Je suis Charlie Coulibaly
di Francesco Masala (*)
si può dire tutto, libertà, libertà, siamo tutti Charlie, perché non possiamo essere anche tutti Dieudonné, c’è qualcosa che non torna, vero?
La satira politicamente scorretta di Dieudonné ha nuovamente colpito l’opinione pubblica francese coinvolgendo, come spesso accade, ministri e istituzioni. Dopo la marcia di domenica sera a Parigi alla quale l’umorista ha partecipato, sulla sua pagina ufficiale di Facebook è comparso un post “Je suis Charlie Coulibaly”, saldando il nome della rivista satirica colpita dall’attentato del 7 gennaio scorso a quello del terrorista Amedy Coulibaly autore del sequestro nel supermarket ebraico e morto egli stesso al termine dell’azione. Alle polemiche tra gli utenti, divisi tra strenui difensori di e indignati, ha fatto seguito l’intervento del ministro dell’interno Cazaneuve. In una nota diffusa lunedì si legge: “le dichiarazioni abbiette di M. Dieudonné sulla propria pagina Facebook testimoniano irresponsabilità, sono irrispettose e dimostrano una propensione a suscitare l’odio e la divisione semplicemente insopportabili.” Immediato l’eco del primo ministro Manuel Valls che ha ribadito le accuse di antisemitismo, razzismo e apologia di terrorismo, anticipando interventi duri non solo contro il terrorismo ma anche contro le “parole di odio”.
La replica di Dieudonnè è come sempre affidata al web e ad una lettera che pubblichiamo di seguito in italiano, rivolta al ministro degli interni, in cui accusa le istituzioni francesi di trattarlo come un criminale. Da più di un anno infatti molte sono state le censure e i boicottaggi subite dall’inventore della “Quenelle”, ai quali si sono aggiunti controlli fiscali, perquisizioni e inchieste.
Eppure Dieudonné voleva solo far ridere, proprio come Charlie Hebdo.
Alessandro Catalano
Versione italiana
Il famoso comico Dieudonné risponde al Ministro del Interno Bernard Cazeneuve:
Ieri, eravamo tutti Charlie. Stavamo camminando tutti in piedi per le nostre libertà. In modo da potere continuare a ridere di tutto.
Tutti i rappresentanti dello stato, lei compreso, stavano camminando insieme nella stessa direzione.
Però quando sono tornato a casa, mi sono sentito molto solo.
Da un anno, lo stato mi ha preso come bersaglio, e cerca di eliminarmi in ogni modo.
Linciaggio mediatico, interdizione dei miei spettacoli, verifiche fiscali, ufficiale giudiziario, perquisizioni, accuse… Più di ottanta procedure giudiziarie si sono abbattute su di me e sulla mia famiglia.
E lo stato continua a rovinarmi la vita. Ottanta procedure giudiziarie.
Da un anno, mi state trattando come se fossi il nemico pubblico numero uno, mentre io provo solo a fare ridere la gente, e farle ridere della morte, dato che la morte ride di noi, come lo sa Charlie, purtroppo.
Anche se da diverse settimane ho proposto la pace più volte e sotto la vostra autorità, rimango però senza risposta da parte vostra.
Però appena mi esprimo, non cercate di capirmi, non volete ascoltarmi. State solo cercando scuse per censurarmi. Mi state considerando come se fossi Amedy Coulibaly, invece io non sono per niente diverso da Charlie.
Si potrebbe pensare che le mie parole, a voi non interessino, salvo per male interpretarle, con cattiva fede, per indignarvi meglio.
Signor Ministro, siccome sembra che adesso lei mi stia ascoltando, le ricordo che:
Io propongo la pace.
Dieudonné M’bala M’bala
Il comico franco-africano Dieudonne` e` gia` stato condannato due volte per anti-semitismo e adesso e` stato arrestato e successivamente rilasciato in attesa di un nuovo processo per avere detto Je suis Charlie Coulibaly, il che gli e` costato un’accusa di apologia del terrorismo.
Sottovoce dico che quella battuta la trovo molto intelligente, forse troppo, ma puo` essere davvero considerata un’incitamento al terrorismo salvo che da degli imbecilli?
Tra questi sembra che si debba mettere anche il direttore di Le Monde, che ha aperto una campagna contro di lui, dicendo che eccita all’odio.
Ma io penso che Dieudonne` non sia molto diverso dalla redazione di Charlie Hebdo.
Il suo unico difetto è di essere ancora vivo (a non voler pensar male della sua pelle scura)…
infine, ecco una vignetta di Chappatte sulla contabilità e sul peso specifico dei morti:
(*) «Nella prefazione a “Le folgori d’agosto” (edizione Vallecchi 1973) alla domanda sul perché scrive Jorge Ibargüengoitia ha confessato che scrive un libro ogni qual volta desidera leggere un libro di Ibargüengoitia, che è il suo scrittore preferito. Quella lettura fu una folgorazione, da allora ogni volta che voglio leggere qualcosa di veramente bello e interessante che non riesco a leggere da nessuna parte, me la scrivo da me, anche perché non è mica facile per gli scrittori sapere quello che voglio leggere io». Francesco Masala si presenta così. Aggiungo solo che una delle sue frasi preferite è «La libertà non sta nello scegliere tra bianco e nero, ma nel sottrarsi a questa scelta prescritta» di Theodor W. Adorno. (db)
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NOI SIAMO CHARLIE. MA SIAMO ANCHE I GENITORI DEI TRE ASSASSINI
Una delle cose più belle e intense scritte in questi giorni: la lettera di 4 insegnanti francesi. “Quelli di Charlie Hebdo ci facevano ridere; condividevamo i loro valori…. Se i crimini perpetrati da questi assassini sono odiosi, ciò che è terribile è che essi parlano francese, con l’accento dei giovani di periferia. Questi due assassini sono come i nostri studenti…. I nostri figli hanno quindi ucciso i nostri fratelli. In qualsiasi cultura questo provoca quel sentimento che non è mai evocato da qualche giorno: la vergogna. Nessuno, nei media, parla di questa vergogna. Quella di uno Stato che lascia degli imbecilli e degli psicotici marcire in prigione e diventare il giocattolo di manipolatori perversi, quella di una scuola che viene privata di mezzi e di sostegno, quella di una politica urbanistica che rinchiude gli schiavi (senza documenti, senza tessera elettorale, senza nome, senza denti) in cloache di periferia….” LA LETTERA COMPLETA è su http://comune-info.net/