La collera del Paraguay

Il paese è stufo dell’inettitudine del presidente Mario Abdo, ma il governo, incapace di gestire l’emergenza sanitaria e travolto dalla corruzione, reprime con violenza il levantamiento social, anche se la lotta non si arresta.

di David Lifodi (*)

                                   Foto: https://www.resumenlatinoamericano.org/

Il Paraguay si aggiunge a Cile, Ecuador, Colombia, Perù e Guatemala, dove, a partire dall’autunno 2019 fino a fine 2020, secondo modalità e tempi diversi, è esplosa la collera della popolazione, il cosiddetto estallido social, contro Stati assenti, corrotti, legati mani e piedi al neoliberismo e alle multinazionali, ma soprattutto, da quando il Covid-19 ha iniziato a dilagare, totalmente incapaci di gestire l’emergenza sanitaria.

Da tempo, in Paraguay, la gente era stufa del presidente Mario Abdo e del suo governo e, come già accaduto a Santiago del Cile, Quito, Bogotá, Lima e Citta del Guatemala, anche ad Asunción, una manifestazione inizialmente pacifica contro il sistema statale corrotto ed una sanità pubblica abbandonata di fronte alla pandemia, è stata violentemente attaccata dalla polizia. A quel punto è iniziata una battaglia senza esclusione di colpi tra manifestanti, in gran parte giovani, e forze dell’ordine.

Lo slogan Que se vayan todos è risuonato per le strade di Asunción ed è stato rivolto contro un governo dimostratosi non all’altezza di fronte al propagarsi dei contagi da Corona virus e che, al tempo stesso, non si è mai adoperato realmente contro la corruzione. Anche in questo caso, come avevano già fatto prima di lui i vari Lenín Moreno, Iván Duque, Sebastián Piñera, Manuel Merino e Alejandro Giammattei, il ministro degli Interni paraguayano, Arnaldo Giuzzio, ha attribuito tutta la colpa degli scontri “ad un gruppo di vandali infiltrati, che hanno colto l’occasione per sfasciare le vetrine dei negozi e distruggere le auto”.

Tutto ciò, ha commentato l’ex presidente del Paraguay Fernando Lugo in un’intervista rilasciata a nodal.am, dimostra che il governo ha completamente perso il controllo del paese.

Abdo ha continuato a governare il paese come se non ci fosse una pandemia in corso”, ha spiegato l’ex monsignore vicino alla Teologia della Liberazione che, nel 2012, fu vittima di un controverso colpo di stato, ricordando che non solo scarseggiano i vaccini, ma anche comuni medicinali, sia nella capitale sia nelle altre città. Marito es Semana Santa, porque no se sabe si cae en marzo o en abril, afferma Lugo, riprendendo quanto si dice nelle strade e nelle piazze del paese a proposito del presidente e ricordando che in estate, con motivazioni esclusivamente ideologiche, Abdo aveva rifiutato una spedizione di vaccini Sputnik provenienti dall’Argentina che il ministro della salute di Alberto Fernández, Ginés González García aveva pensato di inviare ad Asunción per motivi umanitari.

Tuttavia, almeno per il momento, Mario Abdo e il suo vicepresidente Hugo Velázquez non sembrano essere intenzionati a rinunciare nonostante il susseguirsi di manifestazioni all’insegna degli slogan Todos los días hasta que renuncie e Marito, basura, vos sos la dictadura.

Finora Abdo si è soltanto limitato a rimuovere alcuni ministri, tra cui Eduardo Petta (Istruzione), Nilda Romero (ministra de la mujer), e il capo di Gabinetto Juan Ernesto Villamayor, oltre a vedersi obbligato a rimpiazzare il dimissionario Julio Mazzoleni, alla sanità, senza che quest’ultimo abbia mai chiesto scusa per i disastri compiuti nella gestione dell’emergenza sanitaria,.

Nel frattempo, il 5 marzo, il Sindicato de Trabajadores del Hospital de Clínicas (SITRAHC) si era rivolto al presidente del Congresso Óscar Salomón e al ministro degli Interni Giuzzio affinché facessero tornare le forze dell’ordine nelle caserme.

Ancora una volta, come negli altri paesi dove si sono verificati levantamientos simili, a scendere in piazza è stata una folla di autoconvocati, convinti che in Paraguay l’unico cambio possibile possa venire dalle manifestazioni di protesta contro un gobierno sin visión, sin gestión, sin nada.

In Paraguay le proteste di piazza contro Abdo non rappresentano una novità almeno dalla fine dell’estate scorsa, quando quando la Fuerza de Tarea Conjunta, in un’operazione antiguerriglia, uccise Lilian e María Carmen Villalba, due ragazzine di origine argentina in visita ai loro genitori, militanti storici dell’Ejército del Pueblo Paraguayo (Epp) che il governo aveva tentato di far passare come combattenti di maggiore età. Successivamente, dal 30 novembre 2020, è scomparsa la quattordicenne Carmen Elizabeth Oviedo Villalba, figlia di Alcides Oviedo e Carmen Villalba, prigionieri politici dell’Epp e quasi tre mesi fa è stata arrestata Laura Villalba, zia della ragazza. A seguito di questi fatti, i paraguayani si erano mobilitati soprattutto a seguito delle provocatorie dichiarazioni di Abdo che, riferendosi alla guerriglia, aveva detto che hay que liquidarles a todos all’insegna della strategia del golpeando donde duele, cioé rapire e uccidere i figli dei guerriglieri per colpire l’Epp.

Anche l’ex senatrice Piedad Córdoba si è rivolta al presidente del Paraguay sia sollecitando la aparición con vida di Cármen Elizabeth Oviedo Villalba sia chiedendo verità e giustizia per l’omicidio di María Carmen e Lilian Mariana Villalba avvenuto il 2 settembre 2020 ad opera della Fuerza de Tarea Conjunta, ma difficilmente Abdo si occuperà di un caso che lo vede responsabile in prima persona.

Per indebolire le proteste, il governo ogni giorno si appella alla pace come l’unica possibilità di uscire da una crisi di cui ad essere colpevoli sono esclusivamente i colorados. Il fatto che lo stesso Abdo dichiari apertamente di non leggere i giornali, ma la Bibbia prima di recarsi ogni giorno a lavorare per il suo popolo la dice lunga sul livello delle istituzioni del paese e fa capire come mai l’estallido social non cesserà a breve.

(*) Fonte: Peacelink

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

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