La bava alla bocca (ma c’è un’altra storia)

di Alessandro Ghebreigziabiher (*)

Questa storia l’avete già sentita.
Questo film l’abbiamo già visto.
Questo racconto l’abbiamo già scritto, tutti, insieme.
E vissuto.
C’eravamo tutti.


Ci siamo tutti.
E ci saremo anche domani.
Siamo stati ebrei nei lager nazisti.
E negli stessi lager siamo stati Rom e omosessuali.
Creature sbagliate.
Errori viventi.
Siamo stati negri, sì, negri nelle piantagioni di cotone.
Linciati e impiccati nel buio dei boschi.
O anche sulla pubblica piazza.
Siamo stati anche donne.
Già, donne.
Donne con l’insano convincimento di essere addirittura qualcosa di più di un uomo.
Come minimo al medesimo livello.
Streghe da bruciare.
Perché la magia più pericolosa è quella in cui i sogni del prossimo oscurano i tuoi incubi.
Siamo stati pazzi.
Febbricitanti cronici con un’innata propensione per l’arte del delirio.
Dannazione di nascita.
O per imitazione di familiari davvero folli.
Polvere di anime da nascondere sotto tappetti imbottiti.
Siamo stati pure gay.
Lesbiche.
O qualsiasi altra imprevedibilità nel miope orizzonte sessuale.
Peccatori, viziosi, o inconsapevoli malati.
D’amore proibito.
Siamo stati drogati.
Inguaribilmente tossici nel cuore.
Rumorosi e sgraziati.
Perché la dipendenza non è mai un problema se non mi macchi il vestito.
Siamo stati italiani, davvero, italiani.
O anche solo meridionali.
A nord dello stivale o in tutti i nuovi mondi.
Gente sporca e ignorante.
Bruni per chioma e carnagione.
A rubare il lavoro per pochi dollari, sterline o marchi.
A portare criminalità nelle strade.
Siamo stati naturalmente clandestini.
Immigrati ed extracomunitari.
Leggi pure tutto, veramente tutto, come il più facile nemico tra le mani.

Questa storia la conosciamo.
Questo film l’hanno già fatto.
Questo racconto l’abbiamo già ascoltato.
E vissuto.
Perché eravamo lì.
C’eravamo tutti.
E ci siamo, ancora, tutti.
Andremo avanti.
Accadrà ancora.
Eccola, è lì, sullo schermo.
Sull’ultima pagina.
Nella scena conclusiva che non cambia mai.
Il vigliacco si fa forte della folla di altri vili composta.
Grida, sputa, e si lancia sulla preda con la bava alla bocca.
La divora, ogni giorno, ora.
Anche adesso lo sta facendo.
Finché non ne troverà un’altra di più fragile.
Meno difendibile.

Io sono stanco di questa storia.
Io non ho paura.
E dovreste smetterla di averne anche voi.
Perché prima o poi possiamo essere, di nuovo, tutti.
Tutto.
Il vile assalitore.
Come la preda.
Ma anche colui che di storia ne scrive un’altra.
Diversa…
(*) Alessandro Ghebreigziabiher è sempre linkato nel blog ma… questo suo post io sento il bisogno di renderlo ancora più visibile. Di farvelo leggere. Perché parla di tutte/i noi.  E mi sembra che sappia dire la semplice e complessa verità. (db)

 

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