«Kobane Calling»: in viaggio con Zerocalcare

Riflessioni di Pierluigi Pedretti

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«Se vai in libreria puoi prendermi l’ultimo di Zerocalcare?» mi fa mia figlia, che frequenta l’ultimo anno di liceo. Lavinia ha praticamente letto tutto dell’autore romano, lo segue inoltre sul suo blog e dovunque appaia.

«Se vai…» significa che devo andare. Eccomi così in centro, gironzolo per librerie e ne esco dopo aver comprato «Kobane calling», un volumone di oltre 260 pagine con bella copertina rigida e dal prezzo di 20 euro.

Nonostante la mia passione per i fumetti permane in me sempre una certa meraviglia a notare come un grosso albo disegnato possa costare quanto un romanzo tradizionale o un saggio come «Postcapitalismo» di Mason (che ho acquistato insieme a Zerocalcare). Sicuramente è un retaggio del mio passato da acquirente compulsivo e pluridecennale da edicola, quando i fumetti erano popolari sia nella grafica che nel prezzo e non graphic novel raffinati, per “palati e costi “ medio-alti.

Comunque ormai da qualche anno è così, le librerie hanno il settore loro dedicato, perché “le storie disegnate” hanno acquistato lo status che a loro compete come qualsiasi altra merce molto richiesta. E i libri di Zerocalcare non fanno eccezione, perché poco alla volta Michele Rech (il suo vero nome) si è guadagnato la stima e una giusta fama di autore particolarissimo – “engagé” si potrebbe dire, se oggi non suonasse offensivo, data l’eclissi dell’intellettuale impegnato, o la scarsa stima di cui godono quelli odierni, rinchiusi nella loro Accademia, da cui si allontanano solo per “escursioni” nell’apparato massmediatico totalitario in cui la loro voce è afona se non compiacente con il Sistema da cui traggono onori e prebende.

Il pubblico più avvertito lo sa e quando trova un libro sincero, scritto con il cuore e la mente, come quello di Zerocalcare lo premia, come testimoniano i risultati delle vendite. Siano allora benedetti questi 20 euro spesi, e fa bene Lavinia a divorarselo immediatamente con un paio d’ore di intensa lettura.

E poi inducendomi a leggerlo, meravigliandomi io del fatto che mia figlia mi subissi di domande e riflessioni avendo lei appreso più dalla lettura di «Kobane Calling» che da 10 lezioni di storia o da mille programmi televisivi.

Confesso che non amo il modo di disegnare di Zerocalcare. Il segno caricaturale non è stato mai di mio gradimento, ma il tema del libro e appunto la forza con cui facilita temi complessi nei giovani mi spingono a superare le mie idiosincrasie e ad accostarmi alla sua lettura.

«Volevamo portare aiuti ai curdi» ha raccontato Zerocalcare in un’intervista «ma abbiamo capito che avevamo soprattutto da imparare da un popolo impegnato nella costruzione di una nuova società che mette al centro la liberazione della donna e la pacifica convivenza tra religioni ed etnie» .

Ecco che dall’esperienza di quel viaggio è nato «Kobane Calling» , un reportage/diario scritto e disegnato tra la fine del 2014 e l’estate del 2015 quando l’autore lascia la sua Roma, o meglio il suo amato quartiere di Rebibbia, per raggiungere con un gruppo di amici volontari il Rojava, l’enclave curda nei pressi del confine tra Turchia e Siria, a poca distanza dalla città assediata di Kobane. Già apparso in parte sulla rivista «Internazionale», ha trovato poi il compimento con l’integrazione di altre pagine di inediti per il volume ora in libreria.

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La storia, pur nella sua drammaticità, è tratteggiata a volte con umorismo e sempre con uno sguardo appassionato, vicino al popolo curdo ma soprattutto emotivamente meravigliato per la forza e la dignità che dimostrano le donne, le quali in quelle terre sperdute resistono tenacemente alla violenza maschilista e oscurantista dei militanti dell’Isis ma anche della Turchia.

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Eh sì, perché Zerocalcare ci racconta, anche attraverso l’uso di mappe e grafici, quello che i mass media nazionali non ci dicono o tengono sottaciuto: che la Turchia è responsabile di connivenza con i militanti Isis per eliminare i curdi. Il regime di Erdogan ce lo dimostra ogni giorno con la prigione per i giornalisti indipendenti, il rifornimento di armi agli islamisti e l’acquisto clandestino di petrolio dai pozzi in mano a loro. L’Occidente silente accetta quasi tutto in nome della sacra alleanza contro la Russia.

Una lettura necessaria, non solo di controinformazione, ma anche di passioni sociali e civili da ravvivare perché non si dimentichi che «alcune di loro moriranno. Senza chiedere nulla in cambio, mai. “ E’ così che viviamo. E’ così che moriamo anche. Ma almeno siamo libere. Sono 40 anni che lottiamo per questo”».

Guardo l’ultima immagine e penso che lei potrebbe essere mia figlia.

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Zerocalcare
«Kobane calling»
BAO Publishing, aprile 2016
262 pagine per 20 €

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