La congiuntura della Fantascienza

di Mauro Antonio Miglieruolo

La congiuntura letteraria dentro la quale germina la Fantascienza

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È possibile reperire il concetto di congiuntura in Nicos Poulantzas. Il concetto concerne la politica, che sarebbe l’arte di intervenire nella congiuntura, punto nodale nel quale condensano le contraddizioni. Un uso estensivo ne ha fatto anche Althusser, ma è possibile applicarlo proficuamente in ogni ramo del pensiero umano. Nel più ristretto ambito della Fantascienza – maiuscola di genere – se si vuole venire a capo di questa strana disciplina letteraria, il concetto offre la possibilità di collocarla con precisione nel suo tempo (nonostante vari tentativi, incluso quello del sottoscritto, di nobilitarla facendone un fenomeno eterno, proprio di tutti i tempi); e in questo modo decifrarne oltre che le ragioni anche le possibilità di sopravvivenza. A questo proposito preciso che una cosa è vedere nella fantascienza la corrente principale della letteratura intesa come favola, evasione, sogno; ben altra individuarla nelle specificità che l’hanno generata nel presente, fornendogli un volto inedito. Da cui un nuovo nome: Fantascienza.

Per quanto attiene specificamente quest’ultima disciplina (o arte letteraria), attraverso il concetto di congiuntura è possibile sfrondare l’area dall’inessenziale (armamentario ideologico) con il quale la si valuta (in realtà la si giudica: alcuni positivamente; altri negativamente); per ricondurla alla sua essenza. Tenendo presente che le spinte che la originano sono anche il suo fatto compiuto. Affrontando l’epoca nella quale è inserita, dice tutto quello che è possibile dire e la gente si aspetta venga detto.

Nel nome molte sono le possibilità d’equivoco. Nella descrizione della congiuntura alle cui necessità risponde, può essere detto molto di quel che è necessario dire.

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Non è questione allora di meriti, demeriti, possibilità di essere o negazione della possibilità di essere. Una volta che sia stata inquadrata nell’ambito delle spinte contrastanti che convergono a formarla è giocoforza abbandonare il terreno del pro e del contro: a questo punto è questione di dove la si vuol portare; e come la si può utilizzare. Dopo averla compresa, naturalmente. Il che comporta una apertura mentale atta a ascoltarla.

L’individuazione della congiuntura dentro la quale prende vita e forma la Fantascienza costituisce la strada maestra per approdare a discorsi seri sulla sua natura, sulle tendenze possibili e su quelle auspicabili.

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Mi limito a definire sinteticamente l’insieme delle necessità che l’hanno resa inevitabile. Cioè le necessità che hanno dato luogo alla sua propria congiuntura:

  1. La crisi generale della società, delle scienze, delle arti nell’epoca storica dell’Imperialismo.

  2. La specifica crisi dell’intellettuale che oscilla tra seduzioni del passato e innamoramenti del presente

  3. La necessità posta dalla crisi delle società, delle scienze, delle arti di trovare linguaggi nuovi per esprimere i contenuti nuovi che vengono alla luce (o per occultarli); quindi anche linguaggi che svelano (la Fantascienza, ad esempio) e linguaggi che occultano (le Avanguardie)

  4. L’innovazione tecnologica e gli interrogativi, paure, malumori, sconvolgimenti sociali che l’innovazione produce

  5. Il fatto nuovo del moltiplicarsi delle grandi narrazioni: le utopie su progetti di ingegneria sociale

  6. I bisogni di rivalsa e le illusioni del piccolo borghese, completamente schiacciato dalle classi in lotta. Il suo bisogno di nuovi riti e nuovi miti per recuperare un poco di potere (aleatorio e consolatorio)

  7. Il ritorno dell’epica e della fantasia che, scacciate dalle arti, trovano nelle Fantascienza – per come è nata (produttori di scritture) e per chi l’accoglie (lettori) – il terreno ideale d’esercizio. La speculazione dei progetti di ingegneria sociale porta dritto alle speculazioni sui possibili avvenire nascosti nelle pieghe del capitalismo: sui suoi veri orrori, sugli altri possibili e sugli ideali suoi trionfi.

  8. La circostanza storica di una specifica presenza di un gruppo di autori che hanno saputo interpretare e rappresentare queste spinte.

Tutti questi elementi, esclusi il punto 3 e il punto 5, sono presenti a tutt’oggi. Del punto 6 si può dira che abbia intrapreso nuove strade, ma che tornerà alla fFantascienza vera e propria; sull’ultimo si potrà parlare subito dopo la conclusione della fase che attraversiamo. I nomi arrivano spesso dopo la manifestazione dei fenomeni. Ciò che rimane è in grado di fondare una nuova stagione letteraria quale quella che ha investito l’umanità dagli anni Trenta ai Settanta del secolo scorso.

L’elemento decisivo è individuabile in un nono, non elencato. La cui mancanza provvedo a compensare subito:

  1. La lotta di classe proletaria. Che di per sé comporta una apertura alle possibilità degli autori/lettori di tornare a essere protagonisti; essendo l’intera società permeata da una oggettiva apertura delle menti, tipica di ogni epoca di transizione.

Siamo in una fase in cui la crisi del Capitale è in procinto di diventare crisi generale dei sistemi di oppressione. Bisognerà vedere se il fare della Storia, produrrà anche storia letteraria, oltre che storia concreta.

Ho motivo di credere che sarà in favore di ambedue.

 

Miglieruolo
Mauro Antonio Miglieruolo (o anche Migliaruolo), nato a Grotteria (Reggio Calabria) il 10 aprile 1942 (in verità il 6), in un paese morente del tutto simile a un reperto abitativo extraterrestre abbandonato dai suoi abitanti. Scrivo fantascienza anche per ritornarvi. Nostalgia di un mondo che non è più? Forse. Forse tutta la fantascienza nasce dalla sofferenza per tale nostalgia. A meno che non si tratti di timore. Timore di perdere aderenza con un mondo che sembra svanire e che a breve potrebbe non essere più.

2 commenti

  • Mariano Rampini

    Mauro carissimo, essendo anch’io – nel mio piccolo – un frequentatore delle zone grigie della scrittura, quelle che appaiono e al tempo stesso vengono affrontate attraverso filtri non sempre critici ma, piuttosto, creati ad arte per sminuirne i contenuti, trovo nei tuoi scritti moltissime affinità col mio personale pensiero in merito. E non posso che condividere queste tue ultime riflessioni sullo specifico della fantascienza che, alla lunga, sta assumendo i connotati di un genere più onnicomprensivo: la letteratura di speculazione (lungi da me celebrare i fasti di Wall Street con questa definizione). Mi piacerebbe sapere cosa ne pensi. E cosa pensi, alla luce di quanto hai riferito, di un romanzo come il Treno degli Dei di China Mieville. Concludo il mio brevissimo intervento salutandoti con il consueto affetto.

    • Contraccambio volentieri, aggiungendo un fraterno abbraccio. Purtroppo non posso rispondere alla tua domanda sul testo di China Mieville. Non l’ho letto. Vedrò se mi sarà possibile procurarmelo.
      Permettimi di cogliere l’occasione per una precisazione su quanto nell’articolo affermo a proposito dell’eternizzazione del fenomeno Fantascienza.Continuo a credere che, nella sua essenza, la letteratura sia stata e continui a essere commistione tra narrativa e scienza. O meglio, come dici tu, speculazione sulle possibilità offerte alla narrativa dall’innovazione scientifica. Ritengo sia facilmente verificabile come tale tendenza costituisca la corrente principale delle letteratura; come abbia sempre presentato caratteristiche analoghe all’odierna fantascienza. Ma è benen anche ribadire il carattere specifico, forse contingente, della fantascienza del XX secolo. La sua capacità di svolgere un ruolo particolare (una singolarità?) all’interno della storia della letteratura.
      Non posso qui approfondire. Mi limito a tentare di evitare fraintendimenti su quello che scrivo.

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