Kyenge, il diritto, i conti che non tornano
Una nuova (breve) puntata di «Sparite-sparate» (*)
I – Che razza di numeri
E’ bene ridirlo: da anni in questa rubrica si usano i numeri romani al posto di quelli arabi. Praticità? Quando mai. Nostalgia? Figuriamoci. E’ sarcasmo verso chi vorrebbe “liberarci” della multiculturalità.
II – Buone notizie…
Mi trovo d’accordo con Silvia Truzzi che («Il fatto», V maggio) scrive: «L’unica buona notizia di questa grande ammucchiata governativa è il ministero dell’integrazione affidato a una persona che riassume in sé due categorie storicamente discriminate: è donna ed è nera».
III – … subito seguite da cattive notizie
Ma siccome Cecile Kienge – la donna nera – deve «stare al suo posto» (cioè doppiamente discriminata) ecco subito la pioggia di insulti: in prima fila come sempre Lega Nord, Forza Nuova e soci ma si notano anche i silenzi (di chi cioè dovrebbe difendere la persona e il programma politico che è stato deciso di portare avanti).
IV – Se c’è una Europa
La questione dello «ius» (diritto) non è solo legata al voto e alla cittadinanza (di chi nasce da genitori stranieri) ma alle politiche di accoglienza, ai migranti, ai profughi, alla parità effettiva nei posti di lavoro… Ovviamente riguarda la Ue intera. Su questo i giornalisti italiani sono spesso distratti. Non «il manifesto» che (il IX maggio) sulle espulsioni dei richiedenti asilo intervista Manfred Novak, docente di diritto internazionale a Vienna, relatore Onu e direttore del Boltmann Institute. Novak spiega perché le espulsioni «disumane» dei profughi vanno sospese e sottolinea che l’Europa spende 20 volte di più per il controllo delle frontiere (con scarsi risultati oltretutto) che per l’assistenza ai profughi. E l’Italia quanto spende? Se continuate a leggere… lo troverete.
V – Le basi di un Paese
Polemizzando con Grillo sullo «ius sanguinis» da preferire allo «ius soli» (insomma niente cittadinanza a chi nasce e cresce se ha genitori stranieri) Annamaria Rivera regala, come di consueto, molte parole sagge. Ma il suo articolo – l’XI maggio sul sito di «Micromega» – recupera un ragionamento sulla Costituzione che i più sembrano dimenticare: come ha scritto infatti Carlo Galli (il II febbraio dell’anno scorso su «Repubblica») la Costituzione non fa alcun cenno a basi «naturali» o «culturali» del nostro Paese. A fondamento della repubblica democratica ci sono i princìpi democratici e il lavoro: non viene richiesta dunque omogeneità o uniformità ma «eguaglianza e pari dignità».
VI – Balotelli e basta
Di sport si parla in Italia fin troppo anche quando la notizia non c’è. Ma per ogni «balotellata» (vera o inventata) ci sono molti silenzi. A esempio se il XVII, XVIII e IXX maggio a Vicenza si riuniscono tutte le associazioni sportive antirazziste potete star certi che i grandi media non se ne accorgeranno.
VII – Crisi… multietnica
Un po’ tutti i media raccontano come si vive «dentro la crisi» ed è proprio questo il titolo scelto da «il manifesto» per una serie di reportage. Due puntate molto interessanti di Angelo Mastrandrea sono fra gli «schiavi» indiani delle campagne pontine (cioè vicino a Roma) e fra «le ragazze di Benin City», cioè fra le prostitute (soprattutto nigeriane e rumene) sulla litoranea da Salerno a Paestum. Se l’economia italiana da tempo si regge anche su loro, schiavi e schiave di una presunta modernità, la crisi inevitabilmente aggrava le condizioni di vita e blocca i faticosi processi di riscatto. Una scheda accompagna gli articoli di Mastrandrea anche per verificare il passato dei luoghi visitati: così i più giovani (o gli smemorati) scopriranno che di «mercato degli schiavi» parlava Corrado Alvaro nel 1953.
VIII – Orrore a Milano ma anche a Ragusa
«Un giovane ghanese ha aggredito a Milano a colpi di piccone tre passanti. A Ragusa un uomo di 64 anni si è dato fuoco, coinvolgendo la figlia, la moglie e due vigili perché la sua casa è stata messa all’asta a casa di un debito. Gesti di follia diversi nella loro maturazione, nelle loro cause deflagranti». Così sulla prima pagina de «il manifesto» Sarantis Thanopulos accostava due gesti che i media hanno invece tenuto ben distanti soprattutto nei commenti. La pietà verso le vittime si avverte poco: interessa l’attacco razzista nel primo caso e la polemica politica nel secondo. Ma la prevenzione delle «esplosioni di violenza» della «follia» è possibile. Come e quando si fa? «Facile scaricare sui pazzi la violenza che abita il corpo sociale, usare la loro estrema vulnerabilità per renderli estranei a noi» scrive Thanopulos. Ma estranei non sono.
IX – Le molte facce del razzismo
La cattiva notizia e la buona… stavolta sono la stessa. Il primo maggio in Tunisia i tradizionali cortei sono stati anche all’insegna della contro le discriminazioni e il razzismo, per chiedere leggi che tutelino gli immigrati. Di nuovo Annamaria Rivera (su «il manifesto» del XVII maggio) racconta e riflette. Purtroppo i razzisti sono anche lì, per fortuna gli antirazzisti si organizzano.
X – Lombardia e Veneto al primo posto
Molti accordi sui lavoratori stranieri nelle fabbriche del Nord Italia: a garantire la pausa religiosa e il menù «etnico»: lo racconta (XX maggio) «Il corriere della sera» che affida a Piergiorgio Caprioli della Cisl la frase finale: «Siamo orgogliosi della capacità che la comunità del lavoro dimostra di venire incontro alle esigenze degli stranieri ma siamo coscienti che ai loro occhi l’atteggiamento degli italiani sembrerà schizofrenico». In fabbrica si tratta, ci si accorda ma «fuori l’extracomunitario resta in troppe occasioni un elemento estraneo alla società».
XI – Se ne parlerà quando?
A proposito di schizofrenia (vedi sopra) c’è un caso che coinvolge Enrico Letta. Da una parte vuole un ministero «all’integrazione» e per far capire la direzione scelta lo affida a Cecile Kyenge, donna e nera. Dall’altra sempre Letta dichiara (il XXI maggio) che lo «ius soli», il diritto di cittadinanza, è un «argomento al di fuori del percorso della fiducia», insomma che questo governo non se ne occuperà. Ma a che serve allora un ministero «all’integrazione»?
XII – Italianità
Da poco è uscito un libro interessante «Costruire una nazione» (Ombre Corte editore) dove Silvia Aru e Valeria Deplano raccolgono materiali preziosi per interrogarsi su cosa davvero significhi essere italiani. Il libro si chiude senza dare una risposta al quesito se l’italianità sia un fatto concreto o esista solo in astratto.
XIII – Ancora italianità
Combinazione vuole che poco dopo aver guardato il libro «Costruire una nazione» (vedi sopra) l’occhio mi sia caduto su una notizia proveniente da Vicenza dove è fuggito – dalla guerra in Croazia – il venticinquenne Marko. Vivendo lì da 13 anni. Marko ha pensato di chiedere la cittadinanza italiana. La risposta gli è arrivata in una busta con il marchio del «Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione»: è un no. Motivo? Marko è andato ad alcune manifestazioni contro il Dal Molin. Scusate se cito un caso personale ma è per farmi capire: anche io sono contro la base Usa a Vicenza, posso sapere se per il ««Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione» (ma che bel nome) sono ancora italiano?
XIV – Scuola di tutti? Macchè
Un finto sigillo con nastro rosso a chiudere i cancelli e i volantini di Lotta studentesca (cioè Forza Nuova): «Stop ai rom. Prima gli studenti cagliaritani». Accade a fine maggio in tre scuole di Cagliari. Non bisognerebbe, secondo loro, spendere soldi (fra l’altro dati dall’Unione europea proprio per questo) per corsi di licenza media destinati ad adulti rom. Bella risposta delle associazioni Nazione Rom e Dosta: «Forza Nuova dimostra ancora una volta di appartenere al Medioevo, periodo nel quale solo i ricchi potevano studiare e formarsi». Le associazioni hanno chiesto un’indagine da parte dell’Unar cioè l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali: «E’ necessario rispondere al razzismo colpo su colpo, attraverso affermazione di legalità e diritti umani: il razzismo produce illegalità, violenza e degrado».
XV – E a proposito di soldi mal spesi
Nel suo rapporto «Costi disumani» l’associazione Lunaria calcola la spesa pubblica italiana per il capitolo del contrasto all’immigrazione irregolare, dal 2005 al 2012: un miliardo e 668 milioni di euro, di cui 1,3 stanziati dallo Stato italiano e 281,3 milioni dall’Unione Europea. Conti forse non precisi, vista la «reticenza delle autorità competenti, in particolare il ministero dell’Interno, a fornire dati e informazioni»; ma di certo denaro mal speso. Se volete saperne di più andate qui
http://www.cronachediordinariorazzismo.org/2013/05/rifiutare-costa-presentato-il-dossier-costi-disumani/
A proposito sempre su «Cronache di ordinario razzismo» pochi giorni dopo si segnalavano (vedi qui)
http://www.cronachediordinariorazzismo.org/2013/05/distorsioni-casuali/
le manipolazioni che la ricerca ha subìto da parte dell’agenzia Ansa. Da non credersi … se questa rubrica non si intitolasse appunto «Sparite e sparate».
10 – Finchè c’è lei…
… la Costituzione, qualche speranza c’è – anche in questi brutti tempi – ma bisogna difenderla e applicarla. A partire dall’articolo 10 (numeri arabi sì). Questa rubrica chiude sempre così: un richiamo all’Italia migliore ma soprattutto un impegno a non arrendersi a quella peggiore.
(*) Notizie sparite, notizie sparate. Certezze, mezze verità, bufale, voci. Questa mia rubrica prova a recuperare e/o commentare quel che i media tacciono e/o pompano (oppure rendono incomprensibile, con il semplice quanto antico trucco di de-contestualizzarlo) su migranti, razzismi, meticciato, intercultura e dintorni. Di solito esce sulla rivista «Come solidarietà» e poi la posto qui in blog (db)