 17. I complessi War Games avranno il compito di certificare le strutture del comando strategico alleato da poco trasferito a Lago Patria come il Centro di direzione e controllo della Nato Response Force (Nrf), la forza di pronto intervento dell’Alleanza Atlantica a cui sono assegnati 25.000 militari. «Trident Juncture ha lo scopo di accrescere le competenze e le capacità di comando a un livello operativo bellico, grazie all’addestramento, la pianificazione e l’esecuzione delle missioni all’interno di un complesso scenario politico-militare» hanno spiegato nel corso di una conferenza stampa l’ammiraglio Mark Ferguson (comandante in capo di Jfc Naples e delle forze navali Usa in Europa e Africa) e il generale dell’esercito italiano, Leonardo di Marco. «L’esercitazione è il coronamento di un anno d’addestramento di unità tattiche più piccole – task forces speciali terrestri, aeree e navali — messe a disposizione a rotazione dai paesi membri della Nato. Esse faranno parte della Nrf che a partire del 2015 ricadrà sotto il controllo del Comando alleato di Napoli».

Nel corso di “Trident Juncture 14”, lo staff di Jfc Naples coordinerà a distanza le operazioni di numerose unità di pronto intervento distribuite in tutta Europa per affrontare una crisi in rapida evoluzione. «Lo scenario previsto in questa esercitazione annuale — l’invasione dell’Estonia da parte di un Paese di confine fittizio — potrebbe interessare le nazioni del fianco orientale della Nato che, come l’Ucraina, hanno fatto parte dell’Unione Sovietica e hanno una popolazione considerevole di lingua russa» commentano gli ufficiali del Comando Nato di Napoli. «Il conflitto evolve progressivamente, passando da operazioni di stabilizzazione e combattimenti irregolari a una guerra terrestre in grande scala». Le attività prevedono “combattimenti ibridi”, attacchi di sistemi missilistici, cyber defence e “protezione” da attacchi nucleari, biologici e chimici (Nbc).

L’esercitazione si tiene contemporaneamente in diversi Paesi europei: oltre alle unità e ai reparti assegnati al Jfc Naples di Lago Patria, prendono parte a “Trident Juncture”, il Joint Warfare Center (Jwc) Nato di Stavanger, Norvegia; il French Joint Force Air Component Command di Lione (Francia); il quartier generale delle forze navali spagnoli (Hq Comspmarfor) a bordo dell’unità da guerra Lpd Castilla; il Comando delle forze speciali polacche di Cracovia e il Comando supremo delle forze alleate in Europa (Shape) di Mons, Belgio. Sono coinvolti complessivamente 1.255 fra militari e dipendenti civili del settore difesa.

«A settembre, il summit Nato in Galles ha fornito alle autorità militari un Readiness Action Plan basato su un programma di esercitazioni avanzate di difesa collegiale Trident Juncture 14, la prima grande esercitazione Nato dopo il summit, è parte integrante di questo sforzo» ha dichiarato il generale Reinhard Wolski, direttore e comandante del Joint Warfare Centre di Stavanger. In Galles, in particolare, è stata decisa la creazione di una forza di pronto intervento con “punte di lancia” (Spearhead) capaci di entrare in azione nel giro di 48 ore, con il supporto di aviazione, marina e forze speciali. La task force avrà a disposizione basi permanenti, depositi di munizioni e carburante e tutte le infrastrutture di supporto necessarie nei paesi Nato prossimi alla frontiera con la Russia.

Lo scorso 3 novembre, il generale Philip Breedlove, comandante delle forze armate Usa in Europa e del Nato Supreme Allied Commander Europe, ha formulato al Congresso Usa la richiesta di aumentare il numero delle unità statunitensi in Europa orientale e dei depositi di equipaggiamenti e armamenti militari come «risposta alle continue mosse aggressive delle forze armate russe». Breedlove ha affermato che la dimensione numerica delle forze Usa presenti stabilmente in Europa è «sufficiente» ma ha aggiunto che il suo Comando necessiterà nel continente di una maggiore presenza di forze militari su base rotazionale, utilizzando possibilmente unità di riservisti dell’Esercito e la Guardia nazionale. «Date la crescente pressione che avvertiamo oggi in Europa orientale e le misure di sicurezza che abbiamo preso in Baltico, in Polonia e in Romania, abbiamo bisogno di una presenza addizionale a rotazione» ha concluso il generale Usa. I dettagli sulle unità e sugli equipaggiamenti destinati a rafforzare la presenza statunitense in Est Europa sono in discussione al Pentagono per essere poi presentati al Congresso che dovrà deliberare sul bilancio militare 2016.

Dopo lo scoppio della crisi in Ucraina, Stati Uniti e Nato hanno dato il via a una serie di imponenti esercitazioni multinazionali in Europa orientale. Dal 15 al 26 settembre scorso, presso l’International Peacekeeping and Security Center di Yavoriv, Ucraina, si è tenuta “Rapid Trident” con il fine di «rafforzare la partnership è l’inter-operabilità fra il Comando delle forze armate Usa in Europa, la Nato, le forze terrestri ucraine e gli altri Paesi membri della Partnership for Peace». Alla esercitazione hanno partecipato complessivamente 1.300 militari di 15 nazioni: Ucraina, Azerbaijan, Bulgaria, Canada, Georgia, Germania, Gran Bretagna, Lettonia, Lituania, Moldavia, Norvegia, Polonia, Romania, Spagna e Stati Uniti.

Dal 2 al 14 novembre, nei grandi poligoni di Pabrade e Rukla in Lituania si è tenuta “Iron Sword 2014”, a cui hanno preso parte 2.500 militari provenienti da Canada, Estonia, Germania, Gran Bretagna, Lituania, Lussemburgo, Repubblica Ceca, Stati Uniti e Ungheria. Nell’ultimo mese infine 600 unità del 1st Brigade Combat Team, 1st Cavalry Division dell’esercito Usa di stanza a Fort Hood, Texas, sono statiti trasferiti in Europa orientale per una missione che avrà una durata non inferiore ai 90 giorni. Attualmente i militari si stanno addestrando con i carri armati M-1 “Abrams” e i veicoli da combattimento “Bradley” in Polonia, Lettonia, Lituania ed Estonia.


3 –

Mini droni per le forze d’assalto dell’esercito italiano

di Antonio Mazzeo

Si chiama Comfose: è il nuovo Comando forze speciali che nell’ambito del potenziamento delle capacità di pronto intervento delle forze armate negli scenari di crisi e di conflitto internazionali ha posto alle dirette dipendenze del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito il 9° Reggimento d’Assalto “Col Moschin”, il 185° Reggimento Ricognizione Acquisizione Obiettivi, il 28° Reggimento Comunicazioni Operative “Pavia” e il 4° Reggimento Alpini Paracadutisti. Con sede nella caserma “Gaberra” di Pisa, la stessa che ospita il Centro addestramento paracadutisti, Comfose ha il compito di coordinare le specifiche esigenze di formazione e addestramento dei reparti ad alta specializzazione dell’Esercito, assicurandone l’inter-operabilità. Una task force in linea con le nuove strategie Nato, somigliante ai reparti d’eccellenza statunitensi, francesi e britannici, che sarà dotata dei più moderni e sofisticati sistemi d’arma.

Grazie ad un accordo con Ids-Industria dei Sistemi Spa di Pisa (società d’ingegneria e produzione di sistemi radar e apparati elettromagnetici e aeronavigazione), Comfose ha avviato – tramite il 9° Reggimento “Col. Moschin” – la sperimentazione dei droni Manta “Asfo” (acronimo che significa Army Special Forces Operations), piccoli velivoli ad ala fissa, la cui configurazione aeromeccanica consente di eseguire missioni di intercettazione aerea di lunga durata. «Studiato e realizzato per rispondere alle esigenze operative espresse dal Comfose, l’eventuale entrata in servizio del Manta consentirà al bacino Forze Speciali/Forze per Operazioni Speciali (Fs/Fos) di aumentare la disponibilità di assetti a controllo remoto per la sorveglianza e la ricognizione a livello tattico» spiega lo Stato Maggiore dell’esercito. «Le Fs/Fos devono estendersi a ogni ambiente ed essere attuabili anche in condizioni estreme; in tal senso rappresentano la punta di lancia nella sperimentazione di nuovi armamenti ed equipaggiamenti che in alcuni casi vengono successivamente adottati da esse stesse come da altre unità delle forze armate».

I nuovi mini droni sono stati realizzati da Ids in due distinte configurazioni da 1,8 e 2,8 metri di apertura alare, con motore a benzina, elettrico o a turbina. I Manta possono essere lanciati mediante una catapulta meccanica o pneumatica da veicoli leggeri o da piccole imbarcazioni per raccogliere e trasmettere informazioni video dall’alto ed in tempo reale. Grazie alle loro dimensioni, i droni possono atterrare su un prato o su una pista di fortuna; il paracadute con cui sono equipaggiati ne consente l’atterraggio verticale su terra o in mare. Per le loro caratteristiche tecniche, i Manta sono adatti pure per missioni di controllo delle frontiere, stima di eventi catastrofici, ricerca e salvataggio e prevenzione incendi.

Ids-Industria dei Sistemi è stata costituita nel 1980 dall’ingegnere Giovanni Bardelli, figlio del fondatore della storica Selenia, poi assorbita dalla holding Finmeccanica. Con un capitale sociale di 7.500.000 di euro e 500 dipendenti, l’azienda ha assunto un ruolo importante nel business dei sistemi elettronici civili e militari. Ids ha il suo quartier generale a Pisa ma conta pure su una sede operativa a Roma e consociate estere a Brisbane (Australia), Portsmouth (Gran Bretagna), Montreal (Canada) e San Paolo (Brasile). Ha avviato proficue collaborazioni nel campo della ricerca con la Scuola Normale di Pisa e l’Università di Napoli e contribuisce finanziariamente ai master sulla sicurezza della Biomedical University di Roma.

Oltre alla fattiva collaborazione avviata con il neo costituito Comando forze speciali dell’Esercito, l’azienda ha eseguito ricerche nel settore “prevenzione e protezione dalle radiazioni ionizzanti e non ionizzanti” per il Centro Interforze Studi e Applicazioni Militari (Cisam) di San Piero a Grado e Pisa (l’ex Centro per le applicazioni militari dell’Energia Nucleare – Camen). Nel novembre 2013, l’IDS Measurement Laboratory ha preso parte alle esercitazioni NATO “SET-180” presso il poligono interforze di Mazagón, Huelva (Spagna), uno dei più grandi di tutta Europa, fornendo un proprio radar per l’identificazione di differenti target. Le tecnologie e le consulenze dell’azienda in campo militare sono state pure messe a disposizione del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, del ministero della Difesa britannico, dell’Agenzia per lo sviluppo della Sifesa della Corea del Sud e dell’Aeronautica militare dell’Australia. Altri importanti progetti e interventi in ambito civile e militare sono stati avviati in Argentina, Austria, Botswana, Cina, Colombia, Germania, Georgia, Giappone, Giordania, Indonesia, Malesia, Perù, Russia, Singapore, Spagna, Svizzera, Sud Africa, Trinidad e Tobago, Turchia.

Nel sempre più lucroso affaire dei velivoli senza pilota, oltre ai Manta, l’azienda pisana è presente con progetti con molteplici applicazioni che spaziano dal controllo di volo a quello delle frontiere terrestre, marittime e fluviali, al monitoraggio ambientale fino alla valutazione degli effetti di un terremoto o di una frana. Spicca in particolare la realizzazione in joint venture con AgustaWestland (Finmeccanica) di “Hero”, un sistema basato su un velivolo ad ala rotante (con decollo e atterraggio verticale) e su una stazione di terra che grazie a una vasta gamma di sensori consente missioni pre-programmate in modo completamente autonomo, sia in ambito civile che militare, con una raggio operativo di 100 km. Ci sono poi i velivoli ad ala rotante “Colibrì” e “Stark”: il primo è un quadricottero ideato per missione di sorveglianza e ricognizione, soprattutto in ambienti urbani complessi (può fornire dettagliate immagini dall’alto, seguire veicoli o persone all’interno di un’area di crisi, ecc.); il secondo ha una configurazione classica di elicottero ed è utilizzato per operazioni di pattugliamento a medio e corto raggio, con un’autonomia di due ore e una velocità massima di 100 km/h. «Come il Manta – spiega Ids – anche lo Stark può essere trasportato da veicoli leggeri o da camion ed essere utilizzato per la raccolta di informazioni video a supporto delle operazioni di polizia legate al controllo di traffici illegali o alla sorveglianza in occasione di grandi eventi». Piccoli-grandi fratelli dunque per operare nelle guerre e nella repressione globale.

 

4 –

SABATO 29 novembre 2014 ore 9,30-17
presso il castello dei Comboniani (via delle Missioni, 12) a Venegono Superiore (Varese)

INCONTRO/CONVEGNO
«L’industria delle armi alimenta le guerre. Il ruolo di Finmeccanica»
Nell’epoca della “guerra infinita” una delle attività considerate strategiche dallo Stato è il mantenimento di quelle capacità industriali e tecnologiche giudicate essenziali per la sovranità operativa delle forze armate. Con la cessione degli asset civili, Finmeccanica intende fondarsi come holding esclusivamente orientata verso i settori dell’aerospazio e della difesa in linea con un Modello di difesa più aggressivo. Obiettivo del convegno è l’avvio di un dibattito per individuare le criticità di questo modello economico e di difesa per rimodulare le scelte militariste verso una produzione finalizzata ad attività civili.
relatori
DOMENICO MORO (economista): il ruolo di Finmeccanica all’interno del capitalismo italiano, modifiche degli assetti finanziari e risposte alle crisi economiche e politiche
MANLIO DINUCCI: ristrutturazione della produzione industriale nel nuovo quadro geopolitico
ALEX ZANOTELLI: guerra, l’articolo11 della Costituzione e la legge 185/90 sull’export militare da un punto di vista etico

RIFLESSIONI dalla fabbrica di Fiorenzo Campagnolo, delegato ADL AgustaWestland, e Giansandro Bertinotti, ADL AleniaAermacchi

INTERVENTI di Rossana De Simone, Ugo Giannangeli, Gregorio Piccin e altri da definire.
In video le posizioni dei rappresentanti dei sindacati confederali
Il dibattito è aperto a tutti gli interventi e servirà a capire i limiti teorici e quelli delle lotte che si sono registrati negli ultimi anni
Prime adesioni: ADL Cobas, USB Novara,
Comitato NO-M346 del varesotto – Movimento NO-F35 del novarese

Redazione
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