«La coincidenza»

Un racconto di Massimo Ruggeri; con uno scambio finale di impressioni fra Mr e db (*)

Eccoli.

All’incrocio con viale regina Margherita escono, barcollando verso la vettura. Pino, il più andato, si sdraia sulle rotaie, gli altri intorno a lui cominciano a tirar sassi e mattoni. Qui il tram si deve fermare, c’è la coincidenza e loro lo sanno, tra poco sarà giorno ed è l’ultima occasione per far bottino. Il loro organismo si è evoluto sviluppando una fotosensibilità di difesa: al buio il virus si arresta. Eterni sieropositivi, essi temono solo la luce e l’elettricità. Per chi comincia a lavorare la mattina presto e si muove di notte, il tram è il mezzo più sicuro ed economico. L’unico inconveniente è che la coincidenza si effettua in una zona della città da poco adibita a ghetto-dormitorio per il popolo delle tenebre. Ora siamo fermi; il clangore ritmico della dinamo in carica è spezzato dai tonfi degli oggetti che si infrangono sulla vettura. Le grate d’acciaio ci proteggono dalle bottigliate e dai sassi…speriamo non abbiano bottiglie molotov.

Ecco il 71 barrato. Finalmente. Il veicolo si arresta e una luce verde intermittente prende a brillare sopra la cabina del conducente. Il nostro fattorino muove alcune leve e attiva la luce rossa di risposta; sul tetto, vicino al pantografo, un braccio meccanico, di quelli che lanciano piattelli al poligono, getta in aria un nugolo di bustine bianche. Gli zombi eccitati e scomposti si avventano sulle bustine, le due vetture all’unisono aprono le portiere e i passeggeri fuoriescono trafelati, con le mitragliette in pugno. Già pago del suo raccolto d’eroina, un tossico vede una signora in ritardo e la punta; il suo incedere a piccoli passi nervosi, da iena, muta in un balzare da ghepardo, scomposto ma veloce. Infilando il piede in una rotaia la donna si è procurata una storta; dolorante, prova a trascinarsi verso il tram ma non può poggiare il piede senza avvertire una fitta, inoltre è appesantita dalla borsa e dal mitra messi a tracolla. «Usa il mitra!» gli gridano gli altri dal tram, il tossico è a 30 metri, la donna dirige l’arma e preme il grilletto: niente. Sconvolta, spinge la leva per mettere il colpo in canna e ripunta: niente, è inceppato. La larva rinvigorita è a soli 5 metri da lei e già dosa i passi, accorciandoli per il salto finale. La donna urla disperata e lancia l’inutile oggetto addosso al predatore; sbavando egli schiva e – flop – sul suo collo butterato si appunta un dardo di giallo chiomato. Lo sventurato inciampa e rovina sull’asfalto, rimanendovi folgorato.

L’autista del 71, attraverso una feritoia ritrae il lungo bambù. Il tram raggiunge la signora e il fattorino la issa a bordo. Tutti al sicuro adesso. Sferragliando i convogli si allontanano, i mostri sono scomparsi e albeggia, un’altra notte è passata.

UNO SCAMBIO DI IMPRESSIONI FRA db e MR

Nel mix di ieri (24 «strike») intorno a scioperi, lavoratori-lavoratrici e lotte c’erano in sommario due racconti di Massimo Ruggeri.

Visto che giocoforza ho dovuto postare io quasi tutto, rileggendo (di fretta probabilmente) il secondo, cioè «La coincidenza», ho pensato: «un racconto dolorosamente efficace ma mi pare si capisca poco in che relazione è con questo 12 dicembre». Ho deciso di non postarlo ieri, avvisando l’autore. Il quale mi ha risposto così: «Già all’inizio è esplicito che tutti i passeggeri dei tram sono lavoratori e di ceto modesto in quanto costretti all’uso del mezzo pubblico. Fattorini e conducenti pure. Gli zombi incarnano la precarietà del lavoro: sono a termine, vivono alla giornata, predatori senza domani, non possono immaginarsi un futuro, acchiappano quello che possono e vivono nel buio dell’oscurantismo, loro malgrado crumiri dell’eco-socio-sistema, privati del sacrosanto “diritto” di vivere alla luce».

La metafora è terribilmente fondata. Probabilmente avevo torto io a dubitare che fosse chiara. Volevo darne atto all’autore e a ovviamente a chi oggi lo legge. (db)

 

Redazione
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