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I rischi sociali e ambientali dell’accelerazione della domanda
L’enorme aumento della domanda di minerali critici comporta anche la corsa all’apertura di nuovi progetti minerari per la transizione energetica. Nonostante i vantaggi ambientali e sociali indiscutibili, questo sviluppo richiede un’attenta pianificazione. Secondo un articolo pubblicato sulla rivista scientifica Nature, si stima che l’82% delle nuove miniere di cui è prevista l’apertura estragga materiali essenziali per sfruttare le energie rinnovabili (24).
Nel contesto delle materie prime critiche, vi è una particolare necessità di prestare attenzione ai diritti umani, tenendo conto che oltre l’80% dei progetti del litio e più della metà dei progetti di nichel, rame e zinco si trovano nei territori delle popolazioni indigene. Più di un terzo dei progetti minerari pertinenti alla transizione energetica si trovano sopra o vicino a territori indigeni o terreni agricoli che affrontano una combinazione di rischi idrici, conflitti e insicurezza alimentare (25).
L’industria mineraria è già un settore molto esposto ai conflitti, una tendenza che probabilmente aumenterà con l’intensificarsi delle ricerca di materie prime per tenere il passo nella corsa internazionale verso un capitalismo cleantech (26). Nel solo ultimo decennio, il Business and Human Rights Resource Centre ha registrato 550 denunce di violazioni dei diritti umani direttamente legate all’estrazione di minerali per la ‘green transition’ in tutto il mondo, in particolare in Messico e nell’America centrale e meridionale, e nel continente africano. Questi conflitti coinvolgono le società minerarie per l’estrazione di cobalto, rame, litio, manganese, nichel e zinco (27).
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Come mostrano questi dati, la maggior parte dei conflitti e delle violazioni dei diritti umani si verificano nei paesi del Sud globale, il cui numero reale è probabilmente ancora più alto. Eppure, è proprio da questi paesi che l’UE sta già ottenendo molti dei suoi materiali critici e con i quali intende stabilire legami commerciali più stretti. Per esempio, l’UE ha recentemente firmato un partenariato strategico con la Repubblica Democratica del Congo, nonostante sia uno dei paesi con le maggiori presunte violazioni dei diritti umani legate all’estrazione di rame e cobalto, entrambi metalli con una crescente domanda nell’UE.
Zone di sacrificio: gli impatti dell’estrazione del litio in Sud America
Nelle regioni in cui il litio viene estratto da bacini sotterranei di salamoia (come nel Salares Alto Andinos, che comprende l’Argentina, la Bolivia e il Cile), questo processo richiede l’uso di grandi volumi d’acqua.
Il metodo prevede il pompaggio di una salamoia ricca di litio in superficie e l’evaporazione dell’acqua per rilasciare il litio. Per produrre una tonnellata di litio da una salamoia possono essere necessari migliaia di litri d’acqua. Sul Salar de Atacama solo due imprese sono responsabili del pompaggio di 2.000 litri d’acqua al secondo. Al ritmo attuale, potrebbero prosciugare un intero lago, con il rischio di creare scarsità d’acqua e impatti ambientali. Oggi, circa la metà della produzione mondiale di litio e rame è concentrata in zone soggette a forti stress idrici (28).
Altri effetti collaterali comprendono la produzione di grandi quantità di rifiuti minerali, l’alterazione dell’acqua naturale di superficie, la perturbazione del bilancio idrico e l’impatto sulla flora e fauna autoctone (29).
Per esempio, nel Salar del Hombre Muerto nella provincia argentina di Catamarca, la società mineraria statunitense del litio Livent ha completamente essiccato la pianura alluvionale del fiume Trapiche a seguito dell’utilizzo di milioni di litri di acqua dolce nel processo di estrazione e purificazione del litio (30).
Ironicamente, questo processo potrebbe creare un balzo all’indietro contro una transizione energetica globalmente equa.
L’elevata dipendenza dalla maggior parte delle importazioni di materie prime critiche
Mentre analizziamo le implicazioni dell’aumento della domanda, emerge una seconda questione: la sostanziale dipendenza dai paesi terzi per le materie prime essenziali. La Cina domina attualmente gran parte delle catene di approvvigionamento di energia rinnovabile, compresi metalli e minerali. Nel 2020, quasi il 100% delle terre rare utilizzate nell’UE proveniva dalla Cina. Era anche il principale fornitore di 10 dei 30 minerali che l’UE aveva definito critici a quel tempo (31). Ma non è solo la dipendenza dalla Cina, ma anche la quota molto bassa della produzione UE lungo l’intera catena di approvvigionamento delle tecnologie pulite che rende l’UE estremamente vulnerabile alle carenze di approvvigionamento. Solo alcuni paesi del l’UE presentano una quota dell’approvvigionamento di materie prime critiche specifiche, come il carbon coke e il rame dalla Polonia, l’afnio dalla Francia o lo stronzio dalla Spagna (32). Tuttavia, come indicato nella mappa n.2, i paesi al di fuori del l’UE sono i maggiori fornitori dell’UE di materie prime critiche, come il Cile (litio), la Guinea (alluminio (bauxite)), il Brasile (niobio) o il Messico (fluorite).
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L’UE si affida inoltre in larga misura al l’importazione di tecnologie energetiche pulite, quali veicoli elettrici, batterie, pile a combustibile e impianti fotovoltaici, con una notevole dipendenza dai pannelli solari. Il suo unico prodotto netto di esportazione a questo riguardo è costituito da componenti per turbine eoliche 34, sebbene debba ancora importare notevoli quantità di materiali come l’alluminio e, in misura minore, la plastica per costruire le turbine.
Dei 20 materiali critici cruciali per la tecnologia delle energie rinnovabili, l’UE ha un basso indice di importazione solo per quattro, il che indica che per l’80% dei materiali dipende dalle importazioni, che vanno dal 70% al 100% sia nella fase di estrazione che in quella di trasformazione (35).
L’UE si trova alle prese con le vulnerabilità commerciali nella catena di approvvigionamento per le materie prime critiche, cruciali per l’energia rinnovabile, e in relazione all’applicazione della tecnologia. Per esempio, l’UE produce soltanto l’1% di tutte le batterie al litio. L’UE prevede una maggiore domanda di tutti i materiali entro il 2030 e il 2050, motivo per cui parte del piano d’azione strategico sulle batterie include un importante elemento relativo alla conclusione di accordi commerciali con paesi terzi per il cobalto, il litio, la grafite naturale e il nichel per ‘garantire un approvvigionamento sostenibile e sicuro’ (36).
Le turbine eoliche presentano probabilmente rischi di approvvigionamento considerevoli, in particolare per le materie prime, per le quali l’UE contribuisce solo al l’1%, sebbene conti per il 58% nella fase di assemblaggio.
Per i sistemi fotovoltaici, l’UE fornisce il 6% delle materie prime, con la fase più vulnerabile a livello di componenti, dove la Cina domina con una quota di mercato del l’89%. La Cina domina quasi tutti gli aspetti della produzione e del l’uso dei fotovoltaici solari, mentre l’UE fornisce solo l’1% degli assemblaggi di fotovoltaici a base di silicio.
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Per ridurre la dipendenza europea e l’effetto degli shock esterni dell’offerta, il Critical Raw Materials Act (CRMA) dell’UE fissa l’obiettivo ambizioso di diversificare l’approvvigionamento delle materie prime strategiche entro il 2030, garantendo che non più del 65% del suo consumo annuo di materie prime provenga da un unico paese terzo (37), aumentando la sua capacità di estrarre e trattare le materie prime critiche all’interno dell’UE (38). Tuttavia, il CRMA è semplicemente l’ultima manifestazione di una strategia a lungo termine dell’UE per ridurre il rischio di approvvigionamento di materiali critici ed altre materie prime al fine di rimanere [in pista] nella corsa globale verso il capitalismo delle tecnologie pulite. All’interno di questa strategia, il commercio e gli strumenti commerciali svolgono un ruolo cruciale.
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La Tunisia e il modello di estrazione dei fosfati per l’esportazione
Il fosfato è stato identificato come un materiale critico nella rivoluzione delle batterie, in particolare nelle batterie al litio ferro/fosfato (LFP), che sono considerate eccezionalmente stabili e durevoli e anche meno costose rispetto ad altre batterie. L’UE ha incluso la roccia fosfatica tra i 34 materiali critici per la sua elevata importanza economica e per i rischi nell’approvvigionamento (39), dato che per il fosfato dipende quasi interamente dalle importazioni (40).
La Tunisia è il quinto produttore mondiale di fosfati, e anche di quelli di qualità superiore, e il secondo in Africa (41). L’estrazione del fosfato è stata storicamente una fonte significativa delle sue entrate statali (42).
È utilizzato principalmente per la produzione di fertilizzanti, ma potrebbe essere utilizzato per le batterie LFP (43).
I responsabili politici e industriali tunisini vedono tutto questo come un mercato in crescita e come l’opportunità di aumentare le esportazioni e le entrate (44). Un accordo di libero scambio tra l’UE e la Tunisia garantirebbe l’approvvigionamento di fosfato in Europa ai prezzi del mercato e con nessuna restrizione da parte del governo.
Dove il fosfato è estratto, il governatorato tunisino sud-occidentale di Gafsa non ha raccolto i frutti di questa attività. Con una popolazione di 300.000 abitanti, presenta uno dei più alti tassi di povertà e disoccupazione del paese. Le comunità di queste regioni soffrono del modello estrattivistico di sviluppo che si rigenera solo attraverso il saccheggio delle risorse, la marginalizzazione e un ulteriore degrado ambientale (45).
La questione maggiormente cruciale è comunque l’accaparramento dell’acqua. Gafsa è una regione semiarida dove l’approvvigionamento idrico viene spesso interrotto per settimane, costringendo la popolazione locale ad acquistare cisterne d’acqua. La Gafsa Phosphate Company (CPG) drena più del 75% della capacità utilizzata di 565 litri al secondo di acqua freatica, richiesta dal processo di lisciviazione per separare i minerali dal minerale grezzo.
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LA STRATEGIA COMMERCIALE DELL’UE PER RIDURRE I RISCHI NELL’APPROVVIGIONAMENTO DELLE MATERIE PRIME ESSENZIALI
“Stiamo rafforzando la nostra cooperazione
con partner commerciali affidabili a livello mondiale
per ridurre le attuali dipendenze dell’UE da uno o da pochi paesi.”
Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea (46)
Nel 2008 la Commissione Europea ha proposto la “Raw Materials Initiative” (RMI) (47) che definisce una strategia per garantire all’UE l’accesso alle materie prime. Questa strategia si basa su tre pilastri:
1. Approvvigionamento equo e sostenibile di materie prime dai mercati globali.
2. Approvvigionamento sostenibile di materie prime nel l’UE.
3. Efficienza delle risorse e fornitura di ‘materie prime secondarie’ attraverso il riciclaggio.
In seguito alla “Raw Materials Initiative”, nel 2011 la Commissione Europea ha presentato la sua ‘ Raw Materials Trade Strategy’’ per “integrare ulteriormente le questioni relative alle materie prime, quali le restrizioni all’esportazione e gli aspetti relativi agli investimenti, nei negoziati commerciali in corso e futuri dell’UE, a livello bilaterale, plurilaterale e multilaterale”(48).
Queste iniziative mirano a ridurre il rischio nell’approvvigionamento delle materie prime in generale – e per i materiali critici in particolare – e sono state inquadrate come una [sorta di] diplomazia delle materie prime per garantirne l’accesso in condizioni di libero mercato. Secondo la Commissione, alcuni dei più importanti fornitori di materie prime critiche si trovano in paesi senza un sistema di libero mercato o con problemi di instabilità politica o economica, che presentano rischi particolari (49). Allo stesso tempo, i paesi ricchi di risorse hanno iniziato ad adottare politiche per costruire le proprie strutture produttive e promuovere la [propria] catena di produzione delle tecnologie pulite, come il controllo dei prezzi all’esportazione, le quote di esportazione, i sistemi dei doppi prezzi, e le misure restrittive per gli investitori stranieri.
Sebbene gli odierni paesi post industrializzati abbiano storicamente utilizzato politiche simili per proteggere le loro industrie, essi hanno anche utilizzato regole – attraverso gli accordi di libero scambio e nel quadro dell’Organizzazione Mondiale del Commercio – per impedire ai paesi meno industrializzati di utilizzare quelle stesse misure, che erano fondamentali per raggiungere un livello più elevato di sviluppo industriale (50).
Oggi si stanno elaborando le stesse regole, e attraverso diverse disposizioni negli accordi commerciali l’UE sta cercando di limitare la possibilità degli Stati di utilizzare misure di controllo che incidono sul commercio globale di materie prime. Ma gli accordi di libero scambio non sono l’unico strumento utilizzato dall’UE per garantire un trattamento preferenziale, l’accesso al mercato e le opportunità di investimento per le sue imprese nei paesi ricchi di risorse. Ha infatti elaborato un’impalcatura sofisticata per garantire l’accesso alle materie prime critiche.
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1. Il Club delle materie prime critiche
Nel suo discorso al vertice UE-CELAC del luglio 2023, il commissario europeo per il commercio Valdis Dombrovskis ha presentato l’iniziativa di un Club delle materie prime critiche, costituito da “tutti i paesi con la stessa mentalità disposti a rafforzare le catene di approvvigionamento globali” (51). È una proposta per riunire i paesi consumatori e quelli ricchi di risorse allo scopo di creare “un partenariato vantaggioso per entrambe le parti”, ponendo insieme la base per la crescita di investimenti sostenibili e garantire così l’approvvigionamento sicuro di materie prime essenziali per la transizione verde e digitale.
Questo club dovrebbe concentrarsi su quattro obiettivi:
1. Condividere le conoscenze e la cooperazione per prevenire le crisi e affrontare le emergenze.
2. Rafforzare la produzione sostenibile e le capacità di processamento locali.
3. Garantire il commercio e gli investimenti affidabili nelle materie prime.
4. Garantire che l’aumento dell’offerta di materie prime non vada a scapito delle comunità e dell’ambiente (52).
Nel 2019 gli Stati Uniti hanno lanciato un’iniziativa simile: l’Energy Resource Governance Initiative (ERG) creando una membership con “partner dalla mentalità simile”, che non comprendeva la Cina (52).
2. Il Global Gateway
La Commissione Europea nel 2021 ha annunciato il Global Gateway, la nuova strategia di punta dell’UE, che investe nelle infrastrutture per contrastare l’influenza della Belt and Road Initiative cinese, concentrandosi su cinque settori: digitale (internet sicuro e aperto), clima ed energia pulita, trasporti, sanità (compresi i vaccini e le catene di approvvigionamento), istruzione e ricerca. Secondo il sito web della Commissione Europea, “team Europe” (vale a dire le istituzioni dell’UE e i suoi Stati membri nonché gli istituti finanziari europei) mobiliterà 300 miliardi di euro tra il 2021 e il 2027 per ‘ridurre il divario globale in materia di investimenti a livello mondiale’ e raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) e gli impegni assunti nell’ambito dell’accordo di Parigi per combattere i cambiamenti climatici (53).
La comunicazione congiunta sul Global Gateway non si basa ovviamente sull’altruismo, ma su un presunto interesse reciproco: “aiutando gli altri, l’UE contribuirà anche alla promozione dei propri interessi, al rafforzamento della resilienza delle sue catene di approvvigionamento, e all’apertura di maggiori opportunità commerciali per l’economia dell’UE, dove circa 38 milioni di posti di lavoro dipendono dal commercio internazionale (54).
Per raccogliere i fondi necessari, il “team Europe” conta molto sugli investimenti privati, che cerca di attirare con opportunità di gare e concessioni, combinate con prestiti da parte di istituzioni finanziarie per lo sviluppo (55).
Un recente studio di CounterBalance ed Eurodad sostiene che il Global Gateway si basa sull’ipotesi di mobilitare o sfruttare le risorse degli investitori privati, rietichettando i progetti già esistenti sotto l’egida del Global Gateway, e riducendo il volume di denaro fresco da raccogliere (56).
I critici del Global Gateway sostengono che il potenziale fondo è troppo piccolo per essere considerato una risposta all’iniziativa della Belt and Road e per sostenere veramente una giusta transizione verde nei paesi del sud globale. Inoltre, le sue priorità politiche sono molto vaghe, aprendo la porta a qualsiasi tipo di investimento, mentre rimane silenzioso sulla partecipazione della società civile, dei movimenti sociali o dei sindacati – e quindi dello sguardo democratico (57).
Il Global Gateway non riguarda soltanto lo sviluppo di progetti infrastrutturali, ma va anche di pari passo con altre strategie commerciali. In altre parole, viene utilizzato come incentivo per la firma di partenariati strategici (PS) sulle materie prime e sulle energie rinnovabili, nonché di accordi commerciali. Tutto ciò è diventato chiarissimo quando lo Zambia e la Repubblica Democratica del Congo (RD Congo) hanno firmato i partenariati strategici con l’UE durante il Global Gateway Forum tenutosi alla fine ottobre 2023 a Bruxelles. Come ha affermato la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen: “il Global Gateway fornisce l’inquadramento per partenariati ambiziosi e strategici che guidano la trasformazione strutturale. I nuovi partenariati con la Repubblica Democratica del Congo e lo Zambia sosterranno lo sviluppo di catene del valore sostenibili e resilienti di materie prime critiche, creando posti di lavoro locali di qualità” (58).
[Nota di redazione: per avere un idea degli impatti sociali, sanitari e ambientali dell’estrazione di materie prime critiche nella Repubblica Democratica del Congo e dello Zambia, rimandiamo agli articoli di Oscar Nkala e Jonas Kiriko (Oxpeckers): Congo: la maledizione del cobalto, Lo Zambia e i costi dell’estrazione mineraria, L’estrazione del cobalto mina il futuro delle foreste comunitarie della Repubblica Democratica del Congo, La corsa verso le “nuove energie” sta spogliando le risorse naturali della Repubblica Democratica del Congo.]
(2. Continua)
* Traduzione di Ecor.Network.
The Raw Materials Rush. How the European Union is using trade agreements to secure supply of critical raw materials for its green transition
Bettina Müller, Luciana Ghiotto, Lucía Bárcena
Visual designer: Carlotta Cat
Transnational Institute, gennaio 2024 – 33 pp.
Note:
24) Sonter, L.J., Dade, M.C., Watson, J.E.M. et al. (2020) ‘Renewable energy production will exacerbate mining threats to biodiversity’, Nature Communications, 11, articolo n. 4174.
25) International Renewable Energy Agency (IRENA) (2023) ‘Geopolitics of the Energy Transition – Critical Materials”.
26) Pérez, A., Cañada, B., Pérez, M. and Nualar, J. (2023) ‘The mine, the factory and the store: Global dynamics in the “green transition” and their consequences in the “Lithium Triangle”.
27) Business and Human Rights. Transition Minerals Tracker.
28) International Energy Agency (2022) The Role of Critical Minerals in Clean Energy.
29) Argento, M. and Puente, F. (2019) ‘Entre el boom del litio y la defensa de la vida. Salares, agua, territorios y comunidades en la región atacameña’, in B. Fornillo (ed.), Litio en Sudamérica; geopolítica, energía, territorios. Buenos Aires: Editorial El Colectivo.
30) Comunicado de la Comunidad Indígena Atacameños Del Altiplano en rechazo al proceso de certificación IRMA para la empresa Livent, La Política Ambiental, Dicembre 2022.
31) European Commission (2020) “Critical Raw Materials Resilience: Charting a Path towards greater Security and Sustainability”.
32) European Commission (2023c) “Study on the critical raw materials for the EU. Final Report”.
33) Ibidem.
34) International Energy Agency (2023) Energy Technology Perspectives, p.107.
35) European Commission (2020) “Critical Raw Materials for Strategic Technologies and Sectors in the EU – A Foresight Study”.
36) European Commission (2019) “Report from the Commission to the European Parliament, the Council, the European Economic and Social Committee of the Regions, and the European Investment Bank, on the Implementation of the Strategic Action Plan on Batteries: Building a Strategic Battery Value Chain in Europe”.
37) Con l’espressione “paesi terzi” ci si riferiscono a paesi non UE.
38) European Critical Raw Materials Act (2023a), op. cit.
39) Phosphorus Platform. “Phosphate Rock in the EU critical raw material list”.
40) Agri-environmental indicator.
41) Natural Resource Governance Institute (2023) “Shaping a new future for Tunisia´s Phosphate”.
42) Natural Resource Governance Institute (2023) “Grassroots engagement in Tunisia’s Gafsa region leads to increased phosphate production”.
43) Spears, B.M., Brownlea, W.J., Cordell, D. et al. (2022) “Concerns about global phosphorus demand for lithium-iron-phosphate batteries in the light electric vehicle sector”. Communications Materials, 3(14).
44) Tarek Amara (2022), Tunisia resumes phosphate exports, looks to double next year, Reuters, 17 maggio.
45) Hamouchene, H. (2019) “Extractivism and Resistance in North Africa”. Transnational Institute.
46) European Commission (2023b), op. cit.
47) European Commission (2008) “The Raw Materials Initiative: meeting our critical needs for growth and jobs in Europe”, 2008.
48) Communication from the Commission to the European Parliament, the Council, the European Economic and Social Committee and the Committee of the Regions tackling the challenges in commodity markets and on raw materials, 2011.
49) Communication from the Commission to the European Parliament and the Council (2008), op. cit.
50) Chang, H.-J. (2002) “Kicking Away the Ladder: Development Strategy in Historical Perspective”, London and New York: Anthem Press.
51) European Council (2023) op. cit.
52) European Commission, Statement by Executive Vice-President Dombrovskis at the EU-CELAC business roundtable: panel on critical raw materials and e-mobility, 17 luglio 2023.
53) European Commission (2019) Global Gateway.
54) The Global Gateway (2021) Joint Communication to the European Parliament, the Council, the European Economic and Social Committee, the Committee of the Regions and the European Investment Bank, dicembre 2021.
55) European Commission (n.d.) Global Gateway Funding.
56) CounterBalance and Eurodad (2022) “The Emperor’s New Clothes: What’s new about the EU’s Global Gateway?”.
57) European Commission (2023b), op.cit.
58) European Commission (2023d) “Global Gateway: EU signs strategic partnerships on critical raw materials value chains with DRC and Zambia and advances cooperation with US and other key partners to develop the “Lobito Corridor” “, ottobre 2023.