Kingdom

Agrupación Señor Serrano

di Susanna Sinigaglia

Kingdom

Agrupación Señor Serrano 

  Il gruppo catalano è ormai diventato un ospite fisso della stagione della Triennale e con l’originalità del suo stile non smette di sorprendere, divertire e nello stesso tempo far riflettere il pubblico.

   All’inizio, gli interpreti sono schierati davanti a una tavola imbandita a fianco dello speaker che spiega come l’umanità abbia fatto dei progressi incredibili soprattutto negli ultimi decenni e perciò non si riesce a spiegare tutto questo catastrofismo ormai vigente fra le nostre società. La storia degli esseri umani parte da lontano e il suo racconto inizia così:

C’erano una volta Adamo ed Eva nel Giardino dell’Eden.

   Come si sa Eva si lasciò tentare dal serpente, prese la mela (secondo la vulgata corrente), la mangiò insieme ad Adamo e… patatrac, apriti cielo; anzi, sarebbe più esatto dire “chiuditi cielo”, perché i poveretti – che poi saremmo tutti noi esseri umani – furono scacciati dall’Eden con conseguenze abbastanza disastrose. Però in Kingdom, nella storia s’introduce una variante: la performance prosegue svelandoci che il frutto proibito non era la famosa mela – no! – ma la BANANA.

 

E così da allora la banana cominciò a entrare in tutte le case, s’insinuò ovunque, la sua presenza o assenza sul mercato diventarono il simbolo dell’abbondanza o della penuria…

Scorrono davanti al pubblico immagini evocatrici delle varie fasi storiche con le loro crisi di civiltà, da cui ogni volta il sistema è rinato e si è riprodotto in forme sempre più invasive fino ad arrivare alla fase attuale.

Le immagini si susseguono, da quelle tratte da famosi cartoon agli spezzoni cinematografici in particolare del film King Kong, perché – oltre alla banana – è il grande gorilla al centro del discorso. Per gli autori, King Kong rappresenta il capitalismo che macina tutto, fa business di tutto, riesce a inglobare e digerire anche i movimenti che, all’inizio eversivi, sono poi irrimediabilmente risucchiati nel ciclo produttivo.

Sono perciò due gli elementi fortemente metaforici della performance: la banana, emblema della riproduzione e moltiplicazione della merce – che sparisce nei momenti di crisi e riappare più invasiva che mai durante la ripresa economica – ma anche simbolo fallico per eccellenza nonché del desiderio compulsivo di possesso; e King Kong, l’essere vorace che spadroneggia nell’isola che abita e depreda come se le sue risorse non finissero mai, e ogni volta che sembra battuto si rialza più forte di prima.

Per svolgere il suo racconto, la compagnia teatrale ricorre a un linguaggio la cui presenza è costante nelle performance di Señor Serrano, il cinema in presa diretta; realizzato sia attraverso le miniature – proiettate a grandezza naturale – sia attraverso grandi elementi finti, in questo caso piante riprese dal vivo e riprodotte sullo schermo in modo da creare la finzione cinematografica di paesaggi impervi in cui sarebbero immersi gli interpreti.

E questa compresenza-sfasatura di piani, di quanto si vede sulla scena e la sua resa sullo schermo, provoca effetti esilaranti negli spettatori.

Questa volta tuttavia, oltre al cinema in presa diretta vengono introdotti altri due protagonisti a pari merito: la musica dal vivo e i performer, la cui presenza è massiccia – come si può vedere nelle foto – mentre nei precedenti lavori era molto discreta, quasi marginale.

A tale proposito, qualche tempo prima dello spettacolo la compagnia aveva diffuso, via email, un appello al pubblico maschile della Triennale per la ricerca di 9 figuranti-danzatori da inserire nella coreografia di chiusura della performance.

Così nel finale, i figuranti raggiungono gli altri performer e prorompono tutti in una danza scatenata

con grande entusiasmo e divertimento del pubblico, sul quale vengono sparate salve di lustrini dorati.

https://www.triennale.org/eventi/la-pluripremiata-compagnia-agrupacion-senor-serrano/

https://www.youtube.com/watch?v=L1kWhDi

Susanna Sinigaglia
Non mi piace molto parlare in prima persona; dire “io sono”, “io faccio” questo e quello ecc. ma per accontentare gli amici-compagni della Bottega, mi piego.
Quindi , sono nata ad Ancona e amo il mare ma sto a Milano da tutta una vita e non so se abiterei da qualsiasi altra parte. M’impegno su vari fronti (la questione Israele-Palestina con tutte le sue ricadute, ma anche per la difesa dell’ambiente); lavoro da anni a un progetto di scrittura e a uno artistico con successi alterni. È la passione per la ricerca che ha nutrito i miei progetti.

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