La donna della domenica – 25

Una recensione utile anche come necrologio per quel macellaio di Videla. Buona lettura da Alexik !

Mar del Plata

Claudio Fava inventa personaggi, immagina dialoghi, cambia alcuni nomi. Ma la storia raccontata nel suo romanzo è vera. Ed è questa.
Hernán Rocca fu il primo a cadere. Era studente di medicina, militante della Gioventù Peronista Universitaria, e “medio scrum” del La Plata Rugby Club, una delle squadre più promettenti del campionato argentino. I paramilitari lo presero la notte del venerdì santo del 1975. Anche se la dittatura non era ancora ufficiale, sotto il governo fantoccio di Isabelita Peron la Triple A (Alleanza Anticomunista Argentina) agiva indisturbata.
Hernán venne portato in un luogo chiamato “La Balandra”, a sud di La Plata, e “interrogato” a proposito di suo fratello Marcelo, militante montonero. Quando lo trovarono aveva in corpo 23 proiettili. Il giudice penale che si “occupò” del caso, suggerì ai genitori di lasciar perdere se ci tenevano alla vita del resto della famiglia.
“Hanno colpito Hernán con ventitré colpi. Un proiettile era per lui, gli altri per noi”, dice Raul Barandiarán, unico sopravvissuto della antica formazione del La Plata Rugby Club. Fu un terremoto psicologico per una squadra con una età media di vent’anni, che scendeva in campo per la prima partita del campionato del ’75. Quel giorno la squadra avversaria, per solidarietà, propose un rinvio, ma quelli del La Plata vollero giocare ugualmente. Prima del fischio di inizio l’orologio si fermò per onorare Hernán, per un minuto, e poi due, tre …. Nessuno fiatò per 10 minuti interi. In silenzio i compagni di squadra, gli avversari del Champagnat, e tutto il pubblico sugli spalti. Poi la partita ebbe inizio. Vinsero i ragazzi del La Plata, dopo aver giocato come leoni.
Il 10 febbraio 1977 una pattuglia circondò la casa di un altro giocatore, Mario Mercader, militante montonero. La figlia Ana, che aveva due anni e mezzo, ricorda che una decina restarono fuori, altri dieci entrarono in casa e cominciarono a spaccare tutto. Al ritorno dal lavoro suo padre tentò di scappare. Gli spararono a una gamba e lo portarono via in ambulanza. Ana ricorda che portarono via anche sua madre Anahí Silvia Fernández. Alcuni sopravvissuti videro Anahí e Mario presso la Brigada de Investigaciones e Comisaría V, e. Anahí anche al Pozo de Arana. Le loro ossa vennero in seguito identificate nei cimiteri di Avellaneda. e Rafael Calzada. Erano frammentate dagli spari della fucilazione.
Jorge Moura, rugbista del La Plata e militante dell’ERP, fu sequestrato nel marzo del 1977 . I suoi genitori ottennero di rivederlo una volta sola, poi scomparve.
Rodolfo Axat aveva lasciato presto la squadra di rugby e la facoltà universitaria per diventare operaio al frigorífico Swift di Berisso. La fabbrica subiva un forte intervento militare, e Rodolfo andò ad organizzarvi la cellula montonera. Lo presero a casa sua nella notte del 12 aprile ’77, e da allora non ne resta che il ricordo.
Il 24 ottobre del 1977 fu il turno di Otilio Pascua (maglia n. 9), Santiago Viamonte (maglia n. 10), Eguía Benavídez (figlia di un ex presidente del La Plata Rugby), e di un terzo giocatore, Pablo Balut “Turquito”. Vennero portati al centro di detenzione clandestino della base navale di Mar del Plata. Il corpo di Otilio Pascua venne trovato mesi dopo in un fiume, con i segni delle torture e le mani e i piedi legati. Viamonte, Eguia e Balut restano desaparecidos.
Mariano Carlos Montequín “Mane” aveva già lasciato il Club e si era trasferito a Baires. Militava nel Partito Comunista Marxista Leninista. Venne preso in casa sua da una pattuglia del “Grupo de Tareas 3” il 6 dicembre 1977, assieme alla sua ragazza Patricia Gabriela Villar Ramos e a Virginia Casalaz. All’appartamento furono posti i sigilli dell’esercito argentino, impedendo ai genitori di rientrare. Dopo qualche giorno un camion venne a svuotare tutto quel che conteneva
Ironia della sorte, Mariano e Patricia vennero portati al centro di detenzione clandestino “Club Atlético”. Poi passarono a quello chiamato “El Banco”, da dove partirono nel maggio del 1978 per il “trasferimento finale”.
La lista dei giocatori del La Plata caduti o scomparsi si allunga con Alfredo Reboredo (scomparso), Luis Munitis (scomparso), Marcelo Bettini (assassinato), Abel Vigo Comas (scomparso), Eduardo Navajas (scomparso), Pablo del Rivero (assassinato), Enrique Sierra (assassinato), Julio Álvarez (scomparso), Hugo Lavalle (senza notizie), e il “Comandante Miguel”, Abigail Attademo – combattente del ERP (scomparso).
Nel 1978 il generale Videla volle incontrare la nazionale di rugby alla vigilia di una trasferta europea. Li nominò, oscenamente, “ambasciatori e rappresentanti dell’eccellenza sportiva del paese, un esempio di come il governo sostiene la giovinezza e la libertà”. Consola sapere che Videla oggi è in pasto ai vermi, mentre il La Plata Rugby Club, nonostante i suoi diciotto caduti, è ancora vivo e gioca insieme a noi.
Da: http://libridibordo.noblogs.org/

Il libro: Claudio Fava, Mar del Plata, ADD Editore, 2013, 127 p.

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