La contraccezione non è «una questione controversa»

di Leymah Gbowee (traduzione di Maria G. Di Rienzo)

Sono un’attivista per i diritti di donne e bambine. Sono un Premio Nobel. Sono una combattente per la pace. Sono una donna. E sono madre di sei figli. In questi ruoli, vorrei unirmi ad altre attiviste in tutto il mondo che intendono contribuire a cambiare il discorso sulla contraccezione.

Chi mi ha già sentita parlare, chi ha letto i miei libri o letto di quanto ho faticato per la pace in Liberia, e per il benessere di donne e bambine in tutta l’Africa, sa con quanta forza credo nell’empowerment delle donne. Ed ecco quello che so essere vero: se parli di costruzione di pace e lasci fuori le donne quella non è costruzione di pace. Se parli di avanzamento delle donne e non vuoi vedere i loro diritti riproduttivi, inclusa la loro possibilità di pianificare quando e come avere un bambino, tu non le farai avanzare da nessuna parte.

E’ per questo che ho tanto a cuore la pianificazione familiare. Nelle comunità in cui le donne soffrono per l’estrema povertà in cui si trovano, è terribilmente importante. Non è difficile da capire che la mancanza di accesso alla pianificazione familiare è una delle principali cause di povertà per le donne. Nelle comunità in miseria, il carico della cura dei figli sta tutto sulle spalle della madre. Più figli ha, meno opportunità ha per migliorare la sua condizione economica. Inoltre, la seconda più grande minaccia al benessere delle ragazze, nei paesi in via di sviluppo, sono le gravidanze in età adolescenziale. Per cui, se vogliamo parlare di empowerment, dobbiamo parlare di come garantire la pianificazione familiare alle donne.

Ma come riusciamo a farlo, se la pianificazione familiare viene politicizzata in tutto il mondo? Nessuno vuol discuterne seriamente. Una delle cose che mi irrita di più, come attivista, è sentir definire questo argomento «troppo controverso». Com’è possibile essere sinceri parlando di avanzamento delle donne se la pianificazione familiare è lasciata fuori dal discorso? Come possiamo crescere la prossima generazione di ragazze, affinché si faccia strada nel mondo, se non provvediamo loro educazione sessuale, salute riproduttiva, accesso alla contraccezione? Semplicemente, non funzionerà. Dobbiamo essere pratici e cercare di capire cosa accade alle donne nel cui avanzamento speriamo o diciamo di sperare. Vi spiegherò il perché.

Quel che si vede nelle nostre comunità, è che quando le ragazze lasciano i loro villaggi e approdano alle aree urbane per andare a scuola, il loro più grande problema è riuscire a restare a scuola. Non hanno informazioni sulla loro salute riproduttiva ne’ sulla pianificazione familiare, non hanno indipendenza economica, così finiscono per appoggiarsi ad un uomo. Il sogno di avere un’istruzione svanisce con il primo figlio. Ci sono molte giovani donne determinate che hanno il potenziale per essere i prossimi Premi Nobel, ma senza accesso alla pianificazione familiare, inclusa l’educazione sessuale, non potranno mantenere questa promessa.

Io continuerò a lavorare per l’avanzamento delle donne e delle bambine nel mio paese e nel resto del mondo, perché so che è la cosa giusta da fare. E’ stato fino ad ora un lungo viaggio, e certamente c’è ancora tanta strada da fare. L’accesso alla pianificazione familiare e l’empowerment delle donne non possono essere separati. E voglio ribadire che la questione non è «troppo controversa» per essere discussa, è il non discuterla che è controverso. Vi invito tutti – lo faccio con urgenza – a stare al fianco delle attiviste e degli attivisti che continuano a creare la via per il miglioramento delle condizioni delle donne attraverso l’accesso alla pianificazione familiare.


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