Joshua il guerriero

Alcune considerazioni sull’interpretazione filosofica di un Cristo luciferino.
di Fabrizio («Astrofilosofo») Melodia

Molto spesso si fa menzione singolare che non esistono fatti, ma solo interpretazioni.
Per lungo tempo fu lo slogan di tutta la filosofia moderna, dall’esistenzialismo heideggeriano fino al decostruzionismo di Derrida, il quale pose un paletto interessante alla ricostruzione stessa del soggetto, dell’essere umano in quanto tale e come percezione.
Questo atteggiamento percorre il nostro modo di percepire ogni cosa, se di essa si può parlare.
Ogni cosa è interpretazione di una interpretazione, figli di una scomposizione del reale all’infinito, in una rincorsa che non troverà mai un punto d’incontro.
Fatto salvo che almeno per l’oggetto letterario esiste un simil punto fermo di partenza, ovvero l’interpretazione dell’interpretazione, ecco che si dipanano alcune altre dicerie riguardo alla figura del Cristo, Dio Uomo, simulacro di un simulacro.
In un articolo precedente si accennava a Satana, alla sua natura, al duplice significato del suo nome.
Qui vorrei portare l’attenzione su di una questione tanto semplice quanto banale.
In realtà Satana – meglio conosciuto in ebraico con il nome di Shamazai (ladro del cielo) – non è un angelo caduto durante l’epica battaglia d’orgoglio di cui si macchiò insieme agli angeli dissidenti.
In realtà Satana e Gesù il nazareno, personaggio storico più o meno comprovato, sono la stessa persona. Satana è l’ombra di Cristo, la sua metà oscura che in ogni momento tenta velatamente di prendere il sopravvento e annebbiare la sua fulgida coscienza.
Gesù di Nazareth altri non sarebbe che un Elohim, una divinità coesistente con l’altra divinità più famosa, Javhè, Colui che sono, fui e sarà. Non dimentichiamo che nell’Antico Testamento, più precisamente nel Genesi, si legge testualmente che «Gli Iddii crearono il cielo e la terra», non un Dio unico che s’inventa dal nulla un intero multiverso estremamente variegato.
Esistono insieme a lui dei Fratelli Divini, se non suoi pari, almeno discretamente potenti e intelligenti, capaci di contribuire e cooperare alla stesura del tessuto del reale come noi lo conosciamo.
Dunque Dio non è solo, sicuramente è il più potente fra tutti questi Elohim, dato che, da ciò che si evince dal significato del suo nome, egli è dotato indubbiamente della inusuale capacità di controllare il continuum spazio temporale.
Ogni cosa è dotata di luce e tenebra, in sintesi matematica, ogni cosa che ha la sua materia corrisponde un mondo antimaterico.
Il reale si esplica in questo oscillare, fra l’essere e il nulla, in cui niente si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma con una certa equipollenza e continuità.
Esso è il principio del divenire delle entità.
Cristo è un’entità che ha deciso di non assoggettarsi al controllo del Tempo, è una divinità che ha deciso di oscillare fra il materico e l’antimaterico per tentare la cosa più difficile, la via della comprensione e dell’autocoscienza.
Egli è molto chiaro in questo.
Decide di scendere nella lotta, si trasforma, si rigenera, decide di assumere su di se questo tremendo oscillare, trasudando sangue e stenti ma anche indicibili gioie e travolgenti passioni.
«Sono venuto a portare il fuoco sulla terra e cosa voglio se non che divampi?» afferma con certezza un uomo che parla di amore reciproco, di compassione e di lotte per i diritti negati ai poveri e agli indifesi.
Una lotta dapprima con se stesso, con la parte oscura che sembra possederlo con una forte dose di schizofrenia non troppo manifesta.
Appare esattamente durante il suo periodo di meditazione filosofica nel deserto, quando pensò bene di temprare il corpo e la mente alle battaglie che lo attendevano.
Andò nel deserto, si allenò, affinò le sue capacità fino allo stremo, portandosi a un passo dal morire di fame e di sete.
«Se sei chi dici di essere, trasforma questi sassi in pane e sfamati» recita la sua Ombra.
La risposta non si fa attendere.
«Non si solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».
Gesù comprende che non potrà mai essere una torre inespugnabile se alle prime difficoltà cede sommessamente, se si vende per un tozzo di pane.
Un comportamento che la sua parte materica conosce fin troppo bene, innumerevoli esempi contrari si palesano ai suoi occhi. Corruzione politica e morale, stenti e privazioni delle classi sub umane, discriminazioni e persecuzioni religiose hanno portato il mondo in un abisso da cui è difficile risollevarsi.
E’ necessario un comportamento etico sopra ogni condizionamento. Se all’essere umano, per tenerlo in stretto potere, prima fornisci il pane e dopo gli chiedi di servire con virtù e dedizione, ci saranno sempre forti dubbi sull’autenticità della condotta.
Rifiuta decisamente questa possibilità, nonostante sia in suo potere, come rifiuta aiuto e dominio del mondo. Che bisogno avrebbe un Elohim, per giunta terribilmente potente, di possedere il mondo?
Ecco dunque dipanarsi la sua lotta, una volta ritornato dal deserto.
Le sue armi sono l’amore e la solidarietà, rispetto reciproco e lotta contro le ingiustizie politiche e sociali in cui il mondo versa.
«Amatevi gli uni con gli altri, come io ho amato voi» afferma, ben sapendo quanto la sua condotta abbia finito con l’inimicarsi i potenti del luogo.
I signorotti più di una volta tentano di distruggerlo. Prima chiedendo se fosse giusto pagar tasse e tributi, poi se fosse giusto santificare le feste o punire un adultera in fragranza di reato.
L’ombra di Gesù lo segue ovunque, ma egli la combatte, mostrando perdono e redenzione, rettitudine morale e civile.
Cederà all’ira quando vedrà mercificati valori e persone: «non fate della mia casa un luogo di mercato» tuona e sfascia contro i mercanti del tempio.
Non cede alla sua ombra nemmeno durante la terribile flagellazione, il suo corpo materico viene strappato via lembo dopo lembo, fino a essere appeso come trofeo imbalsamato sulla croce.
L’uomo che aveva dato pane e diritti, oltre al pesce, non si offusca. Cammina ritto, portando il rifiuto della società sulla sua spalla.
Ecco dunque come Cristo e Satana sono in realtà la stessa persona, così vicini nel loro insieme alla figura di un moderno Prometeo.
L’uno l’opposto dell’altro, l’uno in lotta con l’altro, entrambi necessari e vincolanti, come vorrebbe la tradizione filosofica che da Kant a Hegel pone la realtà in relazione non solo al soggetto percipiente ma anche al rapporto di forze tra le entità mondane.
Per traslato, i testi sacri furono votati all’unanimità dal concilio di Nicea, esattamente come si votano ora le mozioni politiche.
Purtroppo l’interpretazione esula da queste manomissioni, i testi sono arrivati a noi, per una lunga tradizione che prende le mosse dall’Illuminismo, passando per la Massoneria, il Rosacrocianesimo, il Romanticismo, fino ai moderni cineasti come Roman Polanski e William Friedkin.
I testi mettono in luce troppe cose diverse, di certo resta solo il puro gusto letterario, il gioco di specchi a rincorrere l’interpretazione che meglio riflette l’altra, non comprendendo appieno che essi moltiplicano solo le illusioni.
Ecco il motivo della ribellione di Joshua, il suo diventare guerriero contro la parola del Padre, assurdo desposta autonominatosi. Ecco il motivo della sua stanchezza, della sua ribellione, stanco di dover mettere fra l’incudine e il martello persone innocenti come Giobbe.
Alla fine l’illusione si dipana e lo spirito guerriero di Joshua ben Joseph scaturisce potente, in tutta la sua luce, esattamente quella dell’Eosforo (letteralmente Torcia dell’Aurora) dell’antica tradizione pagana romana, così simile ad Apollo, il quale illumina il dionisiaco che giace dentro di lui.

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