A 50 anni del trattato di non proliferazione nucleare

Ma le grandi potenze continuano a tendere i muscoli

di Mario Agostinelli (*)

Foto: POOL ANSA- REUTERS

Il 6 e 9 agosto 2020, il mondo commemorerà il 75esimo anniversario dei bombardamenti atomici statunitensi di Hiroshima e Nagasaki. Quasi in concomitanza, i giochi olimpici – se il coronavirus fosse debellato – si dovrebbero concludere a Tokyo il 9 agosto.

Poiché il Trattato sulla non proliferazione delle armi nucleari (Npt) celebra il 5 marzo 2020 – 50 anni dalla sua entrata in vigore – questo e quell’anniversario costituiscono un’occasione unica per educare le persone sulle catastrofiche conseguenze umanitarie delle armi nucleari e sul significato del nuovo Tpnw (Trattato delle Nazioni Unite per la proibizione delle armi nucleari) sostenuto dall’Ican (la Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari), rendendo pubblico sostegno al lavoro per vietare ed eliminare le armi nucleari.

Il mondo non è fermo al contesto del Npt, ma una nuova spinta propulsiva viene dalla iniziativa dell’Ican. Una proposta ancora più avanzata, che prevede un trattato di divieto di possesso e gestione delle armi nucleari e che finisce col rafforzare di fatto il Npt, messo in discussione unilateralmente dal presidente Usa Donald Trump.

Ma le grandi potenze continuano a tendere i muscoli: una nuova corsa agli armamenti nucleari è già in corso. Non si tratta tanto di armi in fase di progettazione o sviluppo, ma del rischio che una nuova corsa agli armamenti nucleari tra la Russia e gli Stati Uniti rappresenta per il mondo. Nell’agosto scorso gli Stati Uniti hanno mandato un segnale eloquente, ritirandosi dall’Intermediate Nuclear Forces Trea­ty (Inf) sui missili nucleari a corto e medio raggio, ed è noto che allo stato attuale è difficile che Stati Uniti e Russia rinnovino il Trattato New Start sulla riduzione delle armi nucleari strategiche, quando scadrà nel 2021.

Parimenti, nessuno dei due Paesi ha sottoscritto il Tpnw lanciato nel 2017. Cosa ancora più significativa, le strategie difensive della Russia e degli Stati Uniti continuano a consentire l’uso di armi nucleari contro minacce non nucleari, acuendo il rischio di un conflitto irreparabile. La Russia considera apertamente le proprie armi nucleari una difesa contro il dominio detenuto dagli Stati Uniti e dalla Nato quanto a capacità bellica convenzionale. Nell’ultima Nuclear Posture Review (Npr, i Rapporti del Pentagono sulla strategia nucleare degli Stati Uniti) del febbraio 2018, l’opzione nucleare è stata prevista contro gli “attacchi strategici significativi” non nucleari, compresi i terroristi e le armi biologiche e chimiche globali.

Tranne la Cina, nessuna potenza nucleare ha assunto l’impegno al No First Use, cioè a non ricorrere per primi all’impiego delle armi nucleari. In questo contesto la Conferenza di revisione del Npt, prevista per la prossima primavera, rischia di tramutarsi in una sorta di mischia generale diplomatica in cui gli Stati non nucleari rinfacceranno a quelli che posseggono armi nucleari, firmatari del Trattato (Stati Uniti, Russia, Regno Unito, Francia e Cina), di aver violato il loro impegno al disarmo ai sensi dell’articolo VI.

L’appuntamento sarà senza dubbio occasione di dibattiti e controversie, ma da essa potrebbe arrivare una spinta per rilanciare iniziative già approvate nelle Conferenze precedenti e tuttora da promulgare: per esempio, l’istituzione di una Nuclear Weapons Free Zone in Medio Oriente, così come un rinnovato impegno collettivo per sostenere il Npt.

La Conferenza Onu del 2017 sulla proibizione delle armi nucleari ha mostrato che c’è un consenso globale sulla loro abolizione tra gli Stati non nucleari, compresa la Santa Sede, e le organizzazioni della società civile. Nel corrente anno verrà organizzata una conferenza per trarre un primo consuntivo dell’azione intrapresa. Nel percorso di preparazione è emersa la resistenza della maggioranza non nucleare al “bullismo” degli Stati in possesso di armi nucleari, così come la volontà della maggioranza dei Paesi Onu di procedere per conto proprio alla definizione dei termini di sicurezza internazionale, fino a quando le grandi potenze, i loro alleati e alcuni “Stati ombrello” non saranno pronti a unirsi a essi.

Mentre a livello delle grandi potenze è in atto un indiscutibile processo di erosione del sistema di controllo degli armamenti nucleari; a livello internazionale è emersa invece una grande novità: su pressione dell’Ican è stato negoziato presso la sede delle Nazioni Unite a New York un nuovo trattato, con la partecipazione di oltre 135 stati e membri della società civile. Il 7 luglio 2017 la stragrande maggioranza degli Stati (122) ha adottato un accordo storico: il Trattato sul divieto delle armi nucleari (Tpnw).

Si tratta di una convenzione vincolante aperta alla firma dal 20 settembre 2017 e che entrerà in vigore dopo che almeno 50 Stati lo avranno ratificato. A partire dal 25 novembre 2019, 80 stati hanno firmato e 34 stati hanno ratificato questo trattato. Prima di una sua assunzione, le armi nucleari rimarrebbero le uniche armi di distruzione di massa non completamente bandite, nonostante le loro catastrofiche conseguenze umanitarie e ambientali.

Questo nuovo accordo colmerebbe un’importante lacuna nel diritto internazionale, “vietando ai paesi di sviluppare, testare, produrre, fabbricare, trasferire, possedere, immagazzinare, minacciare di usare armi nucleari o consentire lo spiegamento di armi nucleari nei territori”. La prospettiva aperta è entusiasmante: potrebbe addirittura avverarsi che nell’anno del 50esimo del Npt venga ratificato il Tpnw da almeno 50 Stati. “50+50” può essere lo slogan del pacifismo, anche se viene occultato dai media che operano per l’establishment muscolare che governa il pianeta e che traccia una line di continuità tra potenza militare, distruzione della natura, cambiamento climatico, controllo della popolazione, respingimento dei migranti.

Non a caso papa Francesco ha dichiarato che “è da condannare con fermezza la minaccia dell’uso delle armi nucleari, nonché il loro stesso possesso”. Ma, oltre alla sua determinazione, occorre convincere tutti noi, credenti e non credenti, che la pace, il disarmo e la giustizia climatica e sociale possono ancora risanare il pianeta malato.

(*) da Il Fatto Quotidiano dove Agostinelli ha un blog

Redazione
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Un commento

  • domenico stimolo

    PETIZIONE: per firmare https://www.petizioni.com/ricordiamo_petrov_no_rischio_nucleare
    Ricordiamo Petrov No rischio nucleare

    Punto focale dell’appello rivolto agli attivisti ecopacifisti: ricordiamo Petrov, che salvo’ il mondo da una guerra per errore, intitolandogli vie o piazze* per sensibilizzare sul crescente rischio nucleare.
    Serve disarmare, proibire giuridicamente gli ordigni nucleari, rimuovere le ANT dall’Europa, tagliare le spese militari: non affidare la “deterrenza” all’Intelligenza artificiale e al 5G!
     
    26 settembre 2020: forse festeggeremo gia’ le 50 ratifiche statuali del Trattato di proibizione delle armi nucleari che lo faranno entrare in vigore: un po’ di luce nel buio della corsa agli armamenti e alle guerre che sta riprendendo con grande impeto! Addirittura negli ambienti militari si parla di affidare le decisioni fondamentali sulla deterrenza nucleare all’intelligenza artificiale (appoggiata anche all’uso militare della tecnologia 5G), come attestato non dai soliti “pacifisti allarmisti” ma dall’ex segretario alla difesa USA Robert Work.
    Un altro passo sciagurato che abbassa la soglia nucleare e’ quello di ammodernare e potenziare le armi nucleari tattiche, che servono per la guerra “di teatro” in Europa: per essa la NATO teorizza ufficialmente il “first use”. Qui siamo in violazione assoluta dell’articolo 11 della nostra Costituzione pacifista.
    26 settembre 1983: quella notte trovammo  “un uomo giusto, al posto giusto, al momento giusto”. 
    Stanislav Petrov riusci’ a capire che le tracce di missili americani in avvicinamento apparse sui computer del centro di avvistamento vicino Mosca erano in realta’ un falso allarme (onde elettromagnetiche del sole riflesse dalle nuvole, abbiamo saputo poi); non avviso’ allora i superiori evitando che si innescasse il meccanismo della risposta nucleare.
    Il militare, rischiando gravi sanzioni, seppe usare la testa ed il cuore obiettando a folli procedure burocratiche e a stupidi regolamenti eretti a presidio della “deterrenza”. Possiamo ben qualificarlo come “The  man who saved the world”: lo documenta il film di Peter Anthony visionabile su You tube alla URL: https://www.youtube.com/watch?v=8TNdihbV5go). 
    L’ONU ha riconosciuto l’importanza di quell’avvenimento istituendo ufficialmente, proprio il 26 settembre, la “giornata contro le armi nucleari”. Da qui nasce il nostro preoccupato appello agli attivisti ecopacifisti: senza indugio diamoci da fare, costituendo comitati ad hoc, perché piazze e vie nei vari Comuni d’Italia possano essere intitolati a Stanislav Petrov*. (Bisogna chiedere deroghe alle prefetture perché Petrov e’ morto il 19 maggio 2017, meno di 10 anni fa). E’ nostro dovere celebrare un uomo alla cui intelligenza e coraggio vivi e “naturali” dobbiamo la nostra stessa sopravvivenza; e soprattutto ricordare una vicenda che, aprendo dibattiti nei consigli comunali e quindi nell’opinione pubblica, serve efficacemente a sensibilizzare sul rischio nucleare che incombe e si aggrava. L’umanità deve essere salvata dalla catastrofe. Per questo serve sottolineare ed esaltare una vicenda che può simboleggiare come l’amore per la vita, radicato nella natura umana, possa prevalere sull’istinto di morte e sulla paura che si illude di trovare sicurezza negli strumenti di morte.
     
    * o giardini, biblioteche, monumenti, targhe, murales… a seconda delle convenienze e delle opportunità valutabili dal comitato locale di intervento…
     
    Promotori: 
    Disarmisti esigenti – Alfonso Navarra
    (cell. 340-0736871)
     
    Primi firmatari:
    Alex Zanotelli – Alfonso Navarra 
    Michele Carducci – Andrea Grieco – Luigi Mosca – Vittorio Bardi – Mario Agostinelli – Antonia Baraldi Sani – Gianni Cavinato – Marco Bersani – Marco Bertaglia – Sabina Santovetti – Elio Pagani – Francesco Lo Cascio – Antonio Mazzeo – Haidi Gaggio Giuliani – Claudio Giangiacomo – Enrico Peyretti 
     Adriano Ciccioni – Laura Tussi – Fabrizio Cracolici  – Marco Palombo – Mario Di Padova – Patrick Boylan – Oliviero Sorbini – Ennio La Malfa – Roberto Brambilla – Floriana Lipparini – Manlio Giacanelli – Marinella Correggia – Tiziano Cardosi – Renato Napoli – Vittorio Pallotti – Giuseppe Farinella – Antonio Marraffa – Alessandro Capuzzo – Patrizia Sterpetti – Giovanna Pagani –  Riccardo Bovolenta – Giancarlo Consoli – Franco Dinelli – Moreno Biagioni – Adriano Arlenghi – Gianpaolo Andrissi – Angelo Gaccione – Ada Spadavecchia – Beppe Corioni (e altre firme che stanno arrivando) 
     
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    Il 25 settembre 2020 conferenza stampa alla sala Nassirya del Senato della Repubblica.
    Dalle ore 13.00 alle ore 14.00
    Al tavolo della presidenza: Alfonso Navarra – Patrizia Sterpetti – Manlio Giacanelli – Ennio La Malfa

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