Italia con patente

Un po’ di notizie sparite o sparate sul nodo migrazioni, razzismi, intercultura e società meticcia.

I – Di che razza sono i numeri?

L’uso in questa rubrica dei numeri romani è sarcasmo verso chi vorrebbe liberarci della multiculturalità e dunque anche dei numeri arabi, di arance e albicocche o delle basi per la moderna astronomia (tanto per fermarsi alla lettera A).

 

II – Pound e casa Pound

Come purtroppo accade spesso in Italia, si parla molto a vanvera e si evita la questione spinosa: persino di fronte all’assassinio di due senegalesi a Firenze, il dibattito sembrava più riguardare il lontano poeta Pound che la vicina, concretissima e fascista «Casa Pound». Risultati? Nessuno per ora. «Casa Pound» continua a far danni e reati, indisturbata. Era quello che certi giornalisti e politici volevano?

 

III – Italia condannata

Ripartiamo (dopo una breve interruzione) con questa rubrica dalle notizie di fine febbraio. Ma spesso le notizie sono “vecchie” o meglio “immutabili”, come quella dell’Italia che, in sede internazionale, viene giudicata razzista per le sue politiche. A esempio il XXIV febbraio i quotidiani fanno sapere che la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo ha condannato l’Italia per la sua politica dei respingimenti in Libia. Così XXIV vittime dovranno essere risarcite ma purtroppo centinaia, forse migliaia, non sono nelle condizioni di chiedere giustizia. Al di là del caso specifico, Strasburgo ribadisce che le espulsioni collettive sono illegali (e anche questo lo sapevamo). Sul quotidiano «il manifesto» Alessandro Dal Lago commenta a ragione: «sconfitti su tutta la linea migratoria». Né, per ora, Monti-Cancellieri appaiono molto diversi da Berlusconi-Maroni. Tanto per dirne una, il nuovo governo ha riaperto, il XXVIII gennaio, due Cie – in Campania e Basilicata – senza batter ciglio.

 

IV – Autocritica tedesca

Proprio nello stesso giorno della condanna di Strasburgo (vedi sopra) alcuni quotidiani italiani riprendevano le scuse della Merkel alla comunità turca e alla pubblica opinione tedesca. Infatti tra il MM e il MMVI furono uccisi in Germania ben IX commercianti turchi e le autorità parlarono di «mafia». Dopo le indagini su una cellula neonazista (infiltrata anche nella polizia e probabilmente tollerata da qualche dirigente) è evidente che gli assassini sono invece di estrema destra. Un capo di governo che ammette un suo errore – in modo pubblico, nettamente e al momento giusto – è sempre un buon esempio. Forse ho un’amnesia ma in Italia non ne ricordo.

 

V – Marcelo

E’ passato un po’ di tempo, da quando (XIII febbraio) un vigile urbano ha ucciso alle spalle un ventotenne cileno, Marcelo Valentino Gomez Cortes. In attesa delle decisioni dei giudici, sorprende lo scarso interesse dei media e delle istituzioni per un «errore» – poco verosimile e comunque l’ennesimo – mortale contro uno straniero.

 

VI – Coincidenze e continuità

Il mese anti-rom (un triste gioco che in Italia non passa di moda) si apre in marzo a Napoli con una manifestazione del Pdl; 72 ore dopo una decina di baracche bruciano. Il sindaco di Roma intanto continua i suoi sgomberi: alcuni avvenuti certamente fuori dalla legalità, come hanno ribadito più volte le istituzioni internazionali.

 

VII – Un giorno senza di loro

Ma da due anni marzo è anche il mese dello «sciopero» (più virtuale che reale) degli immigrati: il «I marzo» gli stranieri (e gli italiani solidali o che si sentono a disagio in questa Italia) provano a mostrare, raccontare, discutere cosa sarebbe «una giornata senza di noi». Insomma cosa accadrebbe alla grande economia italiana e ai piccoli affari domestici (colf e badanti per capirsi) se il popolo “extra” sparisse d’improvviso? Quest’anno le manifestazioni sono sembrate meno incisive: colpa della crisi o cosa?

 

VIII – Italiani s/patentati

Dall’XI marzo entra in vigore il «permesso di soggiorno a punti»: chi arriva in Italia dovrà sottoscrivere un contratto. Tutto molto discutibile nel concreto ma supponiamo che sia buona l’idea di fondo, essere sicuri che chi viene a lavorare nel nostro Paese sappia le regole, la lingua, un po’ di storia. Perché allora questo principio non deve valere per le italiane e gli italiani? Per accertarlo si potrebbe ogni 10 anni, magari in una sorta di appendice “orale” del censimento, sottoporre a un esame chi è nata/o qui. Se non supera il test minimo di italianità si potrebbe… espellerlo no (e poi verso dove?) e neppure revocargli la nazionalità, però magari rimandarlo un po’ a scuola, come si fa per chi perde troppi punti della patente. Vorrei tener conto di una obiezione: che chi nasce qui va già a scuola … ma questo vale anche per i figli dei migranti che invece non sono considerati automaticamente italiani… E poi – così, tanto per amore della discussione – a voi sembra che tanti nativi “doc” parlino in modo comprensibile la lingua del Paese, ne sappiano un minimo di storia e leggi fondamentali? Potrebbe non essere un’idea punitiva (contro stranieri e/o italiani ignoranti) ma educativa: in una società complessa c’è bisogno di più scuola, formazione e verifica per tutte e tutti. Vogliamo tentare?

 

IX – La discoteca e il Parlamento

Salgono purtroppo le aggressioni contro omosessuali (o presunti tali perché l’idea che l’abito faccia il monaco è una storica stronzata) e purtroppo uniscono gran parte dell’Italia. Forse a Varese va anche un pochino peggio ed è qui che, secondo alcuni giornali del XIX marzo, 7 gay sono stati aggrediti dagli “addetti alla sicurezza” in una discoteca. Devono esserci buttafuori – addetti a espellere il buon senso e la legalità – anche in Parlamento perché da anni l’Italia non riesce a varare una legge (sollecitata da istituzioni europee nonchè magistratura nostrana) contro l’omofobia.

 

X – Un giorno l’anno

Ogni 21 marzo (o a ridosso di questa data) alcune – pochine – istituzioni italiane si ricordano che l’Onu ha fissato una «giornata mondiale contro il razzismo». Retorica a parte, bisognerebbe valutare quante di queste iniziative sono utili. E se basta un giorno l’anno… Ma forse c’è prima una domanda fra il drammatico e il surreale: se un giorno l’anno lavoriamo contro il razzismo siamo autorizzati gli altri trecentosessantaquattro a impegnarci a suo favore? A me pare che molte istituzioni italiane … se colte da un raptus di sincerità risponderebbero sì. Brutta partita vero?

 

XI – Liste e siti

Mentre a Marsiglia si consumava una tragedia che ha anche connotati razzisti, in Italia qualche giornalista notava che su alcuni siti – HolyWar e Stormfront a esempio – ci sono liste di ebrei (in dettaglio anche negozi e scuole) con relativi indirizzi. Grande sdegno e poi il nulla. Lo stesso copione a dicembre quando si denunciò che sempre Stormfront forniva la lista nera degli «amici» degli immigrati (anzi «allogeni» secondo la loro definizione). Sono ancora lì. Difficile chiuderli se non sono pedo-pornografici, “spiegano” gli esperti. Ma la domanda è politica: davvero il razzismo è meno pericoloso della pedofilia? Neanche contro i pedofili in rete c’erano leggi ma si sono fatte.

 

XII – Firenze e la Cacania

Uno dei più grandi scrittori italiani, Antonio Tabucchi, è morto (nel Portogallo che tanto amava) il XXV marzo. Sarà giustamente ricordato per i suoi scritti ma anche per il coraggio civile. A esempio di difendere «gli ultimi» (i rom) di Firenze dalle aggressioni – anche istituzionali – in un libretto polemicamente intitolato «Gli zingari e il Rinascimento». In un articolo (su «Il fatto» del IX novembre) Tabucchi commentava, da par suo, la bravata razzista del leghista Cavallotto che esultava perché l’alluvione aveva spazzato un campo rom lungo la Stura e ricordava che la Padania è una invenzione proprio come la Cacania in «L’uomo senza qualità» di Musil. Luoghi inesistenti per persone senza qualità. Fossero solo romanzi sarebbe molto divertente.

 

XV – Notizie buone o quasi

«I nati in Italia non possono stare nei Cie»: sembra ovvio ma c’è voluto un giudice (a Modena) per tirar fuori, dopo 50 giorni, due fratelli nati in Italia ma da genitori bosniaci. Un senso minimo della giustizia suggerisce che se hanno commessi reati tali da stare in galera (non era assolutamente il loro caso) un giudice può, anzi deve, spedirli in un carcere; altrimenti non possono essere messi in un «Centro di identificazione ed espulsione» solo perché i loro genitori sono stranieri. Ammesso – e non concesso – che i Cie servano a identificare-espellere le persone straniere.

 

10 – Finchè c’è lei…

la Costituzione, qualche speranza c’è – anche in questi brutti tempi – ma bisogna difenderla e applicarla. A partire dall’articolo 10 (numeri arabi sì).

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LA SOLITA NOTA

Notizie sparite, notizie sparate. Certezze, mezze verità, bufale, voci. Questa rubrica sulle molte (ma tutte brutte) facce del razzismo prova, a ritmo mensile, a recuperare e/o commentare quel che i media tacciono e/o pompano (oppure rendono incomprensibile, con il semplice quanto antico trucco di de-contestualizzarlo) su migranti, minoranze e dintorni. Esce sulla rivista di strada «Come solidarietà» che purtroppo non attraversa tempi floridi…. e questo spiega perché, anche in blog, questa rubrica ha perso il ritmo mensile. Mettiamola così: sono un re Mida al contrario, tutto quello che tocco si impoverisce… forse se smetto di comprare «il manifesto» Valentino Parlato vince la lotteria. (db)

 

Redazione
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